10 giugno 2017 / Bergamo
TERRA E POPOLI. FUTURO PROSSIMO
Interventi e risonanze (4)
Nel ricordo grato di Renzo Fanfani e dell’espressione a lui cara della “pastorale del nulla”
offro qualche parziale considerazione di ciò che vivo.
- Con il popolo vivo una saturazione di notizie: le tante notizie legate all’interconnessione, senza una lettura sapienziale di ciò che accade, portano ad accrescere la sfiducia.
Come abbiamo fatto in passato, occorre accettare la fatica del prendere coscienza, e del far prendere coscienza delle situazioni di vita e di lavoro, di ambiente e di clima legando insieme giustizia, pace e salvaguardia del creato. Senza crescere in coscienza / consapevolezza dell’oggi non possiamo modificare 1’esistente e creare futuro. - Nel nostro itinerario di pretioperai c’è una scelta a monte: stare nella complessità della vita/storia condividendo le situazioni.
Va riconfermata anche oggi cercando strumenti per capire e vivere il presente. Nell’attuale contesto sempre più carico di difficoltà e di nuove potenzialità ho bisogno di un supplemento di sapienza di vivere: ma dove lo possiamo trovare? Dovrebbe essere compito delle religioni dare il senso del vivere in situazione. Mi sento spiazzato rispetto al terrorismo, mancanza di lavoro, emigrazioni di massa… Sono problemi / potenzialità che suscitano stanchezza psicologica e frustrazione, bloccano le poche energie positive che ci sono.
Lo esperimento nella Scuola dell’infanzia che presiedo: colgo interrogativi e inquietudini per il domani di questi bambini/e; li guardo con molta tenerezza, provo a confrontarmi con i genitori, educatori e adulti, ma avverto paura, quasi un rifiuto si pensare… - Nelle comunità monastiche era ed è presente 1’immagine di un gufo/civetta che è l’unico animale che scruta la notte; di solito è accompagnato con la scritta: “più sapeva, più taceva, più taceva più sapeva”.
Cosa dice questo al nostro oggi, alla nostra fatica, alla nostra angoscia? Forse è essenziale rimanere sentinelle, svegli… cercatori di parole / gesti veri, incoraggianti ed educanti la vita, la gioia di vivere, la scelta di vivere… vivere insieme. - Aiutiamoci a stare dentro il presente e la realtà di oggi senza cedere alla rassegnazione, anche se sento che non ho più le energie di un tempo: aiutiamoci a leggere la realtà per essere fedeli alla compagnia degli uomini e donne che incontriamo.
- Mi sta stretta e rifiuto la gestione dell’esistente: non voglio che il senso del limite che è oggettivo e va riconosciuto diventi una resa, la saturazione delle difficoltà sfoci nell’impoverimento delle relazioni: custodisco e vivo le relazioni tra persone come il bene più prezioso, dove trovo senso alla vita, resistenza al male e resa alla costruzione del bene in termini di fraternità, solidarietà… amicizia.
Una caratteristica forte del nostro gruppo di PO rimane il “pensare”: l’avere un pensiero proprio che ispira una prassi.
Non vada perduto!
ALCUNE PERLE mi hanno aiutato e mi aiutano a vivere:
- Ogni zolla di terra è tutta la terra; pur ancorato ad un luogo, appartengo a tutta la terra / umanità; la mia vita può anche essere nell’insignificanza sociale ed ecclesiale, ma rimango significativo nella misura in cui so essere un “segno” che indica Altro e Oltre.
- Sono terra ma… abitata dello Spirito nella perenne Pentecoste del mondo.
- Lo Spirito dell’unità è lo stesso Spirito della diversità; si fatica non solo nella comunità cristiana ad accogliere la diversità come ricchezza. Si è sempre pensato che l’unità coincidesse con l’uniformità: il Concilio, papa Francesco hanno aperto cammini ecumenici e noi ci rallegriamo.
- Pensare globalmente e agire localmente… facendo sintesi tra il bene comune dell’umanità e il bene-essere delle relazioni possibili.
- A proposito della crisi climatica, essa si presenta come stimolante nuovi stili di vita: quello che vediamo e conosciamo è solo la punta di un iceberg di un futuro che interroga.
