rivista n° 15 – 1991

Testimonianze lavoro e Chiesa…

Lo scatenarsi del conflitto nel golfo Persico ci ha fatto precipitare in una oscura angoscia. Ci prende dentro, ci inchioda il pensiero a cui non è consentito volare liberamente, inietta amarezza anche nelle cose più belle della vita. È una spina conficcata. Improvvisamente è diventato evidente che il mondo sta sempre più diventando un villaggio. E in esso «rugge il leone, chi mai non teme?» (Amos 3,8).
Un bombardamento incruento esplode anche nei nostri cervelli: colpisce le speranze e la voglia di vivere, svuota pensieri e parole. È come l’onda lunga di quelli terrificanti che a decine di migliaia si susseguono senza posa scandendo una moderna danza della morte. L’intelligenza rimane sgomenta dinanzi alla barbarie tecnologica. Il pensiero rimane avvilito dalla potenza dei fatti.

Invece mai come in questi momenti il pensiero deve rimanere attivo, rifiutando gli allineamenti ad un sistema che vuole la gente obbediente, passiva, schierata. È importante non alzare bandiera bianca di fronte all’alternativa che si vorrebbe far passare per realistica: se non sei solidale con la forza multinazionale e con il contingente militare italiano allora sei dalla parte del rais Saddam Hussein.
No. L’alternativa è diversa. È l’obiezione di coscienza ad una tale alternativa autoritaria che ha il suo fulcro nella potenza militare e che, come tale, non concede speranze per il futuro, ma solo angoscia…

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