Testimonianze


 

Due interventi tra loro collegati fatti al convegno nazionale 1992: la testimonianza di Oliviero Ferrari è per parecchi di noi paradigmatica: e raggiunge il suo punto più alto nell’esperienza del licenziamento, il pomeriggio del venerdì santo; o, ancora di più, nel rischio dell’incomprensione e della solitudine.
Corollario necessario, il commento di Luigi Sonnenfeld, in pochi versi di poesia quasi improvvisati.


Devo confessare che sto vivendo un momento di confusione.
In questi 23 anni della mia vita di lavoro e soprattutto di solitudine, l’aver cercato il Vangelo mi ha fatto incontrare – forse per la mia distrofia, forse perché ho degli occhiali sbagliati – soprattutto la sofferenza, l’emarginazione.
Chissà perché quando leggo il Vangelo mi colpiscono le beatitudini: beato chi piange, beato chi vuole la giustizia.
E davvero nella vita ho incontrato chi piange, chi soffre, chi è emarginato. Non solo: devo confessare che l’esserne stato poi coinvolto, preso assieme, ha portato alla fine, a 51 anni, a essere in parte – a volte forse troppo – emarginato, sofferente.
In particolare ultimamente mi è toccato vivere vicende abbastanza tristi:
– la perdita del lavoro: il venerdì santo, il pomeriggio, eravamo in 106 tutti in fila, alle tre del pomeriggio, a ricevere la lettera di licenziamento;
– così anche un brutto “incidente” in fabbrica (e anche fuori dalla fabbrica, con i vicini di casa) mi ha fatto accorgere, pagando salatissimo, che spesso il Vangelo va, e deve andare, e porta contro corrente in un modo tremendo…
Arriva un giorno in cui vi accorgete di essere totalmente dalla parte sbagliata…: a me è capitato in questi ultimi anni, guardandomi in faccia la sera: non essere famoso, non essere ascoltato, difendere le persone o stare con le persone più sbagliate e più incredibili con cui puoi trovarti nella vita. Accenno al manicomio, allo straniero, alla prigione, ai tossici; ed anche in fabbrica: l’aver preso le parti per quello fuori di testa, debole, mi ha squalificato. L’essere indicato come l’amico di…, contro il quale si erano raccolte le firme per mandarlo a casa; e quando sono arrivati i carabinieri nel cortile dove abito, il mio amico aveva fatto dei casini, e io ho cercato di mettermi in mezzo… così qualcuno suggeriva ai carabinieri di portare via anche me, perché questo mangiava a casa mia.
Ecco, l’aver capito – forse male, ma spero almeno di aver capito – il Vangelo in questa maniera mi ha portato a volte a domandare: maestro, dopo aver lasciato tutto, la moglie, la casa, e adesso il lavoro, …cosa abbiamo?
Ma per fortuna – per fortuna! – mi sono trovato il venerdì santo in croce.

Oliviero Ferrari


 

Ad un compagno licenziato il venerdì santo


Venerdì, sono stato licenziato

Per me hanno legato le campane della festa.
Non quelle subito sciolte
dai riti dell’Esodo Pasquale
ma i rintocchi che mi aspettano
ogni sera – staccato il cartellino del dovere –
sulla porta di casa.
Bronzi senz’oro né argento
campane della mia chiesa
assemblate da povera gente
tutta spago e cartone.

Sono tanti tre giorni, troppi, Dio mio!
Tre sono il tutto di me, di noi tutti,
secoli,
di vuoto,
di morte
faticosamente lottata,
di sprofondo infernale
perché siano sciolte le corde
dell’umanità risorta.

Luigi Sonnenfeld


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