Con i carcerati (3)
1998 / RELAZIONE ANNUALE
Rignano s/Arno, 23 gennaio
1) Periodicità d’accesso. Una volta la settimana.
2) Quanti detenuti sono stati seguiti. Con un rapporto costante e approfondito circa 15. Con incontri più distanziati tra loro e un rapporto meno intenso e approfondito circa 25.
3) Tipi di intervento svolti.
Quasi esclusivamente colloqui con le persone (uomini e donne) detenute. Ho soprattutto ascoltato molto, perché mi sono reso conto che queste persone hanno un grande bisogno e una grande voglia di comunicare, di parlare di sé, delle loro famiglie, delle loro speranze, della loro sofferenza e delle cose che, secondo loro, non vanno o vanno bene nel carcere.
4) Modalità di collaborazione con gli altri operatori dell’Amministrazione. La collaborazione è stata quasi esclusivamente con le educatrici e educatori. A volte mi è stato richiesto qualche intervento da parte degli agenti.
5) Eventuale utilizzazione di risorse esterne. Ci sono stati contatti e interventi presso cooperative per il lavoro di persone in affidamento o in semilibertà. Il lavoro è uno dei problemi principali per chi esce, anche temporaneamente soltanto, dal carcere. C’è stato anche qualche contatto con dei S.E.R.T. per problemi di tossicodipendenti.
6) Problemi e Proposte
a) Problemi. Secondo me i problemi che il volontario incontra nel carcere sono paradossalmente gli stessi che hanno gli ospiti di Sollicciano. Le condizioni in cui vivono le persone detenute condizionano, in un certo senso, anche il lavoro del volontario. Questo per quanto riguarda i gravi e urgenti problemi del carcere. Ma anche per quanto riguarda quelli più piccoli. Per limitarmi ad uno di questi mi piacerebbe, per esempio, che il parere di un volontario che ha seguito e conosciuto magari per un anno o più un detenuto, avesse o potesse avere un peso su provvedimenti che il magistrato di sorveglianza o la direzione del carcere sta per prendere nei confronti del detenuto stesso.
b) Proposte. Vorrei limitarmi ad alcune piccole proposte che mi sembrano realizzabili facilmente.
1) Avere la possibilità di riunire piccoli gruppi di persone detenute per discutere insieme, leggere, scrivere dei testi, affrontare i problemi del carcere ed altre cose specialmente sul piano culturale.
2) Corsi di alfabetizzazione o istruzione per gli stranieri.
3) Fare qualcosa perché gli ospiti di Sollicciano possano sentire più vicina la presenza della direzione per stabilire un rapporto di fiducia o comunque di comprensione.
4) L’ultima proposta, che non rientra tra quelle facilmente realizzabili, ma che per me è urgente, è arrivare al momento in cui non ci devono essere più bambini in carcere.
Bruno Borghi
2005 / RELAZIONE ANNUALE
Per il D.A.P., 25 febbraio
1) La frequenza del mio intervento come volontario nel carcere di Sollicciano è di una volta la settimana. In casi particolari qualche altro giorno.
2) Seguo in modo continuo e frequento una decina di detenuti. Altri per un colloquio o una richiesta di aiuto.
3) I miei incontri consistono essenzialmente nell’ascoltare.
4) Collaboro con alcuni educatori.
5) Dei problemi del carcere ne parlano tutti i giornali, convegni, seminari, ecc. Dei problemi di Sollicciano ne hanno parlato più volte i detenuti stessi attraverso la loro Commissione. Sono intervenuti davanti a Consigli comunali, in convegni, sulla stampa. Sono i problemi che anch’io segnalo e sono conosciuti dal DAP e dal ministero di Giustizia. La sfiducia nell’attuale ministro e nel governo di cui fa parte è totale e quindi non credo che li risolverà.
Provo rabbia e dolore quando penso alla famigerata legge Cirielli-Vitale, una legge che, se passerà, scancellerà la legge Gozzini e getterà nell’illegalità gli immigrati e i tossicodipendenti riempiendo ancora di più le carceri. Favorirà invece chi ha mezzi e denari.
Di fronte a questa situazione noi volontari rischiamo la rassegnazione.