Narrazioni della parabola di Piero (6)


Gianni Schiesaro, già direttore della Fondazione Adolescere e ancor prima del Centro Sociale, nato dall’evoluzione dell’ex Orfanotrofio cittadino, ha condiviso gli anni in cui Piero si è impegnato come educatore nella Comunità Terapeutica di Villa Fede, a Rivanazzano, e successivamente nelle Comunità Educative per Minori dell’allora Centro Sociale (oggi Adolescere). Con Gianni Schiesaro, Piero ha condiviso non solo il lavoro, ma anche l’impegno politico e sociale.

Piero è sempre stato una persona credibile. In lui la credibilità era un carisma personale e una qualità etica che accompagnava i suoi atteggiamenti e i suoi comportamenti.
Una credibilità legittimata dai riconoscimenti di quanti hanno avuto modo di beneficiare della sua generosità e della sua umanità.
Piero è stato credibile “perché” sapeva, per “ciò” che sapeva e per “come” comunicava i suoi saperi.

In un contesto sociale, culturale e politico in cui l’essere e l’apparire coincidono, in cui “non conta per ciò che si è, ma per ciò che si fa credere che si sia”, Piero ha testimoniato, con il suo rassicurante sorriso ma anche con fermezza, che l’obiettivo primario dell’educazione deve essere la ricerca del vero, nella pluralità delle sue espressioni.
Un’etica della verità che fa di essa un “ideale regolativo”, che si concretizza nel modo di pensare, giudicare e agire liberamente.

Ma la credibilità di Piero si caratterizzava soprattutto per la sua capacità relazionale.
In lui la relazione era una qualità interiore che induceva alla fiducia, convinto che credibilità e fiducia sono le due facce di una efficace relazione sociale.

Nell’indimenticabile esperienza della Comunità Terapeutica di Villa Fede in Rivanazzano e successivamente nelle Comunità Educative per Minori dell’allora Centro Sociale (oggi Fondazione Adolescere), Piero si rendeva credibile per il modo in cui esercitava il suo ruolo di educatore.
Innanzitutto per la sua capacità di ascoltare, nel concedere spazio del proprio tempo e della propria mente, perché l’ascolto è una funzione della mente che permette di entrare in contatto con l’altro, di sentire l’altro e coglierne il bisogno.

Piero inoltre era credibile perché sapeva aspettare, dando tempo e spazio ai giovani e agli adolescenti con cui condivideva la crescita, affinché si rendessero consapevoli della propria fragilità e della propria sofferenza e, per dirla in termini tecnici, per permettere loro di sperimentare il vuoto esistenziale, passaggio questo necessario per iniziare a intraprendere, o riprendere, il faticoso viaggio della propria crescita.
Ma mentre sapeva ascoltare e aspettare, sapeva soprattutto dare speranza, quando la stanchezza del viaggio o lo scoraggiamento o la paura delle difficoltà impedivano ai giovani utenti di continuare il viaggio della vita.

Caro Piero, a nome di tutti i ragazzi che hai conosciuto e aiutato a crescere, ragazzi oggi diventati adulti, e a nome dei colleghi-educatori con i quali hai condiviso la fatica e la bellezza dell’educare, ti siamo tutti riconoscenti.
Un grazie alla Comunità del Carmine che ha voluto questo commovente momento e per essere garante della vita, del pensiero e della testimonianza di Piero.

Gianni Schiesaro


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