- Se getto uno sguardo sul “religioso” capisco che non può essere ridotto a consolazione; se getto uno sguardo sul “politico” capisco e mi impegno perché non sia ridotto alla gestione del presente.
- Personalmente sono contento di sentirmi parte di un popolo che rifiuta ogni dominio sugli altri, ogni prevaricazione e prepotenza, al contrario vive proteso verso il Regno dei Figli/e di Dio, nella pienezza di vita e libertà…
NELL’OGGI
- Intuisco che sta davanti il compito di diventare umani per poter abitare la terra: il volto dell’umanesimo non può prescindere dal ridare dignità ad ogni persona, uomo e donna, credente in Dio e non…
- Vivo tra vigneti in un borgo che è il primo “Borgo FAI” in Italia; vivo tra industriali che si “improvvisano agricoltori” e trattano la terra come un’industria. La terra che è di Dio (G. Franzoni) diventa o ridiventa, bene di rifugio per pochi: c’è un grave inquinamento di fitofarmaci, alcune piante (come le pere) sono scomparse!
Veniamo dal latifondo (ne è testimonianza la presenza di molte case rosse al tempo del conte) e torniamo al latifondo?
RISPETTO AL NOSTRO CAMMINO DI PO:
- È importante rimanere dei “curiosi”, desiderosi di capire quel che accade e di coinvolgerci in questo cambio d’epoca.
- Abbiamo occupato dei posti (con umiltà), ora siamo fuori posto anche dentro la chiesa.
- Abbiamo anticipato (non per bravura personale ma per una sincera ricerca di fedeltà all’Evangelo) l’essere Chiesa in uscita: siamo usciti da schemi, da riti, da garanzie. Ora siamo visti come fuoriusciti: ho scritto a questo riguardo una lettera a papa Francesco. Ho ricevuto riscontro ma non nel merito.
Raccolgo come eredità preziosa le parole di don Tonino Bello: “Ama la gente, i poveri soprattutto e Gesù Cristo. Il resto non conta niente”.
Cerco di tradurle nel quotidiano con: ama la terra e coloro che vi abitano, ama i poveri della terra e Gesù Cristo che si è fatto terra.
COSA E’ DIVENTATO ESSENZIALE NELLA MIA VITA? QUATTRO P
- PENSARE: cerco le condizioni per farlo a partire dalla cura del guardare la realtà e le persone, senza fingere o voltarmi dell’altra porte.
La pastorale del nulla diventa aiutare la gente e pensare superando la paura del pensare. - PREGARE: come esperienza dello stare alla presenza del Padre, nell’ascolto del Figlio, lasciando spazio all’operare dello Spirito che mi interpella nella Parola e nei segni dei tempi.
La pastorale del nulla: curare il silenzio interiore. - POETARE: come educarmi ed educare al gusto del bello, dei sentimenti, alla dilatazione del cuore, alla meraviglia, allo stupore per chi è l’uomo/donna… al soffrire / piangere per i tanti fallimenti umani… allo sperare contro ogni speranza, perché il presente non basta a nessuno (A. Paoli).
La pastorale del nulla: avere cura degli altri, dell’ambiente. - PRENDERE IL PROPRIO POSTO: è bello quasi a compimento della parabola della vita poter dire a se stessi come Paolo: “non ho desiderato la veste di nessuno”. Vivo la mia parzialità stando nella compagnia di tutti, tra solitudine e comunione.
La pastorale del nulla: far crescere coscienze libere e responsabili.
Nella relazione con gli altri, dentro la comunità cristiana, cerco di vivere un’impostazione di vita, ispirata alla “macrotimia e parresia” cioè alla larghezza d’animo nell’accogliere , accettare, accompagnare chi incontro; una longanimità che si coniuga con la schiettezza, la sincerità/libertà interiore di dire ciò che c’è nel cuore.
È un esercizio quotidiano… una sfida, a me stesso nel tentativo di essere solo un discepolo di Gesù alla cui scuola imparare compassione e solidarietà.
Così i paramenti della vita restano la tuta e la stola: non una senza l’altra.
Gianpietro Zago