Convegno nazionale / Salsomaggiore 1995 

Interventi


 

Confesso: fuori dai cancelli della fabbrica dal gennaio 1991, io non ho saputo resistere. Ed ho scelto di andarmene a conoscere un qualche sud del mondo – magari per combinarci anche qualcosa di buono.
Ho quindi vissuto i periodi migliori degli ultimi 3 anni con la testa e il cuore occupati dai rwandesi sfollati a causa della guerra, iniziata nel ‘90; i quali dopo l’aprile ‘94 si sono rifugiati in Tanzania.
Non sto a descrivere. Provo piuttosto a fare un primo bilancio sommario limitatamente a me:

* Questi tre anni mi sono serviti per conoscere un Sud disperato e disperante; nel quale incredibilmente quella gente continua a conservare la speranza di un futuro – contro ogni speranza, direbbe san Paolo.
* Questi tre anni hanno fatto crescere in me:
– il rifiuto della generalizzazione: che per esempio ci porta a pensare, erroneamente, che in Rwanda tutti gli hutu vogliono uccidere tutti i tutsi, e viceversa. La necessità invece di dire chiari i soggetti in campo; e di fare tutte le distinzioni necessarie per comprendere al meglio la realtà;
– il rifiuto dell’obbedienza, che è come il fondamento della società rwandese, piramidale e paralizzante, controllata costantemente e ovunque dall’élite di turno al potere;
– il rifiuto della violenza armata: basta dire che io ero là quando la guerra è riesplosa (aprile ‘95).
* Ma la mia collocazione non era omogenea alla mia storia di Prete Operaio:
– ero oggettivamente dalla parte dei bianchi privilegiati
– una sostanziale condivisione delle condizioni materiali di quella gente era (ed è) impossibile
– per di più, operare dentro la grande operazione di soccorso internazionale di fatto vuol dire entrare nel gigantesco business dell’emergenza: un gran turbinio di soldi e di sprechi.
* Anche nel mio cammino di fede, devo dire che non ho saputo resistere: le sofferenze che ho visto, gli eccidi accanto a cui sono passato, la grande disperazione che tutti a tratti ci ha invaso, mi hanno se mai portato a resistere a Dio. Per tanto tempo, non ho più saputo o voluto pregare, se non formalmente.
Posso dire che è stato un tortuoso cammino di progressiva purificazione; e che ad un certo punto sono arrivato a decidere di limitarmi a due sole preghiere:
– la richiesta che lo Spirito mi guidi a discernere qual è il mio cammino in avanti
– la richiesta della conversione del carattere (dopo i 50 anni mi pare si diventi capaci solo di tirar fuori il peggio di sè nei rapporti…)
– ritentando ogni giorno di nuovo a “sperare contro ogni speranza”.

E adesso?
La mia fabbrica sta per essere messa in liquidazione.
Sono rimasto escluso dal prepensionamento: bastava che nascessi 27 giorni prima…
Vorrei tanto che uno straccio di lavoro in futuro mi fosse ancora dato, purchè sia fisicamente sopportabile. Ma prevedo che sarà impossibile.
E confesso che non so se riuscirò a resistere fuori della condizione di lavoratore dipendente. So che sarò più esposto alla tentazione di trovarmi una qualche “sistemazione” nell’ambito ecclesiastico…

Luigi Consonni


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