Frammenti di vita


1. Il clima del Concilio Vaticano II, l’entusiasmo dei primi anni di vita sacerdotale, l’ammirazione per dei preti che si sacrificavano per i più poveri, il dialogo e il confronto con altri giovani preti mi hanno indotto a desiderare di diventare prete operaio.
2. Ho fatto per circa 8 anni l’insegnante di religione nelle scuole medie statali, ma io volevo essere un lavoratore senza utilizzare i privilegi del mio ruolo sacerdotale e subendo lo stesso peso della dipendenza e dell’umiliazione di tante altre pèrsone.
3. Dagli ultimi mesi del 1981 fino a tutto il luglio 1987 ho svolto il lavoro di magazziniere presso un piccolo supermercato vicino al laghetto dell’Eur di Roma. Dall’agosto 1987 lavoro presso la direzione generale della Società Autostrade come portiere-commesso.
4. Da quando ho iniziato a lavorare vesto come gli altri, vivo in una casa in mezzo agli altri, il sabato pomeriggio e la domenica collaboro gratuitamente in una parrocchia della diocesi di Frascati.
5. Il lavoro e la fatica insieme con i colleghi di lavoro mi aiutano ad essere più disponibile verso le persone in quello che faccio nella parrocchia.
6. Quelli che lavorano nel mio stesso livello di impiego non vengono troppo apprezzati per quello che fanno: è un’umiliazione insopportabile, ma è utile perché mi ricarica per tutte le attività al di fuori del lavoro.
7. Nell’ambiente di lavoro sono a contatto con persone disabili o con problemi di alcool: questo mi è utile per imparare a fraternizzare.
8. Nei giorni in cui le imposizioni al lavoro sono più gravose mi è di aiuto questa frase di S. Vincenzo de’ Paoli: “Amiamo Dio, fratelli miei, ma amiamolo a nostre spese, con la fatica delle nostre braccia, col sudore del nostro volto”.
9. Sono sempre più convinto che il lavoro dipendente mi fa capire sempre meglio come essere fratello degli altri e come trasmettere in maniera più comprensibile il Vangelo di Gesù.

Giovanni Bruno


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