Voci dai Coordinamenti


 

Dalla nostra spiaggia di ricerca era partito un vento radicale che sembrava aver fatto arretrare il mare di qualche metro, ma con il convegno l’onda è tornata sulla riva ed ha messo a dura prova i nostri presupposti e le nostre tesi. Forse siamo stati anche liberati, aprendo nuovo cammino.

Non abbiamo avuto molto tempo per riflettere sul dopo convegno, incalzati dalla preparazione del convegno nazionale. Dai nostri incontri di revisione più che una direzione dei PO veneti sono emerse considerazioni da riprendere e calare nella vita personale e nel cammino più generale dei PO.

Nel contesto in cui è avvenuto il seminario

Positivo il contributo al fatto ecclesiale regionale (si è cercato di coinvolgere alcuni vescovi, la stampa, persone…) nel senso di interrogarsi sugli spazi per Dio nella vita e nelle contraddizioni dell’uomo moderno.
Siamo usciti dal gruppetto di forte esperienza personale per un confronto su un terreno che ha richiamato amici, ma anche persone interessate a queste coordinate.
Positivo anche il rapporto con i relatori che hanno comunicato nella ricerca. Liberi poi da preoccupazione di immagine o di propaganda, abbiamo colto un nocciolo del rapporto Dio / mondo e fede / storia, recependo apporti che andavano oltre le analisi del gruppo e delle nostre storie.
Ora la palla è tornata nelle nostre mani, ma il gioco non è più quello.

Lo spartiacque ed il guado

Prima del seminario di Lonigo, le interpretazioni sulla nostra esperienza potevano essere all’incirca queste che seguono.
La testimonianza è la forma più pura di evangelizzazione, perché meno impregnata di polvere, più vicina alle origini ed al messaggio. Si combina con la solitudine dell’evangelizzatore e dell’ascoltatore. Il messaggio ora è schiacciato dalla istituzione imbrattata di realtà umane come l’economia, la politica, la cultura datata e dominante, l’organizzazione… e che risponde ai termini di efficienza, controllo, potere, sfruttamento e distruzione dell’evangelizzato ridotto a puro consumatore di un prodotto che non si sa quale legame abbia con l’Evento iniziale nella sequenza di mediazioni.
Da qui il nostro manicheismo e le distanze.
L’impostazione data al seminario, soprattutto dalla coppia Cacciari – Bodrato, ha insistito sulla equivalenza tra trionfalismo istituzionale e radicalismo elitario ed aristocratico, identificato questo anche come illusorio purismo.
Anche l’idea di un messaggio puro all’inizio che poi decaderebbe nella catena delle mediazioni, è mostrato nella sua inconcludenza. Come, del resto, è pericolosa ogni soluzione che nasconda o sciolga le contraddizioni.
Il paradosso diventa la condizione in cui vivere la presenza del messaggio, in una storia aperta alla grazia.

Come ristrutturarci

Quali sintesi personali siamo in grado ora di produrre e quali filoni collettivi ricomponiamo, quali i punti di riferimento e le implicanze?
Nel convegno sono emersi anche dei limiti che portano alla paralisi, almeno in una certa interpretazione.
Se Pietro è l’istituzione e Giovanni la mistica, una qualche forma di monachesimo, questa divisione del lavoro, non farebbe tornare i conti? (Cacciari).
E se la sordità al messaggio fa parte dell’evento – rivelazione, l’evangelizzazione non è più problema (Bodrato).
Ma questo è ancora nella vecchia logica di semplificare togliendo il paradosso.


Altre sembrano le suggestioni di Lonigo che aprono alla ricerca.
– Pietro è dimensione legittima solo se ha accanto a sé l’essenza di Giovanni,
– L’inconfrontabilità dei contesti storici, l’irriducibilità dei tempi della storia.
– La frattura che sempre deve restare tra fedeltà ed infedeltà. Tutto questo sembra si possa legare attorno al problema della dimensione fondamentale della libertà dei soggetti, intendendo in essa la libertà della Parola, quella del testo, quella delle relazioni tra testimoni che vedono e si parlano e dell’ascoltatore. La libertà di Dio e la libertà del credente in un rapporto di grazia come possibilità che accada.

Nell’evangelizzazione…

* Il paradosso ci pone nella realtà in maniera nuova.
Nella Chiesa, comunità dei credenti ed invischiata nel compromesso e nella infedeltà mondana.
Nella politica, in situazione di minoranza.
Nell’evangelizzazione, nella coscienza che anche il profeta è inquinato.

Resta il problema di come riuscire a recuperare queste storie anche se risultano impure.
* Il desiderio biblico è quello della purezza, ma il messaggio esclusivamente puro diventa indicibile e la divinità diventa polvere a contatto con la storia. Non siamo per diradare la polvere, ma perché, nella polvere, la testimonianza possa dire. Resta, però, tutta la forza eversiva di Matteo 23!
* Ognuno è Pietro e Giovanni; portiamo nella carne il paradosso. Resta sostenibile questa posizione e non sconfiniamo nella schizofrenia!

Implicanze

Il nostro paradosso parte dalla condizione operaia o di dipendenza. L’angolazione della condivisione della vita, del non essere funzionali ad una organizzazione ecclesiastica, dell’espropriazione e della marginalità.
In questo ambito emergono alcune specificità:
– La possibilità di una fede (non privata – individuale) e la compagnia con i colleghi di lavoro.., e testimoni di quale Dio.
– Con quali categorie e speranze possiamo leggere la Parola; a cosa serva il nostro sacerdozio in Classe Operaia.
È emerso il pericolo di una ricerca intellettuale ed elitaria e resta il problema di come tradurre questo in linguaggio popolare per camminare con altri. Le attese esistono sia tra i preti (molti dei quali sono sfiduciati) e sia tra i laici. È importante la comunicazione anche se non sapremo mai cosa sarà traducibile nella fede; perché ogni persona ha il suo percorso di incontro con Dio.

Resta la fedeltà ad essere sentinelle che scoprono segni e pronti a dare pane a chi lo chiede.
Alcune piste devono essere riprese, ma forse non nella ricerca astratta, quanto nelle varie tematiche o situazioni di vita dei PO.
– Come stare dentro una realtà (non solo ecclesiastica) che è compresenza di istituzione (Pietro) ed utopia (Giovanni), di gestione del presente e progettazione del futuro e come vivere la loro inevitabile mescolanza.
– Il rapporto tra parola e silenzio, tra fedeltà e infedeltà: «proprio perché infedele, tu devi annunciare la fedeltà di Dio».
– La paradossalità di dirsi credenti in Dio e la domanda: quale Dio.
– Il rapporto tra l’io soggetto e la comunità: oscillazione permanente tra esaltazione del soggetto e teologia oggettiva… funzionalità – disponibilità… rispetto – pluralismo…
– La libertà del cristiano e l’oggettività della verità.
– Davanti a Dio ed al suo mistero come ci collochiamo: produttori, consumatori, o tutti azzerati!
– Testimonianza: mediazione necessaria… dolce.

Il gruppo dei
PRETIOPERAI DEL VENETO


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