Uno scritto di Carlo Sorbi
Messaggio in occasione del 50° del Concilio Vaticano II,
dell’inizio dell’anno della Fede,
del Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione
e in prospettiva dei miei 50 anni di vita religiosa.
Carissimi amici e amiche, sono in questi giorni particolarmente vivacizzato da queste ricorrenze che risuonano potentemente nel mio animo.
Il ricordo dell’inizio del Concilio Vaticano II° è per me un elemento di grande “passione religiosa”. Mi ricordo allora diciassettenne alle prime prese con una vita cristiana nell’allora Congregazione mariana del Gesù Nuovo di Napoli e intento nei miei studi liceali al liceo Sannazaro. Quanti sogni, quanti entusiasmi, quante attese, quanti desideri di Bene si scatenavano in me! Tutto questo preparava già ed era segno di quella vocazione alla vita religiosa apostolica nella Compagnia che già allora faceva capolino.
Io infatti mi considero “una vocazione del Concilio”, nata, cresciuta e sviluppatasi nel grande alveo del rinnovamento conciliare, così come fu poi realizzato nei lunghi anni di formazione nella Compagnia del grande Padre Generale Pedro Arrupe. In quell’affascinante quadro brillavano alcune grandi “parole d’ordine” che entusiasmavano me e ancora oggi risuonano fortemente nell’animo mio.
Sopra tutte l’autenticità evangelica, l’urgenza dell’annuncio missionario, il mondo sociale, il mondo operaio, la scelta preferenziale per i poveri.
Direi che dopo quasi cinquant’anni queste restano nella mia vita le direttrici di marcia e la stella polare. Quasi cinquant’anni passati come un soffio! Tutto mi sembra essere stato solo ieri…ma quante situazioni, luoghi e soprattutto persone carissime con le quali ho fatto un pezzo di strada assieme! Laici e confratelli stupendi. Mi verrebbe voglia di ricordarne tanti, ma per carità verso gli altri …li tralascio tutti, conservandoli nella mia mente e nel mio cuore. Vari di questi sono ora già defunti e sono certo che intercedono per me e per l’opera apostolica della Compagnia.
Già, perché una caratteristica importante della mia vita religiosa è stata la vita comunitaria. Ho avuto la fortuna di vivere per lunghi anni in vera comunione di vita con svariati confratelli nelle équipes della missione operaia e popolare… la famosa”MOPSI” e in altre strutture della Compagnia. Voglio ricordarne una sola che mi ha sempre un po’ commosso: la comunità di Casa Professa a Palermo, ove io arrivai nel 2000. Fui il primo procuratore della missione del Madagascar non siciliano e fui accolto con una tale tenerezza e attenzione che ancora oggi sento in me.
Naturalmente non tutto è sempre stato rose e fiori. Ho trovato, come del resto è naturale nella vita, sordità, miopie, talvolta vera ostilità. Ho cercato in quei frangenti di stringermi alla croce di Gesù, lasciando a Lui il giudizio definitivo. Tali situazioni hanno riguardato più di una volta il governo della Compagnia, spesso oscillante tra carisma e istituzione, tra timore e coraggio.
Oggi però mi sento ancora in cammino. Certo, tante cose ho visto e vissuto, tanto che talvolta tutto mi sembra ormai quasi una fotocopia del passato, ma so che la storia si assomiglia, ma non si ripete .Sono perciò ancora aperto all’avvenire, ma sempre più trasfigurato verso un orizzonte di eternità.
Con un forte abbraccio a tutti, vostro sempre aff.mo
p. Carlo Sorbi s.i.
Ottobre 2012