La finanziaria 2002, le deleghe ispirate al Libro Bianco di Maroni, le manovre complessive del Governo non sono più una normale manovra di cui contenere gli aspetti peggiori. Siamo di fronte a un progetto di carattere generale e strategico che può essere contrastato solo da una opposizione altrettanto generale e strategica.
Cancellare l’art. 18
Ogni lavoratore deve sapere che per tutta la vita il suo padrone può disfarsi di lui quando e come vuole. Questa nostra “progredita” società “occidentale” di cui ci si vanta, programma svergognatamente il ritorno al feudalesimo e alla schiavitù al di là delle mura delle fabbriche e dei luoghi di lavoro. È falso che i padroni non possano licenziare. Ormai hanno infinite possibilità di assumere lavoratori “precari” solo per il tempo che interessa loro. E, adducendo “gravi problemi produttivi”, possono disfarsi tranquillamente di migliaia di lavoratori. Come stanno facendo. Quando perciò dicono che assumerebbero più volentieri se fosse loro concesso di licenziare, svelano che il loro obiettivo è poter tenere ogni singolo lavoratore sotto la costante minaccia del licenziamento individuale senza doverlo motivare.
Questo attacco mira alla radice ogni possibilità di difendere i propri diritti. Ne sanno qualcosa i lavoratori delle piccole fabbriche che di fronte a qualsiasi illegalità che subiscono, se vogliono semplicemente rivendicarla, devono mettere in conto la perdita del posto di lavoro. Chi oserà più difendersi sapendo che appena lo fa viene spazzato via? Mentre proclamano tutti la scomparsa dei lavoratori come classe, si stanno dannando l’anima per impedire ad ogni costo che ne possa riemergere “la coscienza” collettiva e organizzata. L’arma del licenziamento senza giustificazione assegna ai padroni uno strapotere enorme riducendo anche i diritti e la dignità umana di chi lavora a merce che possono comprarsi con il risarcimento monetario.
Fisco
La riforma del sistema fiscale prevista dal disegno di legge delega, affossa l’art. 53 della Costituzione che afferma che “il sistema tributario sia informato a criteri di progressività”. Chi guadagna di più dovrebbe maggiormente contribuire alla spesa sociale. Invece la riforma prevede che le tasse vengano scontate ai redditi più alti e aumentate a quelli più bassi.
Le aliquote Irpef oggi in vigore per i corrispondenti scaglioni di reddito (18% per redditi fino a 20 milioni, 24% per i redditi compresi oltre i 20 e fino a 30 milioni, 32% fino a 60 milioni, 39% fino a 135 e 45% per redditi oltre i 135 milioni), saranno infatti sostituite da due aliquote rispettivamente al 23% per i redditi fino a 100.000 euro (circa 200 milioni di lire) e del 33% oltre il suddetto importo. Ecco i risultati:
REDDITO |
IRPEF ATTUALE |
IMPOSTA FUTURA |
DIFFERENZA |
25.000.000 |
4.800.000 |
5.750.000 |
+ 950.000 |
30.000.000 |
6.000.000 |
6.900.000 |
+ 900.000 |
40.000.000 |
9.200.000 |
9.200.000 |
0 |
100.000.000 |
31.200.000 |
23.000.000 |
– 8.200.000 |
135.000.000 |
44.850.000 |
31.050.000 |
– 13.800.000 |
200.000.000 |
74.100.000 |
46.000.000 |
– 28.100.000 |
I padroni al Governo si gonfiano le tasche
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Detassazione dell’imposta sulle plusvalenze realizzate dalle aziende nelle operazioni di fusione e partecipazione. È anche prorogata e ampliata la norma che detassa la rivalutazione dei beni aziendali.
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Ridotte IRAP e IRPEG, le tasse che i padroni già sempre meno pagano anche grazie ai continui e regolari condoni.
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Con il rifinanziamento della legge 488 vengono regalati altri 2400 miliardi nel 2002 ai padroni per investimenti al Sud.
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Sgravio contributivo totale triennale per i padroni che faranno nuove assunzioni nel Mezzogiorno.
