Dossier sui PO europei
50° ANNIVERSARIO DELLE
PRIME ESPERIENZE DEI PO CATALANI
Il testo in lingua originale di questo contributo puoi leggerlo aprendo o scaricando il file PDF del n.30-31 della nostra rivista: qui.
1. schema della relazione
a. Separazione abissale tra la Chiesa e la classe operaia:
• molto segnata dalla Guerra Civile di Spagna (1936-1939): persecuzione religiosa da una parte e belligeranza della Chiesa alleata col potere dall’altra.
• c’è una lunga storia di diffidenza e paura della Chiesa verso il movimento operaio e un distanziamento intensificato dall’atteggiamento sacrale della stessa istituzione ecclesiale, che la rende estranea al popolo.
• mentre la Chiesa conserva una mentalità da “antico regime”, la classe operaia è molto connotata dagli ideali della Rivoluzione Francese e dall’interpretazione marxista della sua situazione.
• questa separazione si fa “pastoralmente drammatica” a causa dell’“esplosione immigratoria” degli anni 50/60.
Quali sono le cause
• Nell’incontro dei PO di Catalogna-Valenza-Baleari (1978) vengono chiaramente così espresse:
“… i primi contatti concreti col mondo operaio erano accaduti attraverso l’inserimento in movimenti apostolici o comunità popolari, o attraverso la partecipazione alla lotta operaia (che non fosse solo tangenzialmente prestando locali per “assemblee clandestine”). Durante questi contatti scoprimmo i valori della classe operaia e insieme le contraddizioni di un sacerdozio – privilegio.
A causa di tutto ciò si arriva a una rilettura personale del Vangelo che porta a voler essere “semplicemente uno” in mezzo al popolo. Non si va più a “dar dottrina”, né a “fare un servizio”, né a “vivere un’esperienza”, bensì a partecipare ad una situazione, ad una mentalità, ad un destino comune… E ti metti a lavorare e a vivere in un quartiere e a partecipare ad azioni collettive…
C’è un assoluto convincimento vitale nella posizione presa: “non c’è evangelizzazione senza incarnazione”, “l’unica linea valida è condi videre la vita nel mondo operaio, non dalla ”trona” (trono, pulpito), “se non lavorassi non potrei essere prete, “non vedo altra maniera onesta di vivere il Vangelo”…
• Verso la fine degli anni 60, che ci risulti, comincia da parte di alcuni questo inserimento nel mondo del lavoro, obbedendo più a un processo personale (a volte solitario) che ad una dinamica o impostazione di gruppo. Di fatto il 1° incontro come Collettivo di PO è quello di Barcellona nel 1977.
b. Le “questioni chiave” e i “problemi più significativi”
sono riscontrabili nei “temi” degli incontri a livello dei Collettivi “dei Paesi Catalani” e dello “Stato Spagnolo”:
* COLLETTIVO PAESI CATALANI (Catalogna-Valenza-Baleari)
• 1979: Come intendi il tuo sacerdozio?
– Sacerdote dentro la comunità di credenti o Sacerdote della Diaspora?
– Sacerdote umanizzante o annunciatore di Cristo?
– Unito ad altri cristiani o in solitudine?
Perché sei operaio?
Come esprimiamo la nostra fede nel mondo operaio?
• 1980: Incidenza della specificità operaia nel nostro sacerdozio
(Riflessione mirata sulla lettera agli Ebrei)
• 1981: La Chiesa:
– Come la viviamo?
– Come desideriamo che sia?
– Come l’andiamo costruendo?
• 1982: Pastorale e spiritualità operaia
– Spiritualità del “Regno”
– dell”Incarnazione”
– del “deserto”
– “escatologica”
– del “condividere”
• 1983: Non abbiamo sintetizzato il materiale dell’Incontro
• 1984: Circa la chiesa popolare
– La Chiesa in funzione del Regno di Dio
– La Chiesa con e per il popolo
– La nostra esperienza dentro la grande Chiesa
– La nostra esperienza di chiesa popolare in mezzo al popoio
• 1985: La nostra preghiera di PO
– Chi preghiamo? Come preghiamo?
– Il lavoro l’ha scossa tutta
– Contemplativi.
