Narrazioni della parabola di Piero (13)
Quando iniziai a fare rappresentanza sindacale per la Fim-Cisl, nel lontano 1971, conobbi Piero Montecucco, già prete operaio nella Fonderia Arona e rappresentante sindacale per la stessa Fim-Cisl nel Consiglio di Fabbrica dell’azienda.
Ricordo che la sua scelta di prete operaio era allora fortemente osteggiata dalla Curia e anche a Voghera, come quella volta che Piero e altri due preti operai chiesero di poter officiare la messa in una chiesa cittadina, forse San Rocco. Il permesso fu negato e loro celebrarono messa nei vicini giardini di Piazza Meardi.
Nel 1974 Piero era con noi, insieme a tanti compagni in rappresentanza dei lavoratori del pavese, ai funerali delle vittime di Piazza della Loggia a Brescia, vittime di un attentato neofascista durante una manifestazione sindacale.
Lasciati i pullman che ci avevano trasportati, non riuscimmo nemmeno ad avvicinarci.
C’erano circa 500 mila persone. La città era silenziosa, incrociammo un corteo della allora Italsider di Taranto. Si sentiva il loro scalpiccio e la sommessa modulazione di un coro a bocca chiusa.
Piero riuscì ad avere un volantino stampato a cura della Curia vescovile di Brescia e mi fece notare che, pur manifestando condanna per l’accaduto, non sfiorava minimamente la possibile e chiara matrice di responsabilità fascista e si limitava a configurarla come: “La mano dei figli di Caino”.
Ricordo poi un altro episodio. In piazza Duomo a Voghera, era stata impiantata la tenda dei sindacati metalmeccanici (la mia organizzazione…). Mi fermai, c’era anche Piero. Gli dissi che ero di passaggio perché stavo andando dall’Arciprete del Duomo per parlare del battesimo di mia figlia. Lei era nata in una situazione di emergenza ed era stata battezzata dal ginecologo “in articulo mortis”. Mio marito ed io eravamo convinti che fosse tutto registrato ma così non era e per la Chiesa la bimba non era battezzata, e aveva ormai tre anni.
Gli chiesi se voleva essere lui a battezzarla. Mi rispose che l’avrebbe fatto volentieri, sempre che l’Arciprete l’avesse permesso, cosa improbabile. Mi disse anche che il prelato, pur conoscendolo benissimo, sicuramente avrebbe finto di ignorare chi fosse. Infatti così avvenne.
Dissi all’Arciprete che volevo che il battesimo fosse celebrato da un sacerdote nostro amico.
Gli dissi il suo nome guardandolo attentamente negli occhi: non mosse ciglio e obiettò scuse varie. Me ne andai e la bimba fu battezzata poco tempo dopo da Don Piero nella chiesa di Ponte Nizza con la formula: “Se non sei battezzata io ti battezzo”.
Con Piero, salvo che per le allora attività sindacali, non ho avuto una frequentazione assidua e ora me ne dolgo. Quando ci si incontrava, anche dopo un bel po’ di tempo e quasi sempre in occasione di eventi di carattere sociale e/o sindacale, la sua spontaneità mi faceva sembrare che ci si fosse lasciati solo il giorno prima.
Con lui era facile parlare di tutto, anche di piccolissime confidenze e di fatti personali, cose che denotavano la sua profonda attenzione verso il prossimo e la sua innegabile fiducia verso le persone che aveva di fronte.
Una volta mi confidò, con un pizzico di dolce compiacimento, che durante il suo servizio di pubblica utilità presso la mensa delle scuole elementari di Broni, spesso i bambini lo chiamavano “nonno”…
A parte un fugace e occasionale incontro successivo in via Mazzini, in cui mi rassicurò sul suo stato di salute, l’ultima volta che lo incontrai, con molto piacere, fu in occasione di una manifestazione per i lavoratori della Cameron minacciati da pesanti licenziamenti. Era un pomeriggio del 2016, nella piazzetta antistante la chiesa di San Rocco.
In quella occasione incontrammo un ex sindacalista della Fim-Cisl che conoscevamo entrambi e che era stato un po’ il nostro “mentore” all’inizio dell’attività sindacale: Ercole Oldrati, anche lui aveva lavorato alle Officine Arona. Anche lui, purtroppo, prematuramente scomparso.
Quello fu anche l’ultimo mio anno di collaborazione volontaria presso la Fim- Cisl di Pavia, iniziato nel 2006 subito dopo il mio pensionamento dalla Ditta Balma.
Che dire di Piero, senza ripetere concetti già ascoltati con attenzione e commozione durante l’incontro voluto in sua memoria dalla Comunità del Carmine, presso la Fondazione Adolescere?
Piero era una persona limpida, di una disponibilità senza limiti, propositivo, capace sempre di trovare la soluzione giusta. Non ha mai fatto sfoggio del proprio alto livello culturale. Era un “semplice” fra i semplici. Da lui qualsiasi persona avesse avuto bisogno trovava aiuto e conforto; non si negava mai, non si sottraeva mai.
Sono convinta che chiunque lo abbia frequentato, poco o tanto, abbia avuto in dono la sua positività
Penso proprio che chiunque lo abbia incrociato anche solo per pochissimi momenti gli abbia subito voluto bene e non lo dimenticherà mai.
Lidia Montagna
(già rappresentante sindacale della FIM-CISL)