— ricordiamo
Emilio Coslovi

Emilio Coslovi: breve cronaca di una “partenza”
Carissimi,
in punta di piedi per non invadere il personale di Emilio Coslovi nella gestione della sua vita, vi mando “qualcosa” di cui mi avete chiesto per la rivista Pretioperai. Lo faccio per tentare di tenerlo con noi (fare memoria) in modo che la sua vita rimanga vita nel nostro vivere.
ALBERTO DE NADAI
Ha cercato di scappare sulle scale ma non ce l’ha fatta. Troppo angusto il passaggio, troppo angusto il piccolo corridoio ingombro di libri, giornali, imballaggi: ogni cosa che potesse risultare utile a chi non ha di che scaldarsi o da mettere sotto i denti. Tutto ciò gli ha impedito la fuga dall’alloggio invaso dal fumo.
I pompieri lo hanno trovato esanime dietro la porta di casa. I suoi colpi disperati in quell’alba del 13 gennaio 2002 per attirare l’attenzione di qualche persona, si sono fatti via via meno forti. Don Emilio è morto asfissiato dall’ossido di carbonio: come qualsiasi altro barbone che trova una morte simile. Le fiamme hanno risparmiato il suo corpo. Così è morto, a 63 anni, uno dei pochi pretioperai triestini.
Abitava da solo in via Vasari 7, in uno stabile vecchio di almeno un secolo che non brillava per efficienza e modernità, costruito usando legno, calce e pietra arenaria. Emilio non era parroco o cappellano. Non aveva territori determinati su cui esercitare il suo apostolato. Per lui tutta la città e la periferia, dopo un’esperienza pastorale nel rione S. Luigi, erano terra di missione perché dappertutto la miseria, la povertà, il dolore lasciano il loro segno, il loro marchio. Era un prete tra gli emarginati.
Era nato nel 1938 a Momiano in Istria ed era stato ordinato sacerdote a Monte Grisa dall’Arcivescovo Antonio Santin nel 1967. Dopo una breve esperienza nella parrocchia di S. Luigi ha scelto di fare l’operaio alla Colombin, una fabbrica di tappi e sughero. Qui vi ha lavorato fino a raggiungere l’età della pensione.
Gorizia, 15 gennaio 2002
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