• 1986: Le nostre comunità e la funzione del prete in esse
– Le nostre comunità (“umane” e “ecclesiali”)
– La nostra esperienza: “kenosis” – il sacerdozio del Regno
– il nostro futuro
• 1987: L’emarginazione e il Vangelo
– Cambio di qualità da povertà a miseria
– Come abbiamo scoperto l’emarginazione e come ci interpella questa realtà?
– Relazione tra mondo operaio e mondo dell’emarginazione
•1988: Verso una “mistica di sinistra” comunicabile
– Ambito della nostra “esperienza mistica”
– La mistica è “dare e ricevere”, un “godere”
– Mistica evangelica, mistica di povertà e mistica di liberazione
– Come comunicare questa mistica: “immersione-comunione”
• 1989: Le nostre “strutture” teologiche, o meglio: quale “filo” sostiene la nostra vita?
– Atteggiamento di rifiuto delle grandi idee e degli ideali utopici
– Spiritualità di “sicurezze”, di “auto-affermazione”, di “religiosità alienante”
– Dio presente nella vita
– Gesù Cristo e il Vangelo basamento di tutta la realtà
– Amare ed essere amati
• 1990: La nostra quotidianità: che cosa ci sostiene in essa
– Persone concrete con le quali stiamo
– Come stiamo dalla loro parte
• 1991: I PO in un mondo in permanente cambiamento
– Come concretizzi oggigiorno il tuo essere PO
– Che cosa ti arricchisce e che cosa ti limita?
– Convinzioni che si riescono a mantenere
• 1992: Alcuni “assaggi di ministero”: che ci dice Efesini 1?
– Come ne traduciamo a livello storico e pratico il contenuto?
– Come potremmo formulare “sapientemente”, dalla nostra situazione vitale quello che viviamo del “Mistero di Cristo”?
• 1993: Cultura operaia: nuovi e vecchi valori
– Diverse generazioni nel Collettivo dei PO
– Diverse generazioni nella classe operaia
– Altra “cultura” o “culture” del lavoro?
– Altro “vissuto” di ciò che è religioso
** COLLETTIVO DELLO STATO SPAGNOLO
• 1982: Cammino percorso e situazione attuale:
– Le responsabilità nella classe operaia
– Come viviamo la nostra fede?
– Quale chiesa andiamo vivendo
• 1983: Che intende la gente del nostro essere PO
Come ti intendi tu?
Dialogo con la gerarchia
• 1985: Revisione e ri-situazione della nostra opzione ecclesiale
– Che apporto diamo alla Chiesa?
• 1987: Sacerdote operaio oggi
– Impegno con i poveri (attuali emarginazioni)
– Impegno con i Gruppi Cristiani di Base
– Impegno con la Chiesa globale
• 1989: Come parliamo di Dio in una società secolarizzata
– Assenza di Dio
– Speranze, aspirazioni
– Linguaggi “differenti”
– Esperienza interiore, “immagini” di Dio
• 1991: Verso una nuova “cultura della solidarietà”
– Nuova polarizzazione di “poveri” e “ricchi”
– Le grandi “ingiustizie” attuali
– Possiamo formulare, dalla nostra esperienza, una “teologia della liberazione”?
NOTA: Il Collettivo dei PO “dei Paesi Catalani” si costituì nel dicembre 1978 e facevano parte dello stesso circa 45 sacerdoti. Il Collettivo dello “Stato Spagnolo” si costituì nel dicembre 1980 e facevano parte dello stesso circa 200 sacerdoti (inclusi quelli del Collettivo catalano).
Attualmente il Collettivo di Catalogna –Valenza – Baleari coordina circa 30 sacerdoti e il Collettivo statale coordina circa 80 sacerdoti (inclusi i 30 dei “Paesi Catalani”).
2. Questioni ed intuizioni
• Ogni volta di più siamo andati identificandoci con il mondo operaio e il mondo operaio si è identificato con noi. Tutta una storia di crescente identificazione reciproca che penetra tutti i livelli: lotte del popolo, motivazioni profonde, ecc.