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Ai padroni in nero vengono condonate le illegalità commesse e premiati per i prossimi 5 anni.
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Il reato di espatrio illegale dei capitali all’estero viene condonato dietro il pagamento di una elemosina allo Stato.
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Lorsignori, unici al mondo, non devono più pagare neanche la tassa di successione.
… continuando a rubare a lavoratori e pensionati
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Aumento delle tasse del 3%. Nel 2001 l’inflazione è stata di circa il 3%. Non prevedendo la finanziaria l’adeguamento all’inflazione degli scaglioni Irpef, le trattenute aumentano automaticamente della stessa percentuale, intaccando il potere d’acquisto reale dei salari. Solo i lavoratori con figli a carico compensano in parte questo aumento di tasse con maggiori detrazioni.
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Abolita la riduzione dal 24 al 23% dell’aliquota applicata ai redditi tra 20 e 30 milioni prevista per il gennaio 2002.
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Nessuna parola sul vergognoso raddoppio delle tasse sulle liquidazioni in vigore dal 1-1-2001 con l’abolizione delle 600.000 lire annue di esenzione. Così come rimane l’addizionale regionale Irpef dello 0,9% e quella comunale (fino allo 0,5%), già introdotta nel 70% dei comuni d’Italia.
Il lavoro destrutturato: dal Libro Bianco del ministro Maroni
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Una “rivoluzionaria” premessa: in Italia i dipendenti si sentono estranei ad un coinvolgimento nell’impresa in cui sono occupati. Il lavoratore non è un semplice titolare di un “rapporto di lavoro” ma un “collaboratore”. È un problema di “deficit culturale”.
È arrivata ad aver voce nel governo la classica mistificazione padronale del “siamo tutti sulla stessa barca”. Chi non si adegua è un “deficiente”. -
Sempre più flessibilità: eliminare gli ostacoli normativi che ancora rendono complicato l’utilizzo delle tipologie contrattuali flessibili: i contratti a tempo parziale, interinali, temporanei…
I padroni devono poter assumere come vogliono loro. Senza che nessuno ci metta il naso. -
Nuove tipologie contrattuali:
– il “lavoro intermittente”: quando il padrone ha bisogno di te, ti chiama e hai la retribuzione reale, quando non gli servi te ne stai a casa “a disposizione” con un compenso minimo.
– il “lavoro a progetto”: contratto individuale parasubordinato in cui concordi col padrone i tempi e la qualità della tua prestazione, e sarai pagato solo in base al loro raggiungimento.
Come se i bisogni di vita delle nostre famiglie fossero a “intermittenza”. -
Affossare il contratto collettivo: la contrattazione collettiva ha caratteristiche inadatte ad assicurare la flessibilità della struttura salariale. Essa produce norme che escludono la libera pattuizione individuale e non lascia alcuna flessibilità alle parti, se non in senso migliorativo per il lavoratore.
Con la libera pattuizione, con l’aria che tira, sarai costretto ad accettare anche un contratto peggiorativo. -
Far sparire il diritto di sciopero: far sparire il “conflitto” nei posti di lavoro con:
– la “rarefazione oggettiva” (adeguati intervalli tra uno sciopero e l’altro) e l’istitutuzione del referendum come condizione per la legittima proclamazione dello sciopero.
– lanciare forme di sciopero virtuale e/o solidale, che non produca la sospensione o l’interruzione del lavoro, ma la devoluzione del corrispondente sacrificio economico ad un fondo gestito bilateralmente dai lavoratori e dall’azienda. -
Lavoro e federalismo: la recente riforma costituzionale (fatta dall’Ulivo e passata al referendum, ndr) assegna alle Regioni potestà legislativa concorrente in materia di “tutela e sicurezza del lavoro”, “professioni”, nonché “previdenza complementare e integrativa”. La potestà legislativa delle Regioni riguarda quindi non soltanto il mercato del lavoro, bensì anche la regolazione dei rapporti di lavoro, quindi l’intero ordinamento del lavoro.
