rivista n° 58-59 – 2003

Crimini di guerra, crimini di pace

L’occupazione dell’Irak è in pieno svolgimento. Un’invasione preparata da molto tempo, con cura. In una intervista rilasciata a Ted Koppel della Abc, un giovane colonnello americano della Terza Divisione di Fanteria, mentre entrava in territorio irakeno, si è lasciato sfuggire un pezzo di verità: “non abbiamo timore di campi minati oltre il confine perché da un anno la nostra intelligence sta seguendo metro per metro la disposizione delle mine irakene e sta preparando il terreno”. Anche il card. Pio Laghi, inviato dal papa a parlare direttamente con Bush, ha dichiarato che la guerra era già stata decisa da tempo.
In Mesopotamia si sta sperimentando la nuova dottrina dello shock and awe. Colpisci e terrorizza. Con bombardamenti brutali e spietati occorre ottenere “una Hiroshima senza impiegare la bomba atomica”, teorizzano J. Wade e H. Ullman, i cervelli che insegnano al “Collegio di guerra”. E’ un messaggio chiaro ai terroristi di tutto il mondo: “vi facciamo vedere che siamo noi i migliori e i più forti a terrorizzare!”.
E’ una guerra sperimentale. E’ una guerra che si colloca in un orizzonte mondiale. La prima di una serie.
E’ una guerra imperiale. Non a caso gli organismi multilaterali rappresentati nell’ONU sono stati vistosamente snobbati, dopo ripetuti tentativi di comprare a suon di dollari la maggioranza che non c’era e non c’è stata. Anche i paesi affamati di risorse economiche e membri del Consiglio di Sicurezza hanno resistito alle pressioni, ai ricatti ed alle lusinghe impedendo la dichiarazione di legittimità da parte delle Nazioni Unite dell’intervento militare anglo-americano in Irak. Ma per Washington è un dettaglio trascurabile: anzi è utile a mettere in chiaro chi è che comanda, perché ha la forza di farlo

Abstract editoriale

Editoriale

Voci dalla stiva

Il Vangelo nel tempo

Frammenti di vita

Viareggio 2003

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