Convegno di Bergamo
2 Giugno 2011
e
Incontro Nazionale dei Preti Operai
2 – 4 Giugno 2011


Per il terzo anno consecutivo facciamo coincidere il nostro incontro nazionale di tre giorni con un convegno aperto a tutti su tematiche che riteniamo essenziali e di estrema attualità.

Quest’anno il programma della giornata del 2 giugno sarà cosi articolato:
i contenuti della mattinata del 2 giugno (dalle 9 alle 13) sono racchiusi in questo titolo:

 

LA PIETRA IN CAMMINO.
Chiesa in viaggio col mondo

 

Ci siamo lasciati ispirare dal titolo di un libro di Balducci pubblicato nell’immediato post-concilio: “Che mancava prima del Concilio, alla nostra coscienza di cattolici? Mancava l’idea del viaggio, l’idea della Chiesa itinerante. L’immagine che meglio traduceva la nostra comprensione della Chiesa era l’immagine della pietra. Quale riferimento potrebbe essere più suggestivo, per la nostra esistenza fluttuante, che questo della pietra che sta? […]
Secondo un’antica leggenda rabbinica, a cui S. Paolo fa allusione nell’Epistola ai Corinti (10,1-5), la pietra da cui Mosé fece scaturire l’acqua per la sete del suo popolo accompagnò gli Israeliti nel loro viaggio nel deserto, per diventare poi la pietra d’angolo di Gerusalemme. La pietra li accompagnava, perché attingessero di che dissetarsi. La pietra, insomma, viaggiava anch’essa. […]
Il Concilio ha rivelato, agli occhi dei nostri contemporanei, che la Chiesa è in viaggio, sta in mezzo al loro affannoso lavoro, invita a un gesto antico la loro nuovissima sete: che si pieghino e posino le labbra alla sorgente”1.
Nel convegno dello scorso anno abbiamo meditato sull’Esodo, a partire dallo sguardo di Dio sulla sofferenza del suo popolo: “Ho visto l’oppressione del mio popolo” (Es 3,7), L’abbiamo fatto con la mente e il cuore allargati a tutta l’umanità perché quella parola “narrando di Israele, dice una verità su tutti i popoli” (Levi Della Torre).
Quest’anno concentriamo il pensiero sulla chiesa, cioè parliamo dell’Esodo che la deve riguardare necessariamente e ci domandiamo: a che punto siamo ora rispetto al tempo in cui Balducci scriveva?

 
1.
Credo che l’Esodo di fatto stia avvenendo. Questo non vuol dire che sia accettato, che non vi siano resistenze, paure, inversioni di marcia ecc. Può essere utile un pensiero del card. Martini, il quale, riferendosi alle nostalgie del latino incoraggiate dal papa, diceva che non intendeva ritornare alla Messa preconciliare e ricordava «quel senso di chiuso che emanava da quell’insieme di vita cristiana così come allora lo si viveva, dove il fedele con fatica trovava quel respiro di libertà e di responsabilità da vivere in prima persona, di cui parla san Paolo ad esempio in Galati 5, 1-17. Sono grato al Concilio Vaticano II perché ha aperto porte e finestre per una vita cristiana più lieta e umanamente vivibile». Credo che questo sia un sentimento diffuso.
Rispetto alla situazione di cambiamenti rapidi che caratterizzano il panorama mondiale, all’ingresso di nuovi popoli sulla scena del mondo, all’inevitabile confronto con culture, religioni, impianti politici diversi, si può davvero dire che «la Chiesa abbia fatto appena in tempo a mettersi in salvo; e che il Concilio sia stato forse l’ultimo momento utile, la fuggitiva occasione favorevole che si sarebbe potuto anche non cogliere, per consentire ancora alla Chiesa di offrirsi come “segno e strumento” dell’unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano e annunciargli in modo credibile il Vangelo. Lo farà?»
E’ vero che i Concili hanno bisogno di tempi lunghi per portare i loro frutti, ma il problema è che “il tempo si è fatto breve”. Quelli che prima erano processi secolari ora avvengono in pochi anni. “Cambia la figura del mondo” e nonostante tutto “cambia anche la figura della chiesa” bon gré, mal gré.
Un esempio semplice. L’organizzazione ecclesiastica che ha il suo asse operativo nella figura del prete è sempre più in fibrillazione. Ma si è ben lontani dall’assumere come categoria fondamentale “il popolo di Dio” e quindi la piena valorizzazione del battesimo, con tutte le conseguenze che ne derivano. Addirittura s’insiste, certamente in Italia, nell’identificazione della Chiesa con la sua parte gerarchica: una sineddoche che riteniamo negativa e deresponsabilizzante, particolarmente quando questa “parte” decide senza ascoltare o ascolta platee cooptate e previamente allineate.
Nonostante tutto questo, è davvero pertinente la domanda: “Che sarebbe stato della Chiesa senza il Concilio?» 2. Il Concilio ci ha dato la possibilità di vivere una pluralità di posizioni e opzioni teologiche diverse. Anche se sono, in genere, mal sopportate ci sono e sono legittime perché trovano il loro radicamento proprio nel Concilio.
 

