rivista n° 107-108 – 2015

In questo mondo a rischio: quale Chiesa?

Nella copertina del numero precedente assieme alla figura di un’aurora boreale campeggiava la scritta colta dal salmo 37 “Abita la terra e vivi con fede”. Era il titolo del nostro convegno dello scorso anno. L’immagine rappresenta per sé l’augurio per un ricominciamento. Un’aurora, appunto che prelude lo sbocciare di quello che nella Bibbia si chiama lo Shalom, cioè la possibilità reale di vivere in pienezza la vita in un mondo accogliente.

Aprendo quel convegno, ho dedicato una parte a sottolineare che il nostro mondo è a rischio, un rischio che non dipende dal fato, ma proprio dalle azioni umane che con il potere tecnologico a disposizione sono in grado di sconvolgere gli equilibri sui quali si regge la terra che ci ospita, e anche di far esplodere le disuguaglianze assurde, sempre più sfacciate. Come dice Ulrich Beck, sociologo tedesco recentemente scomparso: “Il contrasto – si potrebbe anche dire lo scontro – fra le crescenti aspettative globali di uguaglianza (diritti umani) e le crescenti disuguaglianze tanto globali quanto nazionali, accompagnate dalle conseguenze radicalmente disuguali del mutamento climatico da un lato, e dall’altro del consumo delle risorse, potrà ben presto spazzar via tutta l’impalcatura di premesse sulla disuguaglianza chiusa nei confini dello Stato nazionale, così come l’uragano Katrina ha spazzato via le case dei poveri di New Orleans”

La situazione che stiamo vivendo in Europa ha destato in me la memoria di una testimonianza dei pretioperai portoghesi pubblicata più di 20 anni fa sulla nostra rivista. Dalla loro postazione d’ingresso all’Europa guardavano con occhio penetrante il futuro del nostro continente:

“L’Europa dei ricchi è la finalità che ci si propone e questa è la giustificazione per tutti gli abusi di potere e per tutte le decisioni lesive degli interessi dei lavoratori. […] il paese vuole girare le spalle al terzo mondo.”…

Abstract editoriale

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