Regione che vai, Statuto dei diritti dei lavoratori che trovi. Sventolando l’italica bandiera. -
Collocamento privato: alla funzione pubblica vanno affidate solo le attività di anagrafe e di controllo dello stato di disoccupazione involontaria. Le attività di collocamento vanno affidate invece al libero mercato.
Via all’orgia delle discriminazioni clientelari!
Migranti
Tutti sanno che l’immigrazione è provocata dalla fuga disperata dalla povertà, dalla fame e dalle guerre.
Ma tutti tacciono sulle cause che stanno a monte: l’allargamento dei mercati, le politiche ultraliberiste e di riduzione della spesa sociale imposte dal FMI e dalla Banca Mondiale, la industrializzazione, la trasformazione dell’agricoltura…. Trasformati in salariati, sono costretti ad andare a cercare il salario dove c’è.
Per non parlare delle guerre che costituiscono l’altra faccia del rapporto Nord/Sud. Il circolo diventa vizioso: con le guerre e le tirannie si alimentano le cause dell’emigrazione. Poi si cerca di tenerla sotto controllo con quell’altra guerra, non meno cruenta anche se a bassa intensità, che è lo strumento poliziesco che vogliono far passare. Ma gli interessi del capitale usano al proprio scopo anche questa devastante condizione umana che essi stessi hanno generato.
La presenza degli immigrati in pesanti condizioni di ricattabilità costituisce un vero esercito industriale di riserva altamente “flessibile” e assolutamente indispensabile a questa economia. Basti pensare all’aberrante schiavitù a cui saranno sottoposti i lavoratori immigrati dal fatto che, concedendo ai padroni il diritto di licenziare a piacere, in caso di perdita del posto di lavoro, rischiano di essere licenziati… dall’Italia.
La creazione di questo esercito di riserva attraverso le leggi che stanno preparandosi a varare, non solo tiene ai margini della società centinaia di migliaia di lavoratori stranieri, ma serve ad abbassare il potere di contrattazione degli stessi lavoratori italiani. La concorrenza fra lavoratori renderà sempre più flessibile e destrutturato l’intero mercato del lavoro, servirà per ridurre i salari e abbassare le condizioni di vita e di lavoro di tutti.
La difesa dei diritti dei migranti non è quindi un dovere di solidarietà ma è un elemento centrale e ineludibile per combattere la logica del sistema economico mondiale che vuole imporre in ogni paese forme di lavoro devastanti e prive di ogni diritto. Stesso lavoro, stesso salario, stessi diritti. Per tutti.
Pensioni
Decontribuzione: per i neoassunti, compresi quelli che passano dal contratto a termine a quello a tempo indeterminato, vengono ridotti tra i 3 e i 5 punti percentuali gli oneri contributivi che le imprese devono versare alla previdenza pubblica.
Per le nuove generazioni di lavoratori, le cui pensioni sono calcolate sulla base dei contributi effettivamente versati (metodo contributivo), questa decontribuzione sarà un ulteriore e definitivo massacro delle loro pensioni. Dire che lo svantaggio creato sarà compensato con la fiscalità generale è solo fumo negli occhi. Un grosso regalo ai padroni che risparmiano sui contributi da versare. Un drastico taglio delle entrate che graverà pesantemente sui conti dell’INPS.
Liquidazioni (TFR): Il TFR dei lavoratori d’ora in poi andrà versato non volontariamente e nemmeno attraverso il silenzio-assenso che volevano i sindacati, ma obbligatoriamente nei fondi pensione privati.
Si tratta del travaso di una montagna di denaro, attorno ai 27.000 miliardi (14 miliardi di euro) annui a cui da anni si sta puntando. Ai lavoratori viene tolto il diritto di disporre della liquidazione e il suo trasferimento obbligatorio nei fondi pensione offre a lorsignori la giustificazione “morale” per distruggere definitivamente le pensioni pubbliche.
