Testimonianze nella chiesa del Carmine nei giorni del commiato (5)
Pazienza, serenità e generosità sono stati i pilastri della tua esistenza. La montagna, nella sua semplicità, la passione che ha autografato una vita condotta in maniera esemplare. I sorrisi e quella tua ironia, mai banale, sono state le note classiche della tua personalissima colonna sonora.
Del resto, Montecucco, è un cognome da cui sembra trasparire profumo di terra e dei valori di una volta. Uno spaccato di umanità si è stagliato dal tuo animo. Uno spiccato senso del sapere, senza mai cadere nella saccenza. Conoscerti è stato qualcosa di speciale. Ci ha avvolto sempre quel senso di arricchimento. E noi tutti siamo stati fortunati ad avere avuto questo privilegio. Essere venuti a conoscenza di una prospettiva della vita, osservandola da punti diversi. Ci hai trasmesso qualcosa che non si può comprare e che, inconsciamente, cercheremo di riproporre nel quotidiano mestiere di vivere. Una testimonianza vivente di quanto si potesse essere grandi, senza aver avuto la pretesa di ottenere qualcosa in cambio. Una cosa rara mi ha sempre affascinato. È stata l’arte di sapere ascoltare. Che è dono di chi è unico. Dalle radici solide.
Poi un bel giorno arrivò la vera burrasca. Quella violenta. L’onda anomala. In quel frangente dimostrasti, a tutti, quanto fosse importante aggrapparsi alla vita. Poi frammenti di ricordi poggiati sulle labbra. L’idea del risveglio di prodezze compiute. La sensazione della risoluzione delle cose. La nebbia cominciò a poggiarsi fuori dalla tua finestra. E il tempo di contarsela su parve stringersi intorno all’inesorabile. Poi il sole, a provare a dare una spallata.
Ora non potrai più guardarti allo specchio; ci basterà il ricordo di quello che sei stato. A quelli che sono rimasti è sufficiente. Il tanto di ciò che hai fatto, combinato al niente che hai messo in piazza. Un esercizio di stile destinato a pochi. Ai titoli di coda hai stupito un popolo. Hai lasciato dietro di te, uno stuolo di persone stranite. Incredule. Che non sapevano, fino in fondo, di quanto fosse grande la tua missione. Hai celebrato la tua personalissima «messa a nudo». Le tue parole testamentarie a cuore aperto. Proveremo a mettere l’abito buono. Per vedere se ci sta ancora ancora addosso l’eredità della tua generosità. Non brancoleremo nel buio ma, forse, avremo una camminata più cascante. I ricordi, sempre loro, a disarcionare vecchi steccati di emozioni. Sarebbe stato bello, se il solo rumore della brezza di una vetta, fosse venuto a svegliarti. Comunque ci caricheremo sulle spalle le solite insidie del mondo. E cercheremo di spuntarla. Una vita di soddisfazioni puntellata da bizzarri contorsionismi del destino contrario. La stagione della tua vita finale, un silente soffrire sul pavé di una salita. Ma che importa… quando fino alla fine dai l’esempio. Essere nato per essere stato protagonista silenzioso. Non si piange l’addio. Ciò che va via, a volte, ti rimane addosso.