2.
Occorre sottolineare che sono avvenute delle cesure decisive che tali sono, nonostante l’ossessione con la quale si continua a sostenere che tra il prima e il poi del Concilio non c’è stata alcuna discontinuità. La prova sono i punti critici per i quali Lefebvre e il movimento di Econe hanno …scomunicato e ripudiato la Chiesa uscita dal Vaticano II. Scegliamo due punti nodali, non gli unici, in verità, ma particolarmente significativi.
Pensiamo al passaggio dal “diritto della verità opposto all’errore che non può avere diritti” da cui si deduceva l’impossibilità della libertà religiosa, all’affermazione che il fondamento della libertà religiosa si trova nella dignità della persona stessa e non nel diritto positivo, statale o ecclesiastico, che può soltanto riconoscerla, non fondarla. Con l’affermazione che la verità deve essere cercata liberamente e non imposta con la coercizione3. E’ quanto contenuto anche nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1948 – nata dopo la catastrofe della seconda guerra mondiale, che afferma al primo articolo: “Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza…” – non sottoscritta dalla Santa Sede.4
Pensiamo alla non completa identità tra la Chiesa di Cristo e la Chiesa cattolica (subsistit in). La Chiesa di Cristo, cioè la forza di salvezza che scaturisce dall’unico Salvatore è presente anche nelle Chiese non cattoliche. Inoltre la storia della salvezza che ha nell’evento di Gesù Cristo la piena manifestazione è attiva e presente anche al di fuori dell’universo cristiano, in modalità che solo Dio conosce. La forza del regno di Dio, dell’unico Dio, è, misteriosamente, attiva in tutto l’universo, non solo negli altri mondi religiosi, ma anche dove la religione è, o pare, assente. Oggi non è più sostenibile quello che per secoli è stato l’assunto ricorrente: “Extra Ecclesiam nulla salus”, dove la Chiesa di Cristo veniva identificata e circoscritta solo nella Chiesa cattolico-romana con l’esclusione di chi era fuori dalle sue mura. Il termine cattolico che originariamente diceva riferimento vero al tutto (presenza dei “semi del Verbo” o dei “raggi della verità” sparsi per il mondo) è stato rovesciato in termini di esclusione “degli altri”. Ne deriva, “ in regime di monopolio”, una riduzione della stessa verità di Dio e universalità della sua azione di salvezza nella storia. “L’umanità di Gesù si unisce alla carne di tutti gli uomini e introduce nella dolente umanità del mondo il suo stesso rapporto col Padre; lo Spirito torna a spirare dove vuole” mentre “l’ortodossia come fissità e fondamentalismo, entra in contraddizione con la verità; nell’apertura verso gli altri, essa diventa invece il criterio e il pungolo di ogni fede, il nucleo e la caparra di tutta intera la verità a cui lo Spirito conduce (Gv 16, 13) e a cui tutte le genti sono chiamate e guidate”.5
K. Rahner, parlando del Vaticano II come Concilio effettivamente mondiale, sosteneva che con esso si è aperta una nuova fase storica, analoga a quella che si è trovata ad affrontare la Chiesa primitiva. Come allora l’abolizione della circoncisione ha rappresentato un’effettiva cesura ed ha aperto nuovi orizzonti, così ora la Chiesa deve rinunciare all’involucro della matrice occidentale e a modelli di pensiero e di organizzazione istituzionale che sono troppo segnati dalla storia dell’occidente6.

 
3.
Ora che succede? Nell’anno 2000 c’è stata la richiesta di perdono fatta da Giovanni Paolo II, soprattutto per il secondo millennio. Però non pare che abbia lasciato molte tracce nel cammino concreto della Chiesa. Così commenta F. Gentiloni: «…ma questa riconciliazione convincente richiede una “conversione”, come d’altronde la grande tradizione cristiana ha sempre insegnato. Pentirsi vuol dire convertirsi, cambiare vita. Nel caso della chiesa e dei suoi vertici, accettare il dialogo, il dubbio, in altre parole il pellegrinaggio dei poveri nelle vie della storia. Accettare una verità non fissa, ma in cammino». La richiesta di perdono, ad es. per l’uso della violenza per difendere la verità, la distruzione dell’altro perché eretico ecc., dovrebbe almeno far sorgere la domanda se modi di agire e di pensare che si sono usati per secoli non abbiamo lasciato delle tracce, non abbiano introdotto degli elementi spuri o negativi che ancora esercitano un qualche influsso, capace di inquinare la percezione del messaggio del Vangelo.
Raniero La Valle nota, sotto un titolo significativo: «Ritorno alla vecchia Chiesa?» come questo ritorno si esprima in vari modi: «nell’identificare la Chiesa con la gerarchia, nel rivendicare al magistero della Chiesa “una competenza universale rispetto all’uomo e ai problemi dell’uomo”, nel riservare all’autorità ecclesiastica “l’esclusivo diritto di stabilire i limiti” entro cui mantenere gli interventi della Chiesa sulla società civile e sullo Stato, e nell’utopica idea “di poter esercitare una sorta di direzione suprema, un controllo più o meno diretto sui processi della storia”. E’ evidente il significato di globale restaurazione che l’affermarsi di una tale tendenza avrebbe rispetto alle tendenze aperte dal Vaticano II”7.
Pietra in cammino? Quale cammino?
 