La vecchiaia allo sbaraglio: ci costringono a giocarcela in borsa
I fondi pensione sono legati all’andamento dei mercati finanziari. Se le Borse perdono, i rendimenti possono anche sparire. Da anni assistiamo a crolli bancari che trascinano dietro fondi pensionistici. Nell’impero capitalistico del denaro dopo la salute, la scuola, un lavoro dignitoso, si mira vergognosamente a distruggere il diritto fondamentale a una serena vecchiaia dopo una vita di lavoro. I fondi pensione sono finalizzati al finanziamento del sistema. Della sorte dei pensionandi non gliene frega assolutamente niente a nessuno. La ricerca di mantenimento dei profitti da parte del capitale, in carenza di formazione di nuovo plusvalore, raschia i fondi (!!!) di ogni barile, sottraendo e portando al “mercato” anche le quote differite dal salario sociale che i lavoratori hanno accantonata collettivamente. Attraverso i fondi pensione i lavoratori sono costretti a partecipare alle operazioni finanziario-speculative del capitale. Manovre che, in ogni angolo del globo, giocano contro di loro come classe provocando crisi finanziarie, fallimenti e licenziamenti.
Stato sociale: smobilitazione attraverso la privatizzazione
Tagli ai Ministeri: solo per il Ministero della difesa (o della Guerra!) si prevedono incrementi di stanziamento. Per tutti gli altri la cura dimagrante sarà drastica.
Outsourcing: affidamento ai privati di pezzi interi di pubblica amministrazione, lavoratori compresi, in particolare quelli di maggior pregio come i Beni Culturali.
Privatizzazione degli enti pubblici: molti enti di assistenza, come l’INAIL, o di ricerca, come il CNR o l’ISTAT saranno trasformati in SPA o Fondazioni, rinunciando così al ruolo dello Stato nella tutela della salute nei luoghi di lavoro e nella gestione della conoscenza del Paese.
Privatizzazione dei servizi pubblici locali: (trasporti,gas, acqua, ecc.) con eliminazione del tetto del 51% per la proprietà pubblica delle municipalizzate. Tutte queste operazioni godranno di una totale esenzione fiscale per un triennio. Le municipalizzate da privatizzare valgono almeno 100 mila miliardi di lire.
Blocco assunzioni: sarà vietata qualsiasi assunzione a tempo indeterminato in tutta la pubblica amministrazione; ciò significa che LSU, contratti a termine, ecc. non potranno essere stabilizzati e torneranno ad ingrossare le file dei disoccupati dopo anni di lavoro al nero e con salari da fame nella Pubblica Amministrazione.
Vendita Immobili e Cartolarizzazione: un duro colpo alle Casse pubbliche e degli Enti previdenziali che si vedono definitivamente scippare le loro riserve per il pagamento, ad esempio, delle pensioni; ma anche un duro colpo a decine di migliaia di inquilini delle case degli Enti che saranno comunque obbligati a comprarsi le case ma al prezzo imposto dalle grandi banche o finanziarie che le acquisteranno all’asta.
“Razionalizzazione” delle spese nel settore Sanità: si tagliano decine di migliaia di posti letto, e altrettanti lavoratori, e si obbligano le Aziende ospedaliere al pareggio di bilancio.
Umiliazione della scuola pubblica: le manovre del governo mirano complessivamente a favorire in ogni modo le scuole private, finalizzare una parte della scuola pubblica al servizio dei padroni e della Confindustria e lasciare nell’abbandono le scuole frequentate dai figli dei lavoratori e della parte meno abbiente della popolazione. Contro questo progetto stanno da tempo opponendosi studenti e insegnanti di tutta Italia.
Si vuol affossare la legge sull’amianto
Il sottosegretario al lavoro Alberto Brambilla ha preparato il testo di un decreto legislativo che in pratica rende impraticabile la legge 257 che riconosceva dei benefici pensionistici ai lavoratori che sono stati esposti a lavorazioni con amianto. Un insulto che colpisce decine di migliaia di lavoratori sui quali pende l’incubo delle gravi conseguenze che la lunga incubazione dell’amianto comporta. Chi, per gli interessi padronali, è stato esposto per anni a questa rischiosa lavorazione deve continuare a lavorare come se nulla fosse successo: fin che morte non sopraggiunga. Come per i morti di Marghera, la pelle dei lavoratori non interessa a nessuno.
A cura di SANDRO ARTIOLI
e ROBERTO FIORINI