rivista n° 86 – 2010

Si scuotono le fondamenta

Quarant’anni fa veniva pubblicato in Italia un libro di Paul Tillich, teologo luterano emigrato negli Stati Uniti nel 1933 per manifestare una protesta politica contro il nazismo. L’originale in inglese aveva visto la luce in America nel 1948 con il titolo “The shaking of the fundations”: “Si scuotono le fondamenta”, una citazione presa dalla “grande apocalisse di Isaia”. Si era nell’immediato dopoguerra; erano impressi negli occhi e nella mente le grandi devastazioni avvenute, ma era ancora in pieno sviluppo la corsa agli armamenti, tesi verso una tecnologia sempre più avanzata e con potenziale distruttivo al di là di ogni immaginazione.
Le parole del profeta sono tremende: “Le fondamenta della terra tremano. La terra si schianta tutta, la terra si disfa tutta, la terra trema tutta, la terra vacilla come un ubriaco, la terra dondola come un’amaca; sotto il peso del suo delitto la terra cade per non rialzarsi più” (Is 24,19-20).
“Nel linguaggio dei profeti è il Signore che scrolla le montagne e liquefa le rocce. Questo è il linguaggio che l’uomo moderno non può capire. E così Dio… ha parlato agli uomini del nostro tempo per bocca dei nostri più grandi scienziati, e questo è ciò che ha detto: «Voi stessi potete essere la causa della vostra fine. Io rimetto nelle vostre mani il potere di scrollare le fondamenta della vostra terra. Voi potete usare questo potere per creare o distruggere. Come lo userete?» (Paul Tillich, Si scuotono le fondamenta, Ubaldini, Roma 1970, 23).
L’autore afferma questa profezia laica. Dio, infatti “non è vincolato a nessun linguaggio particolare, nemmeno a quello dei profeti”, essa avviene dentro la lunga storia umana.
E, però, la stessa antica parola: quella che troviamo nel Deuteronomio: “Vedi, io pongo dinanzi a te il bene e la vita, la morte e il male… Scegli dunque la vita perché viva tu e la tua discendenza” (Dt 30, 15.19)…

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