4.
La nostra storia di pretioperai ci ha inseriti e integrati nel cammino concreto di uomini e donne nella condizione paritaria del lavoro. Abbiamo così scoperto un nuovo modo di esercitare il ministero: a partire dal basso, cioè dalle condizioni reali della gente e non dall’alto. Ci sembra che sia secondo l’ispirazione che viene dal Vangelo. E siamo ben felici di aver ricevuto in dono un tale itinerario.
Non crediamo che la via dell’annuncio del Vangelo sia quella di voler insegnare a tutti “la legge naturale” facendola passare per le leggi dello Stato e neppure che si possano selezionare alcuni “valori“ trangugiando il cammello su molte cose, politicamente negoziabili, ma che dal punto di vista evangelico, non hanno minore cogenza. Il silenzio, o i piccoli belati, sulla giustizia sociale, sulle disuguaglianze abissali che, non solo nelle parti più povere del mondo, ma anche nella stessa Italia, gridano vendetta al cospetto di Dio, non trovano una vera ed efficace mobilitazione ecclesiale. E siamo davvero stupiti che debbano succedere scandali che fanno ridere tutto il mondo per rendersi conto dell’anomia presente nella vita italiana, per scoprire e denunciare la degenerazione antropologica, la corruzione delle menti e dei cuori che in tutti questi anni, e non solo ora, l’hanno fatta da padrone. Quante volte in tanti, e tra questi anche noi, abbiamo denunciato la gravità della situazione. Non c’è stato un vero ascolto, perché la logica dominante è di tipo politico-diplomatico. Crediamo si debba cambiare registro: tali modi di procedere non aprono la via, ma oscurano il Vangelo.
L’unica strada dell’Esodo è quella di camminare insieme al mondo di cui siamo parte con una esemplarità personale, ma anche istituzionale, che sia in grado di annunciare le Beatitudini. Questa istituzione non le sa annunciare. Se la pietra è ferma e bloccata non si attinge all’acqua viva, non si vede alcuna città posta sulla montagna per ispirare il cammino e anche il sale perde il suo sapore.
Vi sono però tante realtà che stanno camminando, senza alcuna reclamizzazione, ma con spessore evangelico e culturale. E’ quello che vorremmo far emergere nel nostro convegno aperto a tutti.

Ecco, di queste cose parleremo e approfondiremo nella mattinata del 2 giugno e anche negli altri due giorni (3 -4 giugno) che passeremo insieme tra noi e con gli amici che vorranno fermarsi.
Nella mattinata ci sarà una relazione di base di carattere storico-teologico che a partire dagli anni del post-concilio ci dia strumenti per ragionare in termini prospettici.

Il pomeriggio dalle 15 alle 18 del 2 giugno
sarà totalmente dedicato al tema del lavoro. Riteniamo un nostro compito specifico continuare su questo punto perché, nonostante la maggior parte di noi sia in pensione, ci sentiamo pienamente interni e solidali con la tragedia che stanno vivendo tanti lavoratori e le giovani generazioni alle quali questa società, questa economia e questa politica, non sanno offrire orizzonti di speranza.
Sarà con noi Daniele Checchi docente di Economia alla Statale di Milano. Già due anni fa ci ha introdotto con competenza alla riflessione sulla crisi economica.

Nel prossimo numero di Pretioperai daremo informazioni più complete, oltre che le necessarie notizie logistiche.
 

Roberto Fiorini


1 E. Balducci, La pietra in cammino, Brescia 1967, 13-15.

2 R. La Valle, Se questo è un Dio, Milano Ponte delle Grazie 2008, 235.

3 Vedi Dichiarazione conciliare sulla libertà religiosa, 2.

4 J.M. Castillo, Chiesa e diritti umani, Gabrielli ed. 54 ss. Non ha neppure sottoscritto il “Patto internazionale dei Diritti Economici, Sociali e Culturali approvati dall’ONU nel 1966

5 La Valle 253-254.

6 K. Rahner. Sollecitudine per la chiesa, Nuovi saggi VIII, Paoline 1982 356-357. “Il cristianesimo, in quanto merce occidentale d’esportazione, non è riuscito a imporsi tra le culture superiori dell’Oriente e nel mondo dell’Islam. Non è riuscito a stabilirsi perché era un cristianesimo occidentale e voleva imporsi come tale, senza azzardare un nuovo inizio reale interrompendo certe continuità per noi ovvie. Come dimostrano le varie questioni dei riti…la sopravvivenza del diritto romano occidentale nel diritto canonico…Le cose stanno pertanto così: o la Chiesa vede e riconosce queste differenze essenziali delle altre culture in seno a cui deve diventare Chiesa mondiale, e ne trae le necessarie conseguenze con l’ardire paolino, oppure rimane una Chiesa occidentale tradendo così in fondo il senso che il Vaticano II ha avuto”

7 La Valle 258


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