Ricordiamo Beppe Giordano (1)


 

 

Venerdì 4 gennaio di quest’anno, il funerale di Mirella. La mattina dopo ho accompagnato don Beppe all’Ospedale di Campo di Marte per una visita dall’ortopedico, visto l’acuirsi dei suoi dolori e il progressivo impedimento a camminare e a muovere la mano destra. Aveva con sé anche una borsa per un eventuale ricovero. Secca la sentenza del medico: “non è un problema ortopedico”.
L’amico dottore aveva già allertato un neurologo. Nuova visita a seguire. Sembrano problemi circolatori. Sei ore al pronto soccorso, TAC e osservazione, poi verso le sette di sera il ricovero non più in neurologia, ma in medicina settore oncologico. Beppe è stremato. Ma, al mattino dopo iniziano due percorsi: uno medico e gli esami si susseguono agli esami. L’altro fatto da gente vicina e lontana che viene a fargli visita. E lui, sia pure con crescente fatica, che risponde a tutti, anche al cellulare.
Si fa strada la sentenza e la scienza riconosce la sua impotenza. Trasferimento all’Hospice San Cataldo, Beppe sa cosa l’aspetta eppure si preoccupa più degli altri che di se stesso.
Progressivamente perde contatto con il mondo che lo circonda e noi tutti da lui…
Un amico suggerisce il modo di portarlo in chiesa, invece che all’obitorio. Lo accogliamo a San Pietro a Vico, vestito di una bianca tuta da lavoro, come lui stesso ha voluto. Inizia un nuovo pellegrinaggio di gente a rendergli l’ultimo saluto: il rivolo di persone si coagula, sabato 23 febbraio sera, per una “veglia” che non sceglie la strada della preghiera strutturata, ma si nutre della commozione, del dolore per la perdita di un amico, di ricordi che si fanno via via più vividi e leggeri come se davvero lui fosse presente con i suoi giochetti da nonno saggio e bonario e le battute che gli uscivano spontanee e frizzanti.
Il giorno dopo, alle 15, il funerale. La chiesa parrocchiale è stipata di gente che deborda anche fuori, sul piazzale; ma è la “sua” chiesa, lo è da quasi 30 anni, dove altrimenti? La liturgia, presieduta dall’Arcivescovo, concede solo alcuni brevi spazi finali alle parole del Direttore della Casa Circondariale di Lucca, al coordinatore dei Preti Operai, alla Comunità parrocchiale, alla famiglia.
Ma la Comunità parrocchiale rilancia un nuovo appuntamento per mercoledì 20 marzo dalle 20.30 in poi, ancora sull’onda dei ricordi, dell’emozione, del dolore e della speranza.
Non si fermerà qui, però, il percorso di memoria viva e di incontro rinnovato con don Beppe. La sua vita attraversa una storia che non è solo la sua e della gente che l’ha conosciuto. Beppe tocca i temi principali della storia italiana e non solo, degli ultimi 50 anni: il vento conciliare per la Chiesa e il ’68 per la vita sociale e politica del nostro Paese, le lotte operaie degli anni ’70, la strutturazione dello stato sociale negli anni ’80 e, in una dimensione planetaria, lo scontro al limite della follia atomica USA-URSS, la globalizzazione degli anni ’90 e, contestualmente il trionfo del consumismo e dell’individualismo, fino ai problemi tipici dei giorni nostri che lo hanno visto sempre coinvolto con passione.
Ripercorrere la sua storia personale ci porterà quindi a riprendere in mano la nostra storia e ad intrecciare di nuovo con lui un dialogo e un confronto, non più solo sull’onda dei ricordi, ma delle domande più vive della storia di oggi.

Luigi Sonnenfeld

 


 

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