Narrazioni della parabola di Piero (8)


 

Ho trovato una breve lettera, datata 26 ottobre 2012, inviatami da don Piero per farmi conoscere la rivista “Pretioperai”, per la quale ho poi scritto un articolo sulla lotta dei braccianti marocchini di Castelnuovo Scrivia. Ve la leggo:

“Caro Antonio, ti mando queste copie della nostra rivista, così ti rendi conto di cosa si tratta.
Sono riflessioni e approfondimenti sulla condizione della nostra società, a partire dalla nostra ispirazione di fondo che abbiamo definito come “fedeltà al Vangelo e fedeltà alla classe operaia”.
Per questo sono preziose le testimonianze di chi vive in prima persona le lotte per la giustizia e la dignità delle persone.
Penso che si potrebbe proporre anche una testimonianza, magari in forma di lettera, del vostro impegno a favore del popolo kurdo, oltre che di quella straordinaria lotta dei braccianti marocchini di Castelnuovo Scrivia.
Un caro saluto e a risentirci. Piero Montecucco”.

Insieme a questo, vi voglio leggere alcune riflessioni di Don Piero, pubblicate sulla stessa rivista “Pretioperai”, nel dicembre 2011, che rappresentano una sorta di testamento e che ci dicono tutto della sua vita e del suo impegno spesi a favore degli ultimi. Scrive Piero:

“La relazione con le persone è fondamentale. Ricordo l’emozione che provavo, durante il primo anno da prete, alla periferia di Voghera. Vedevo gli operai che tornavano a casa dal lavoro a gruppi, in bicicletta, e avvertivo la distanza, l’impossibilità di relazionarmi veramente con loro. Davvero la relazione con le persone, l’amicizia è fondamentale nella nostra vita. Tutto quello che facciamo è sempre orientato a costruire relazioni positive con le persone”.

Questa è la prima riflessione, poi Piero prosegue:

“Condivido l’osservazione di Giovanni Bruno che la Chiesa dovrebbe lasciare i poteri del mondo, senza creare altri poteri. Personalmente sono certamente interessato al discorso del Concilio che viene rinnegato e si cerca di annullarlo. Però vivo le vicende della Chiesa istituzione con un certo distacco. Mi sento più coinvolto nella vita sociale e in quella che possiamo chiamare ‘Chiesa dal basso’, soprattutto in due direzioni. Da un lato nel campo della solidarietà e del volontariato, dove sono impegnato in associazioni laiche, che non hanno una connotazione religiosa. Nella Consulta comunale del Volontariato (chissà se a Voghera c’è ancora, questo lo dico io), collaborano tutte le associazioni di volontariato laiche e cattoliche, come la Caritas. Personalmente ho sempre scelto di dare il mio contributo nel volontariato laico, dove si incontrano a casa loro persone di ogni cultura, credo politico e religioso”.

E conclude:

“L’altro aspetto è il dialogo interreligioso. È un’iniziativa legata ad una parrocchia della città, che ospita gli incontri, partita con la Giornata del Dialogo cristiano- islamico e che ora si è allargata ai rappresentanti di altre fedi: baha’ì, buddisti, cristiani ortodossi e sick.
L’intento è sempre quello di allacciare relazioni, creare momenti di incontro tra diversi, per conoscersi e comunicarsi qualcosa delle proprie esperienze di vita e di fede. Piccoli semi di dialogo e di pace che forse potranno crescere nel tempo per nuovi stili di vita nella nostra società”.

Mi sembra che, in fondo, queste riflessioni sottolineino tutte quante un aspetto: per essere concreti, occorre mettersi dalla parte degli ultimi, degli operai, dei profughi, dei discriminati, dei diseredati, degli affamati, condividere una parte della loro vita.
È quello che sempre ha voluto fare don Piero.

Antonio Olivieri
(Associazione per il Kurdistan)


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