rivista n° 103-104 – 2014

È possibile

“La necessità di risolvere le cause struttura­li della povertà non può attendere, non solo per una esigenza pragmatica di ottenere risultati e di ordinare la società, ma per guarirla da una ma­lattia che la rende fragile e indegna e che potrà solo portarla a nuove crisi. I piani assistenziali, che fanno fronte ad alcune urgenze, si dovreb­bero considerare solo come risposte provvisorie. Finché non si risolveranno radicalmente i proble­mi dei poveri, rinunciando all’autonomia assolu­ta dei mercati e della speculazione finanziaria e aggredendo le cause strutturali della inequità, non si risolveranno i problemi del mondo e in definitiva nessun problema. L’inequità è la radice dei mali sociali.”
Non fa problema a nessuno un cristianesimo rinchiuso nella spiritualità privata, nell’elemosina, anche quella più organizzata, nelle comunità parrocchiali chiuse in sé con i loro confini sempre più mobili, nelle varie forme associative dove si cerca rifugio a una solitudine che morde “il cittadino globale”.
D’altra parte chi può negare che storicamente nella chiesa cattolica vi sia un interesse reale e fattivo per i poveri?
Tutto questo, però non incide minimamente – l’Italia è un esempio – sulle iniquità strutturali e connaturate che generano emarginazione, povertà e distruzione della speranza. Si deve anche notare non di rado la mens che si può trovare negli ambienti cattolici si combina con  il rifiuto a prendere in considerazione le cause strutturali che incidono pesantemente sulla vita delle popolazione. Si afferma  che tocca agli individui cambiare, senza un minimo cenno a  tutto il resto. Non manca poi una certa allergia a tutto ciò che puzza di sociale, quasi fosse l’eredità lasciata dall’antico anticomunismo.
L’afasia, se non lo squallore, del cattolicesimo politico degli  ultimi decenni completano il quadro, per non parlare del ruinismo (sì, quello del card Ruini) che per un ventennio ha imperversato, impoverendo inesorabilmente l’afflato evangelico  e messianico di una classe dirigente della chiesa con un centralismo non democratico che riduceva al silenzio anche quei pochi vescovi che avevano qualcosa da dire. Si è tollerato di tutto.
Si sono passate sotto silenzio leggi inique e disumane, come quelle che regolano i flussi migratori, non si è parlato di giustizia – parola di cui si diffida – preferendo quella più trattabile di carità. Sradicata però dalla forza che essa possiede nel Nuovo Testamento e dal collegamento inevitabile ed essenziale con la categoria di giustizia, la più importante dell’Antico Testamento, come sostiene, in un classico studio biblico Van Rad

Abstract editoriale

Editoriali

Bergamo: 2013
convegno nazionale PO

Le relazioni

Gli interventi

Ricordiamo Dino, Beppe e Carlo

Verso Bergamo 2014

Londra 2013: Incontro dei PO europei

Ci scrivono

Un libro

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