10 giugno 2017 / Convegno di Bergamo
presentazione
Su questo tema amplissimo abbiamo fissato la riflessione nella nostra tre-giorni, nel giugno scorso a Bergamo, che include il convegno annuale con gli amici interessati alla nostra ricerca.
La dimensione planetaria parrebbe astratta, lontana. In realtà è concreta e vicina, anzi, interna a noi per gli scambi continui. La minaccia nucleare e la minaccia ecologica impongono all’umanità una comunità di destino. Esiste di fatto, anche se vi è scarsa coscienza. Francesco esprime in questo modo la situazione sa rischio nella quale ci troviamo “Se qualcuno osservasse dall’esterno la società planetaria, si stupirebbe di fronte a un simile comportamento che a volte sembra suicida” (LS 55) .
Da questo sguardo esterno ci vediamo serrati nel nostro spazio terrestre “globo esteso in maniera indefinita ma chiuso su se stesso e sottomesso alla dominazione sistematica della civiltà tecnologica e mediatica dell’occidente Il nostro mondo è l’unico di cui disponiamo: come ciascuno di noi fa esperienza della propria unicità e, con l’approssimarsi della morte, comprende di non disporre che di una sola vita, allo stesso modo prendiamo coscienza collettivamente dell’unicità del nostro globo terrestre, e con tanta maggiore chiarezza, date le minacce di ogni tipo che pesano sulla sua sopravvivenza” (Theobald).
A questo va aggiunto il fattore tempo: come segna la nostra vita, così segna in maniera inesorabile il nostro pianeta. La rapidaciòn (LS 18), di cui parla ancora Francesco, cioè l’accelerazione dei processi che portano all’aumento della temperatura, che qualcuno arriva a chiamare sindrome di Venere, impone l’assoluta urgenza del cambio di rotta.
Tre amici, con competenze diverse, hanno condotto la riflessione per un’intera giornata:
Grammenos Mastrojeni, coordinatore per l’eco-sostenibilità della Cooperazione e lo Sviluppo, arrivato a noi direttamente da New York dove aveva rappresentato l’Italia.
Don Luca Mazzinghi, docente di Sacra Scrittura all’Università Gregoriana di Roma
Claudia Fanti, giornalista di Adista.
Siamo lieti di pubblicare le relazioni che gentilmente loro stessi hanno curato nella forma scritta che qui presentiamo. Gli interventi che seguono raccolgono oltre che alcune reazioni nostre in sede di Convegno e riflessioni emerse nella tre-giorni anche risonanze fiorite nei mesi successivi.