Parole di Piero: due lettere ai Vescovi di Tortona (1)
In seguito alla richiesta da parte del suo Vescovo di Tortona di diventare parroco,
Piero gli ha risposto con questa lettera.
Ecc.za Rev.ma,
ho ricevuto la Sua lettera di cui La ringrazio.
Nel breve incontro del 1° novembre scorso all’ospedale di Varzi non ho ritenuto di rispondere al Suo invito, e naturalmente ora è necessario che Le chiarisca la mia posizione.
Quando ho iniziato a lavorare come operaio 22 anni or sono, ero spinto da motivazioni molto forti e ben ponderate. Non è stata una scelta di comodo, né il desiderio di fare una esperienza diversa, per curiosità o spirito d’avventura. Erano motivazioni soprattutto di ordine spirituale e teologico, cioè di fede, che mi spinsero a condividere la condizione operaia, la povertà tipica della nostra epoca, dove l’uomo viene sfruttato, privato della sua libertà, spesso vi si ammala, talvolta vi muore. Io ho inteso realizzarmi in questo modo come cristiano e come prete. Quella scelta di 22 anni fa per me è valida anche oggi, la riconfermo con altrettanta convinzione, non ne sono pentito, ne ringrazio il Signore.
Nel corso degli anni sono maturate anche delle situazioni che mi hanno cambiato profondamente, specialmente a riguardo del mio rapporto con la Chiesa istituzionale. Io sono diventato prete con Papa Giovanni XXIII in pieno clima conciliare. E il Concilio ha aperto il cuore del mondo e anche il mio a grandi speranze. Ora Lei può immaginare la delusione che è andata crescendo nel corso degli ultimi decenni, nel constatare che quelle speranze non si sono realizzate, anzi c’è stato tutto un cammino all’indietro. Per farla breve, sono tante le cose su cui non mi trovo d’accordo con la Chiesa: dalla condanna della teologia della liberazione al soffocamento di ogni dissenso, dalla condanna della contraccezione alla legge del celibato dei preti, dal concordato con lo stato e conseguente normativa per il sostentamento del clero …
Mi sento profondamente solidale coi tutti quei vescovi e preti che sono stati e sono colpiti dalla condanna, dalla disapprovazione, dall’emarginazione da parte della Chiesa: Helder Camara, Pedro Casaldaliga, Franzoni, Lutte, Girardi, Gauthier, Boff…
Ma soprattutto ciò che non riesco a capire ed accettare nel magistero e nella vita della Chiesa è la sua posizione in campo politico e sociale. Mi fa molto dispiacere vedere la Chiesa sostenere un sistema politico e sociale (il capitalismo) che è fondato sull’ingiustizia, sullo sfruttamento dei più deboli da parte dei forti, sulla riduzione alla miseria di miliardi di persone nel Sud del mondo, un sistema di “usa e getta” nei confronti della persona umana. È vero che la Chiesa a parole sta con i poveri, ha fatto le encicliche sociali, il Papa continua a parlare dei “diritti dell’uomo”. Ma Gesù direbbe: “Dicono ma non fanno” (Matteo 23,3).
Perché le azioni contraddicono le parole. Il legame della Chiesa all’impero capitalistico le offre indubbiamente grandi vantaggi materiali, ma nello stesso tempo le impedisce di “fare concretamente” (= essere segno efficace), e non solo di proclamare a parole, la verità e la giustizia.
Le ho detto queste cose non per atteggiarmi a giudice né per giustificarmi, ma solo per dirLe quali sono le mie convinzioni. Ecco, per darLe un segno di quanto siamo distanti, Le porto questo esempio: la comunità Diocesana ha celebrato il Sinodo, con una preparazione durata alcuni anni, coinvolgendo diverse centinaia di persone, preti, religiosi, laici; sono state istituite 10 commissioni preparatorie. Ebbene, nessuna di queste commissioni riguardava la questione sociale e i problemi del mondo del lavoro. Questo vuol dire che ciò che per me è ragione di vita, per la Diocesi è insignificante, di nessuna importanza!
Accolgo il Suo appello alla responsabilità. È vero: ognuno deve assumersi la propria responsabilità davanti a Dio e davanti agli uomini. Ma io non posso assumermi una responsabilità che non è mia, perché, per grazia di Dio, sono su un’altra strada.
Mantengo il legame dell’Eucaristia perché credo nella presenza di Cristo e nell’azione dello Spirito nella mia vita e nella vita degli uomini. Ed è anche questa fede che mi fa sperare che le nostre differenze, divisioni, incomprensioni umane possano essere superate nella verità.
Le ricambio la preghiera e La saluto cordialmente.
don Piero Montecucco
Voghera 1993