La chiesa dei poveri
Lettera a La Repubblica del 13 dicembre 2005
“Egregio sig. Augias,
sono un’ex insegnante di liceo, cattolica praticante, scrivo poesie religiose, sono convinta del valore non solo spirituale ma anche umano e sociale della presenza della Chiesa cattolica nel mondo. Riconosco il suo diritto ad esprimere e diffondere valutazioni e magistero su questioni di grande rilevanza umana come la fecondazione assistita, l’aborto, la pillola.
Sono però sconcertata da alcune parole di troppo e da alcuni silenzi. Nelle esternazioni del card. Ruini, nelle preferenze verso certi uomini politici guardati più benevolmente nelle loro legittime debolezze umane rispetto ai comuni fedeli, mi pare di scorgere la risorgente tentazione di un collateralismo di marca costantiniana che tanto male ha fatto nei secoli alla Chiesa.
Si ha l’impressione di uno scambio utilitaristico fra benevole preferenze e concreti vantaggi come quell’esenzione dal pagamento dell’Ici per gli edifici commerciali della Chiesa che offende la coscienza di tanti cristiani. Mi inquieta e rattrista la constatazione che anziché affidare alla propria azione apostolica la formazione cristiana sui delicati problemi della sessualità, si tenti di ricorrere al ‘braccio armato’ della legge laica per dirigere coscienze alle quali Dio ha fatto dono di una drammatica libertà. Accanto a queste voci di troppo colpiscono i silenzi sui comportamenti di stati e governi che riducono gli aiuti ai paesi poveri, rifiutano di ridurre le emissioni nocive per la salvaguardia del pianeta, vietano la vendita a basso prezzo di medicinali per salvare vite in pericolo, gettano milioni di quintali di cibo nella spazzatura.
Silenzi anche sulla precarizzazione del lavoro tra i giovani italiani ed europei sulla giustamente deprecata precarietà di affetti e valori. Anche per questo ho deciso di destinare il mio obolo giornaliero all’associazione del Medici senza frontiere e ai Comboniani e sto valutando la prospettiva di destinare l’otto per mille alla Chiesa Valdese per costruire scuole sperando che questa specie di disobbedienza civile si diffonda stimolando le gerarchie ecclesiastiche a una sana autocritica così rendendo un servizio a quella religione della quale continuo a ritenere fondamentale e insopprimibile il valore”.
Lettera firmata. Teramo