Il vangelo nel tempo



Comunità “La Madonnina” di S. Giovanni Lupatoto (VR)

 

In presenza di stimolazioni che si susseguono a ritmo di “tempo reale” si corre il rischio di perdere il senso del tempo vero che scandisce pensieri ed avvenimenti che abbisognano di percorsi di maturazione lenta e di ricerca costante vissuta nella quotidianità da donne ed uomini che hanno colto una Luce originaria.
Per noi questo sogno è consistito nel tentativo di porre il Vangelo nel nostro tempo, nella vita.
Non è stato ovvio e naturale.
Si trattava di rimettere in libertà il Vangelo dalle tradizioni (che hanno avuto il merito di tramandarcelo), dalle interpretazioni ingessate e dalle mediazioni dei sacri poteri. Bisogna correre il rischio di contaminare il Vangelo, di tradurlo e tradirlo per essere contaminati e scoprire la trama di una Fedeltà che ci accompagna con passo leggero.
Ma anche il tempo è continuamente catturato da interpretazioni sacrali od ideologiche per cui fatti ed avvenimenti perdono la loro autonomia e genuinità diventando gabbie per soggetti dominati.
L’avventura di far incontrare il Vangelo con il tempo passa attraverso la vita e l’unità delle persone, con luci ed ombre, tenerezze ed irrigidimenti, vicinanze e separatezze, intuizioni profetiche e tradimenti. Il Vangelo non diventa speculazione teologica, ma narrazione di piccole storie di donne ed uomini che stanno gustando la dignità di credenti e la libertà di figli. La narrazione non si ferma alla memoria ma diventa consapevolezza di un presente vissuto davanti ad una Presenza-Assenza aperta alla speranza ed al futuro.
“Non fatevi chiamare maestro, perché voi siete tutti fratelli ed uno solo è il vostro Maestro” (Mt. 23,8).
In questi 30 anni il motto evangelico è stato posto al centro sia della ricerca e sia delle relazioni comunitarie sapendo che su questo si giocava la fraternità superando la tentazione di classi sociali.
Negli anni del dopo Concilio Vaticano II in molte persone è maturato un rifiuto di una chiesa di classe: docente e discente, maestri e discepoli; mai un discente sarebbe diventato un maestro se non fosse entrato nella classe clericale.
Nell’esperienza di comunità abbiamo posto al centro non il diritto canonico, ma la vita di donne ed uomini per quello che sono ed il confronto con la Parola e lo Spirito che a tutti è donato.
Questo connubio continua ancora e rafforza la simpatia e la condivisione delle gioie, delle pene e delle speranze del vivere. A dire il vero abbiamo incontrato tra noi anche dei maestri di un solo giorno, perché sono sempre cambiati, ed alle volte è toccato anche a noi indicare un piccolo tratto di strada, ma l’unico riferimento è comunque sempre il Signore Gesù Cristo: unico vero maestro; noi siamo solo servitori del Vangelo.
Nella comunità forte è stato il controllo perché non nascessero dei “Rabbi” che portassero la comunità verso pensieri altri, è il Cristo che ci ha scelti ed apparteniamo a Lui sia pur nella semplicità del vivere il lavoro, la famiglia, le relazioni sociali, la cura per gli ultimi.
E noi preti abbiamo scoperto di non essere dei padri frustrati ma dei fratelli arricchiti dall’umanità di altri fratelli e sorelle. Non siamo andati in pensione e non restiamo senza far niente ma tentiamo di restare nel servizio e nell’animazione della Parola. Lo Spirito Santo di Dio spira dove vuole e ci sorprende; la meraviglia e la lode scaturiscono da questa attenzione.
Anche per noi vale la parola di Gv 2, 27: “Lo Spirito Santo che avete ricevuto da Gesù Cristo rimane ben saldo in voi, perciò non avete bisogno di nessun maestro. Infatti è lo Spirito il vostro maestro in tutto: Egli insegna la verità e non la menzogna. Voi dunque rimanete uniti a Gesù come vi è stato insegnato”.

Corrado Brutti e Luigi Forigo



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