Frammenti di vita
Quel primo vagito profetizzato da Ernesto Balducci, come primo vagito di un nuovo ordine mondiale, ora è nato nel cuore dei giovani e nella loro coscienza collettiva. Cosenza ce lo ha dimostrato.
L’arresto dei 20 giovani del sud, il venerdì 15 novembre, quel venerdì subito dopo Firenze, ci ha fortemente scossi.
Ma la stirpe dei profeti non finirà mai e non sappiamo da chi ci è stato dato aiuto e forza per reagire subito, ma certo da chi ha saputo lavorare e donarsi prima di noi.
La giovane sindaco di Cosenza, Eva Catizone, del partito socialista europeo, chiamato così da Giacomo Mancini quando non esitò a staccarsi subito da Craxi, ha immediatamente proclamato Cosenza una città civile, pronta per altissime battaglie civili, Cosenza città aperta. Questo ha aiutato noi tutti a non lasciarci intimidire. Per ordine della stessa procura di Cosenza, all’Università di Arcavacata è stato perquisito il dipartimento di sociologia accusato di terrorismo, mentre questa bella università è un dono per la nostra Calabria.
Da tutta l’Italia abbiamo sentito gente vicina. Il venerdì 22 novembre, per la grande assemblea all’università ci ha raggiunto Agnoletto con tanti giovani ed il papà di Carlo Giuliani. L’aula magna era gremitissima (poi è rimasta aperta la notte per far assopire i giovani al caldo, mentre 300 famiglie hanno dato ospitalità nelle case), gremitissimi anche i corridoi fino a fuori dove si distribuivano agrumi, che ora qui sono abbondanti, e bevande calde. Cena e colazione povere ma di cuore.
Il rettore e professori guidavano il dibattito con serenità e fermezza. Poi il vescovo, monsignor Agostino, altrettanto fermo sulla verità da mettere in chiaro, ha aperto una veglia di preghiera in cattedrale.
Durante la mattinata di sabato 23, sono arrivati ancora giovani da tutta l’Italia. Da Paola, non molti anni fa, è stato scavato un tunnel sotto i monti dell’Appennino calabro e, anche se bisogna cambiare treno, ci sono quelli che in pochi minuti portano a Cosenza. Tutti i negozi erano aperti e c’è stato pure chi ha venduto vino locale ( un bicchieruccio! ).
Il corteo della manifestazione è iniziato dopo le due del pomeriggio. Si era certamente in più di ventimila e forse quasi trentamila. È durato fino a tarda sera, partendo dalla stazione lungo viali e corsi della città, fino al palco di piazza Fera. Il sindaco era a piedi con tutti.
Ora ci sentiamo più incoraggiati sapendo che un altro mondo, anche qui, è possibile!
“La stirpe dei profeti durerà sempre” – così dice Leandro Rossi nel suo libro Paulo Freire profeta di liberazione , Ediz. Qualevita. Dice ancora: “Quando si vogliono seppellire i messaggi di vita e di lotta dei profeti, il popolo stesso, di quelli che non contano, diventerà profeta. Ma ecco che il popolo ha bisogno di percepire, e Leandro Rossi stesso è profeta per aver avuto il coraggio di parlare scrivendo.
Nell’ultimo numero della rivista, ho visto con interesse ed affetto che sei pagine sono tutte dedicate ad Emilio Coslovi, dopo la sua morte: scritti vari dai suoi compagni di viaggio, pur nei diversi cammini, forse meno duri del suo. C’è chi ha visto in lui il “mato” che ha in sé povertà e ricchezza (pag. 67).
“Mati” sono stati per un giorno i giovani che ci hanno raggiunto a Cosenza, senza sapere dove mangiare e dormire e lo saranno ancora perché questa profezia collettiva non può fermarsi. “Mati” e “profeti” (pag. 68): è così che i giovani vogliono vedere vicino a sé pure gli anziani che come loro hanno lottato per preparare questo secolo appena iniziato.
Non è possibile allontanarsi nemmeno un po’ dal focolare che è la rivista PRETIOPERAI.
Anche Balducci dice: “La mia città non è più Firenze, è il pianeta, ma Testimonianze resta il focolare a cui ancora mi seggo per incontrare le generazioni che si succedono e mi trasmettono l’appello delle coscienze e il respiro sempre nuovo del mondo.
La penna è qualcosa che semina, e sia la benvenuta, come il numero infinito di tanti poveri di tutto il mondo che seminano con tanta ma tanta speranza.
Non manca, oggi, un’altra filosofia per noi gente comune come si sforzò di trasmettere Martin Luther King che voleva per tutti una intelligenza critica. Si serviva di immagini come serpente/colomba, una sintesi possibile da non lasciare scissa. No alla sdolcinatezza del sentimento, ma pure no alla fredda ragione. Bisogna legare e coniugare assieme intelligenza (serpente) e tenerezza (colomba) per recuperare la ragione dall’abissale freddezza cartesiana.
Bisogna andare avanti nella prassi, ma anche nello scrivere. A volte penso al vecchio Tolstoj come dovette sentirsi risollevato nel poter scrivere al giovane Gandhi.
King scrisse “La storia è pellegrina verso la nonviolenza” e don Sirio Politi, in Antico sogno nuovo, dice: “Il cammino della storia è un cammino pellegrinante: non può essere concesso riposo”.
Il cammino della nonviolenza, che ora diventa sistema di pensiero, è stato preparato da molti profeti, veramente tanti, tanti piccoli, o più dotati, non importa.
A un vecchio francescano in Albania, che ha fatto diversi anni di carcere, gli scrivo spiegandomi che durante i molti anni di terrore comunista non li ho dimenticati ma nemmeno ho pregato con bigottismo religioso. Lo spirito di giustizia e ricerca contro ogni spiritualismo disincarnato ci aiuta oggi nel pathos profetico che i giovani cercano.
Sì, la stirpe dei profeti esisterà sempre.