E nello stesso tempo siamo andati sentendoci ogni volta di più lontani dalla chiesa che non ci ha seguito nella nostra immersione nel mondo operaio. In Spagna, finora, eccettuata la Diocesi di Barcellona dove il Collettivo PO è rappresentato nel Consiglio Presbiterale, in nessuna Diocesi si ha un riconoscimento “ufficiale” della esistenza dei PO
Nella misura in cui ci siamo identificati con la classe operaia, abbiamo sofferto l’impatto dei cambiamenti sperimentati nel mondo del lavoro, con le proprie nuove impostazioni e ambiguità: priorità del consumo, perdita del senso collettivo, svalutazione del lavoro, crisi dei partiti di sinistra e dei sindacati, nuove strutture del lavoro, nuove povertà…
Da “posti-chiave” dove ci eravamo impegnati a fondo, siamo andati atterrando verso il mondo dell’emarginazione e una vita più anonima. È possibile pure che abbia influito in questa collocazione l”invecchiamento” del Collettivo, oltre alla “fedeltà alla vita”.
Sperimentiamo anche l’impatto di una società che, in generale, sembra aver perso la capacità di interrogarsi sul senso della vita, sulla trascendenza. Una società nella quale ognuno vive “i suoi problemi” senza vincolo di unione, senza significato di globalità.
• Nel nostro Collettivo si sono mantenute vive le intuizioni (o “contenuti”) sopradescritte (“Quali sono le cause” [o radici]). Le riassumiamo:
– condividere la vita operaia
– fedeltà alla classe operaia attraverso i cambiamenti, che si va vivendo in realizzazioni e forme differenti (“veterani” e “giovani”)
– condividere la fedeltà alle opzioni di fede
– condividere la fedeltà alla Chiesa e alle sofferenze che ciò comporta.
• Nella nostra esperienza abbiamo vissuto – e viviamo – collettivamente dei “vuoti”, o delle risposte insoddisfacenti a questioni come le seguenti:
– Espressione, “inculturazione” e celebrazione della fede
– La nostra fede, nel profondo, è la fede di sempre, però sperimentiamo la difficoltà di comunicarla e celebrarla
– Non basta la testimonianza di stare a fianco nella lotta per la giustizia
– Non si può ridurre la fede a un’etica accentuando il “Signore, Signore…” rispetto al “fare la volontà del Padre” o a Mt. 25 del “giudizio finale”
– Il nostro discorso risponde a domande che nessuno si pone e non giunge significativamente alla sua dimensione religiosa
– Ci mancano segni espressivi e la nostra fede può andare restringendosi: “ciò che non si esprime, muore”.
• Mossi da una preoccupazione di identificazione, abbandonare nel dimenticatoio qualche dimensione del nostro ministero
• Il nostro atteggiamento davanti alla Chiesa: mancanza di interpellazione, disaffezione, autoemarginazione…
• Mancanza di spirito critico e libertà di espressione dentro il movimento operaio
• Illusione eccessiva davanti alle prospettive offerte dall’analisi maxista
• Significato “positivo”:
anche se morirà con noi, siamo convinti che il nostro contributo è essenziale per la vita della Chiesa. Realtà piccola, “granello di senape”, siamo riferimento per la fede di molti.
È uno – “insostituibile!” – dei percorsi della presenza della Chiesa nel mondo operaio. La nostra esperienza di incarnazione, condivisa con il laicato, è una strada perché la Chiesa viva e nasca nel mondo operaio
• La nostra esperienza ci “umanizza” e “umanizza” tutta la Chiesa, ci apre ad altre culture e ai suoi valori, ci porta a una lettura nuova del Vangelo e della persona di Gesù.
• I “punti” di riferimento attuali potrebbero essere principalmente:
– L’importanza di essere la “voce critica” in favore della giustizia, la “voce di coloro che non hanno voce all’interno di questa società capitalistica”.
– Stare aperti e in dialogo con tutti i movimenti che si sforzano di creare un mondo differente: ecologia, femminismo, pacifismo…
– Apertura e attenzione, a partire dal mondo operaio, al mondo emarginato: 3° e 4° Mondo e nuovi “apartheids” sociali.
• Le “prospettive”:
– La Chiesa deve essere povera e perciò la nostra lotta
– Essere aperti all’ interpellanza che ci rivolgono “altri umanesimi” e non sulla difensiva
– Coltivare un atteggiamento permanente di “amicizia universale” che esige la sincerità e il rispetto l’uno verso l”altro”.
Collettivo “Paesi Catalani”
settembre 1994