Ci scrivono
Nei primi versi del c.12 del vangelo di Luca, un contesto in cui Gesù esorta a testimoniare la fede anche quando si è in minoranza o addirittura tra le persecuzioni, si trova l’espressione “ciò che avrete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce; e ciò che avrete udito all’orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti”.
In una società dominata dalle comunicazioni satellitari, dalla TV che entra in ogni casa, le nostre assemblee domenicali in cui viene proclamato il vangelo e spezzato il pane mi paiono proprio “le stanze più interne” e non è certo una messa in TV la domenica mattina che può essere paragonata al profluvio di messaggi guidati, ostentati, legittimati a spada tratta e a più voci a esaltazione della guerra.
Una guerra contro il terrorismo – ci dicono – una nostra guerra “santa” tesa a ristabilire sicurezza per noi e civiltà in paesi che ne sono privi.
Dov’è il terrorismo, dov’è la civiltà?
Come possiamo non porci la domanda “dov’è il terrorismo” e “dov’è la civiltà” davanti a quanto sta accadendo nel mondo?
È certamente terrorismo – e va condannato nella maniera più assoluta l’attentato contro le torri gemelle, un attentato, per giunta, dalle proporzioni così enormi e dalle conseguenze di morte così nefaste.
Ma si trova solo lì, il terrorismo? Quello è opera di un’ organizzazione estremista, fanatica, deviante. Ma può l’Occidente fregiarsi del titolo di combattente contro il terrorismo quando esso stesso lo pratica?
Lo pratica, anzi, in maniera aggravata perché non da schegge impazzite della società è praticato, ma da stati “civili” e da alleanze di stati “civili”. In nome della guerra al terrorismo si stanno lucidamente perpetrando crimini terroristici.
Che colpa hanno i milioni di Afghani inermi se Bin Laden non viene consegnato? Non è terrorismo gettare bombe su aeroporti, moschee, ospedali, camion di profughi, case private, sedi di istituzioni umanitarie? Non è terrorismo far morire così centinaia di persone innocenti, condannare milioni di persone a esodi biblici, ormai fotocopia ingrandita di quanto abbiamo visto due anni e mezzo fa in Kosovo?
Non è terrorismo condannare ogni anno a morte migliaia di bambini in Iraq perché ci si oppone a che venga revocato l’embargo? No, si dice, terroristi sono gli altri. Non sono terroristi i carri armati, i missili con lo stemma dello stato, i bombardieri e i caccia pilotati dagli uomini in divisa. Come può essere terrorista un’ azione programmata e fatta alla luce del sole, ripresa continuamente dalle potenti telecamere occidentali, un’azione sotto gli occhi di tutti?
Barbarie e terrorismo, non civiltà e pacificazione, sono ciò che l’Occidente sta facendo. Barbarie e terrorismo stiamo pavidamente accettando e ce ne stiamo facendo complici con un “appoggio incondizionato”: qualunque strategia o arma si adoperi, qualunque durata o estensione debba avere.
Dov’è la Chiesa?
Io sono una persona di chiesa e mi sorge irrefrenabile questa domanda: dov’è la Chiesa? Non siamo noi a dover gridare per primi sui tetti la Parola che abbiamo udito all’orecchio nell’ormai “stanza segreta” che è diventata l’edificio di culto?
Dov’è la CEI, dove le diocesi, dove le parrocchie, dove i seminari e le università cattoliche, i luoghi dove si prega, si pensa e si studia la parola di Dio?
Perché quando si fanno celebrazioni mediatiche di effetto come la Giornata Mondiale della Gioventù, o si devono rivendicare diritti per le proprie istituzioni, si mobilitano migliaia e milioni di persone, mentre davanti a così evidenti azioni di peccato e di morte tutto quello che facciamo è invitare alla preghiera e qualche timida voce di dissenso? Basta gloriarci della parola del Papa o della Marcia della pace di Assisi?
Cosa è che vela gli occhi dei cristiani al punto da acconsentire ai messaggi martellanti e ottundenti di giustificare ed esaltare questa infame guerra? Appiattimento, calcoli di bottega, mantenimento di privilegi, mancanza di fede: forse sono qui le spiegazioni.
Roberto Sciolla
sacerdote della diocesi di Iglesias (CA)