rivista n° 47-48 – 2000

Che cercate?

 Mi sono ritrovato tra le mani “L’avventura di un povero cristiano” e mi è giunta sotto gli occhi questa affermazione di Silone contenuta nel saggio che precede il dramma dedicato alla emblematica figura di Pietro Angelerio del Morrone, incoronato pontefice nel 1294, poi clamorosamente dimessosi perché convinto della impossibilità di conciliare lo spirito dei Vangeli con i doveri del trono.
Per un cristiano è impossibile non riferirsi a Cristo: non come realtà confinata nel passato o nel futuro, ma come evento-incontro che in qualche modo accade nel presente. I monaci che passavano la vita a delineare i tratti del Volto Santo indicano questa “fissazione” nel rendere perfettamente attuale un volto antico o nel cercare quelle caratteristiche che lo rendono originale ed inconfondibile. Eppure tutta la loro fatica era destinata all’approssimazione: qualunque realizzazione, anche la più alta, partoriva probabilmente una nostalgia inquieta, la ricerca di un di più, unita all’attesa di una nuova ispirazione per dipingere il medesimo volto che invariabilmente non risultava mai identico. L’approssimazione è tutt’altro che da disprezzare. A pensarci è il massimo che è consentito e possibile. Gli stessi Vangeli sono approssimazioni: la loro pluralità è segno della impossibilità di rinchiudere e circoscrivere perfettamente l’evento che può e deve essere narrato e che rimane sempre da rinarrare.
Se sapessi dipingere rappresenterei Gesù come un prigioniero. Non è originale: così lo rappresentano oltre che i racconti della passione contenuti nei Vangeli, la leggenda del grande inquisitore narrata ne “I fratelli Karamazov” di Dostoevskij e chi sa quante altre opere. Ma perché prigioniero?…
Abstract editoriale

Editoriale

“Chi dite che io sia?

1999 Viareggio: incontro nazionale PO

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