Nord – Sud (in Italia e nel mondo)
«Esperimenti socialisti nel capitalismo reale»
Movimento dos Trabalhadores rurais sem terra
Negli anni 60 le “élites” brasiliane, sostenute da forze internazionali, fecero accettare un modello di sviluppo col quale promettevano ai brasiliani libertà, benessere e sicurezza sociale.
La base di questo sviluppo era costituito da: investimenti transnazionali, internazionalizzazione dell’economia, assunzione di tecnologie, abitudini di consumo dei ricchi paesi industriali, produzione per il mercato mondiale, trasferimento di parti importanti della sovranità nazionale a centri di decisione internazionali.
Le premesse politiche per l’attuazione di questo modello di sviluppo le forniva la dittatura militare: proibizione dei partiti politici, intervento sui sindacati, eliminazione di ogni forma di protesta. I beneficiari di questo tipo di sviluppo sono stati il capitale internazionale ed una minoranza (il 10% circa) della popolazione brasiliana.
Le conseguenze: da un lato concentrazione di potere e di ricchezza, dall’altro progressivo impoverimento della maggioranza della popolazione. Nelle campagne questo divario si manifesta in modo ancora più forte. Il 17% dei proprietari di terra possiede l’85% della superficie coltivabile. La produzione è orientata soprattutto verso l’esportazione..
Milioni di famiglie (4-5 milioni) di contadini senza terra dovettero sacrificare la loro unica base di vita, l’agricoltura, allo sviluppo del mercato.
Sostenuti dai sindacati progressisti e dalle comunità di base, i “senzaterra” lottano da anni per l’attuazione della riforma agraria. Migliaia di loro sono già stati uccisi dalla milizia privata dei grandi proprietari e dalla polizia. Questa lotta trova espressione organizzata nel “movimento dei senza terra”.
Fondato nel 1985 in tutta la federazione brasiliana, si presenta come un movimento di massa a base democratica. Non ha (per scelta propria) un apparato burocratico con relativo “stato maggiore” di funzionari. Il Movimento viene coordinato da commissioni locali, regionali e nazionali. Le decisioni sono prese dal Congresso nazionale, che si riunisce ogni 5 anni. L’obbiettivo principale è un’ampia riforma agraria ed una politica agraria orientata ai bisogni della società brasiliana.
Le richieste del Movimento:
– Introduzione di un limite massimo di 500 ettari per le proprietà agrarie.
– Esproprio di tutti i terreni di società transnazionali.
– Partecipazioni dei contadini a tutte le decisioni di politica agraria.
– Produzione agricola ecologica.
Vista l’inerzia del governo, il Movimento decise di mandare avanti, esso stesso, la riforma agraria con il motto: «Occupare, opporre resistenza e produrre». In particolare, con l’occupazione controllata di proprietà terriere, circa 90.000 famiglie si sono stabilite in 360 centri. Un piccolo inizio, ma molto promettente. Ottimi risultati si sono raggiunti con la produzione collettiva, l’autoamministrazione ed il mercato cooperativo.
Persone che fino a poco tempo fa soffrivano la fame, con la loro organizzazione dimostrano non solo di saper provvedere a se stessi, ma danno credibilità al “sogno” di una società senza oppressione, ad una vita non decisa da altri.
A maggio del 1990 a Brasilia si è tenuto il congresso del Movimento con la partecipazione di circa 10.000 delegati.
Dal Bollettino di A.K. “Solidarität mit Brasilianichen Gewerkschaften” di Mannheim
(Il Bollettino è stato portato dai preti operai tedeschi all’incontro di Basilea)