VIVERE L’INTERNAZIONALE, L’INTERCULTURALE, L’INTERRELIGIOSO
Incontro internazionale dei PO europei / Barcellona, 7-9 giugno 2003


 

Internazionale, inter-culturale, inter-religioso: tutti questi aspetti li viviamo ogni giorno nei nostri quartieri, nel lavoro, nelle nostre città e in tutte le nostre relazioni, specialmente in quelle che ci mettono a contatto con gravi conflitti presenti in altri paesi.
La riflessione del nostro gruppo comincia spesso dalla constatazione della mancanza di solidarietà internazionale, dalla presenza del razzismo, dalla mancanza di cultura, dalla superficialità religiosa, dalla crisi di identità personale o dalla diversità delle situazioni di vita o di impegno del nostro collettivo.
Gli incontri di Ibenstadt sono per noi un momento privilegiato di sosta, di scambio e di riflessione… Ci domandiamo spesso come noi siamo capaci di sostenerci nelle nostre scelte comuni e nell’agire quotidiano, al di là dell’accettarci reciprocamente come fratelli e sorelle. Usciamo rafforzati dai nostri incontri, perché vediamo la realtà della distruzione delle relazioni umane che supera tutte le frontiere nazionali, etniche, culturali e religiose. Possiamo capirci nelle nostre difficoltà e nel nostro resistere alla realtà della distruzione. Possiamo anche celebrare la nostra gioia di vivere nella fede…

Internazionale

Abbiamo rapporti con gente del posto e di altri paesi… I compagni e le compagne, i vicini e le vicine, i “senza terra” e i bambini di strada dell’America Latina ci sono più vicini che i “capi” con i quali abbiamo a che fare nella fabbrica o in altri luoghi. È in queste relazioni che noi viviamo la dimensione internazionale.
Oltre a questo siamo impegnati con gruppi di contatto con il Brasile, Perù, l’Africa del Sud, lo Skri Lanka. Noi abbiamo legami con i sindacati, i gruppi di fabbrica, i rifugiati, le comunità religiose di questi paesi…

Inter-culturale

Siamo inseriti in un ambiente che ci mette a contatto con lavoratori manuali disoccupati, o con lavori precari, con gli immigrati di diversi paesi del mondo intero in cerca di occupazione.
Viviamo nel confronto con la cultura dominante e oppressiva di cui sentiamo, su noi stessi, come per gli altri, gli effetti devastatori. Nei nostri incontri cerchiamo e sperimentiamo ciò che nella cultura operaia internazionale è comune e che ci permette di esprimere la nostra gioia di vivere.

Inter-religioso

Il fatto di vivere con persone che hanno una fede diversa ci segna personalmente. Constatiamo che la nostra fede cambia e sentiamo il bisogno di darle nuove forme espressive. La realtà verso la quale siamo orientati è più ampia e non può essere classificata nelle abituali categorie: ecclesiali (cattoliche o protestanti), atee, politiche o sindacali. Cerchiamo di consolidare in noi una più ampia apertura e nei nostri incontri ci invitiamo a presentare la nostra fede in modalità ed approcci diversi. In generale manteniamo un impianto cristiano, però ci si estende anche alla mistica e si va a toccare il fondamento umano. In questo modo si colgono gli elementi comuni a persone radicate in altre fedi. Così i nostri legami con rifugiati, esclusi, poveri e persone che professano altre religioni sono per noi occasione di scoperte.
Siamo particolarmente interpellati dalla presenza consistente e multiforme dell’Islam, dal suo modo di legare religione e politica e dalla mancanza di una autorità dottrinale “ecclesiastica”. Il rispetto che i suoi aderenti manifestano di fronte a Dio, soprattutto con i loro mistici, è una testimonianza che li rende a noi vicini. Siamo interpellati ad agire con loro, ad esempio contro la guerra…
La frequentazione di persone influenzate dal Buddismo ci interpella relativamente a nostre opinioni dottrinali su Dio. I buddisti ci orientano ad entrare nel “ più grande non-sapere”. Da parte nostra noi ci riferiamo innanzitutto al Dio che si è fatto povero.
Nel contatto noi scopriamo sempre più delle cose comuni e troviamo una forma-metodo di confronto in cui tutte le affermazioni non si riducono alla semplicistica opposizione giusto/sbagliato.
Rumi, un mistico musulmano, chiama “cielo “ questo luogo di incontro. Noi ne viviamo un pezzetto nella nostra vita quotidiana…
Nel contatto con gli alcoolisti, con persone dipendenti da droga o altro, noi abbiamo la convinzione di incontrare uomini e donne ai quali la relazione fondamentale con Dio può loro mostrare cammini di fuoriuscita dal marasma della loro vita. Alla luce di queste esperienze di guarigione, veniamo provocati a scoprire l’essenziale della nostra fede e a guardare in maniera nuova la nostra relazione con Gesù Cristo.


 

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