“Carico leggero e pesanti fardelli: l’Evangelo in Italia”
Incontro nazionale PO 2008 (6)
Ho lavorato in fonderia, in una trafileria a Milano per 19 anni. Ero diventato amico di quelli più scassati, quelli che ricevevano lettere di ammonizione, richiami dal capo. Con questi legavo con una certa facilità. Uno di questi si chiamava Angelo Di Bartolo, abitava in via Padova, di origini siciliane e con moglie molto esuberante, con due figli che avevano grossi problemi di testa. Mi ero attirato l’amore di Angelo e l’odio di parecchia gente, però era simpatico. Essendo di origini contadine parlava con facilità impressionante delle capre, delle pecore. Mi spiegava come si faceva il formaggio, i mulini, l’olio. Era lì in fonderia e sognava l’olio e le capre.
Una volta gli regalai una zucchina strana, forse serviva solo come ornamento. Egli lavorava e non lavorava, aveva tempo perché puliva gli spogliatoi e gli armadietti: gli unici aperti erano il mio e quello di un amico bresciano, gli altri ormai erano tutti chiusi. Un giorno mi fa: “sai che ho fatto con quella zucchina? L’ho piantata in un angolo di questa grande area della trafileria-fonderia, in una zona dove ci sono gli scarti, pezzi di tubo”. Lì c’era più ferro che terra. L’aveva messa sotto e poi con mia grande sorpresa e meraviglia lo vedevo tutti i giorni frugare, dopo aver mangiato, per vedere se la zucchina aveva messo le radici.
La storia è questa: la fabbrica ha chiuso, Angelo non ha più trovato lavoro, la moglie lo ha buttato fuori casa e da buon fumatore (fumava tre pacchetti di sigarette al giorno) è morto di tumore.
Ho voluto ricordarlo perché mi è sempre rimasta la voglia di andare a cercare le radici, la voglia di frugare, per cercare. In questi ultimi anni vengo qui volentieri, è come tirar fuori la zucchina e vedere le radici che qui nascono: ci sono, ci sono state.
Mi pare che tutti i giorni, quando mi sveglio – le preghiere le ho un po’ dimenticate – mi sia rimasta la voglia, come Angelo, di frugare, di andare a vedere se qualche cosa è attecchito, e di scoprire, chissà, se la zucchina ha messo radici. Chissà se quello che mi ha insegnato mio padre, gran bestemmiatore, semianalfabeta, non credente, è vero. Egli diceva: “Se c’è un paradiso sarà per noi, per mia madre mondina”. Ora, in pensione, non sono tornato a fare il prete, che non so fare; sono tornato a fare la persona onesta. Dico messa solo la domenica in campagna.
Però il desiderio di riprendere in mano quella zucchina tutti i giorni e guardarla… essa è questa umanità che c’è al margine, al confine, sepolta in mezzo al rottame.
Come sapete, io vado in mensa [alla mensa per i poveri dei frati cappuccini, a Milano] tre o quattro giorni la settimana a servire, ad aiutare e lì ho visto novità, pagine di Vangelo con mia grande meraviglia.
Oggi devo ringraziare Angelo che mi ha lasciato questa voglia. Forse è tipica dei bambini, di frugare, di cercare pagine nuove. Devo ringraziare Angelo che tutti i giorni andava a vedere la zucchina.
Quando mi sveglio vado a cercare e a vedere il Vangelo, tutti i giorni, e tutti i giorni è nuovo, è una meraviglia.