Editoriale (2)
NESSUNA GUERRA
potrà mai essere GIUSTA!
NESSUNA PENA DI MORTE
redime un condannato!
Intendiamo associarci a “tutti gli uomini di buona volontà” chiamati in causa dalla “Pacem in terris” (40° anniversano l’11 aprile 1963) per condannare, con il papa (discorso del 18/12/2002) il ricorso alla guerra per risolvere i problemi internazionali di rapporto fra gli Stati, già divenuto articolo della nostra Costituzione fin dal dicembre 1947, che afferma che “l’Italia ripudia” la guerra non solo come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli, ma anche come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Lo stesso concetto di guerra giusta e tanto più “preventiva” è diventato insostenibile e fuori della concezione giuridica.
Essere di richiamo oggi, significa volersi veramente difensori della vita nei fatti. C’è da ricordare alle varie società umane e anche alla Chiesa, che, non per essere perfette, ma per non delirare, hanno bisogno di continue modifiche e ripensamenti nelle loro strutture fondative, istituzionali e sociali. Domandiamo perciò al Papa e alla nostra Chiesa, di provvedere alla profonda modifica del Catechismo della Chiesa Cattolica all’art. 2308 che parla del “non si potrà negare ai governi il diritto di una legittima difesa” e all’art. 2309 che ancora prevede “una legittima difesa con la forza militare”, pur con la restrizione di “rigorose condizioni di legittimità morale”. Né ci pare sufficiente per noi oggi richiamare, come fa l’art. 2312 “la permanente validità della legge morale durante i conflitti armati”. Inoltre non ha più senso l’intenzione mediatrice dell’insegnamento tradizionale della Chiesa”, che “in casi di estrema gravità”, non esclude la “pena di morte” tra le pene “proporzionate alla gravità del delitto” come nell’art. 2266 dello stesso Catechismo.
Pensiamo doveroso, proprio per chi fa riferimento al Vangelo e alla proposta di Colui, che non ha opposto resistenza ai suoi crocifissori e ha parlato di perdono dei nemici, proponendo la legge “del raddoppio” (“se uno ti vuol togliere la tunica, tu lasciagli anche il mantello!” di Matteo 5), ritrovare il loro ruolo morale di vigilanza e di richiamo alle prospettive, che ci riportano al rifiuto di ogni violenza e di ogni guerra, come mezzo di risoluzione dei problemi internazionali.
Ci viene immediato ripensare alla prassi della Chiesa primitiva, che ci parla tramite Basilio (dottore della Chiesa greca 330 c.-379):
• canone 55°: “Coloro che lottano contro i ladroni, se sono laici, sono esclusi dal bene della comunione, se sono religiosi, vengono allontanati dal loro ministero. Infatti è detto: “Chiunque afferri la spada, di spada perirà” in Matteo 26,52;
• canone 56°: “Colui che ha ucciso volontariamente, ma che, dopo, si è pentito, sarà per 20 anni escluso dai sacramenti. Questo periodo sia suddiviso per lui nel modo seguente: per 4 anni deve piangere, ritto fuori della porta della casa di preghiera, chiedendo ai fedeli che entrano di pregare per lui, e confessando il proprio fallo. Dopo 4 anni sarà accolto con quelli che ascoltano e per 5 anni uscirà con costoro. Per 7 anni starà con coloro che sono in sottomissione. Per 4 anni potrà stare con i fedeli, ma non parteciperà all’oblazione. Compiuto questo termine, potrà accedere ai sacramenti”;
• canone 57°: “Colui che ha ucciso involontariamente, per 10 anni sarà escluso dai sacramenti: … per 2 anni piangerà, passerà 3 anni tra coloro che ascoltano, sarà in sottomissione per 4 anni e per 1 anno starà con i fedeli, infine potrà essere ammesso ai sacramenti”.
Oggi la crescita umana domanda che si ripensino i criteri e lo stesso ruolo del “religioso” e della profezia. Siamo bombardati dal clima di paura, di insicurezza, del terrorismo, che ci porta a delegare le nostre sicurezze alla repressione, alla rinuncia dei diritti, alla delega in bianco e passa l’idea della guerra preventiva, punitiva, umanitaria, tecnologicamente intelligente; i morti vengono nascosti e a noi resta solo lo spettacolo televisivo addomesticato. Ci vengono nascosti i motivi profondi di egemonia economica e controllo di aree vitali, essenziali alla vita di tutti.
Se anche l’autorità religiosa finisce per stabilire come giusta la guerra di autodifesa e la guerra preventiva, come negare giustizia a tutto ciò, che si fa passare come autodifesa o come “difesa preventiva”, con tanto di cappellani militari (magari francescani) al seguito, fino a tutte le forme di terrorismo e anti-terrorismo? Simon Weil e Bonhoeffer hanno posto bene il problema, quando hanno affermato, che anche nel caso di autodifesa, “non si è migliori del proprio nemico”.
Recentemente il papa è stato omaggiato come “alta autorità morale” dal Parlamento Italiano, ma egli ha avuto un segno e un richiamo a mettere ordine nel proprio Catechismo, proprio di fronte ad un Parlamento, che ha sottoscritto (anche se con qualche incoerenza) la Carta di Nizza (7- 8 dicembre 2000), che esclude l’uso della pena di morte e penalizza gli stati che la mantengono nel loro ordinamento, e insieme esclude la guerra e l’uso della forza, come mezzo di soluzione dei problemi politici internazionali, allargando lo stesso ambito della nostra Costituzione (art. 11).
È nostro compito responsabile, per non essere condannati per silenzio e connivenza, gridare la nostra opposizione ad ogni intervento armato e sostenere oggi questa coscienza forte nella Chiesa.
Pretioperai del Veneto
(incontro del gruppo PO del Veneto / 25 gennaio 2003)