E ancora ricordando…
Con mio marito e la figlia Chiara abbiamo avuto la fortuna di partecipare alle Messe festive, a Torre Balfredo, per molti anni. A quel tempo era parroco don Nino Nigra e don Renato Pipino lo aiutava. Erano un duo straordinario e non c’era volta che don Renato, quando riceveva dei ringraziamenti per le sue omelie e per come diceva la Messa, non desse la sua parte di responsabilità del bene e del buono che faceva e diceva, a don Nino.
A volte pensiamo che quel periodo sia stato per noi come un secondo Concilio, o forse, dovrei dire, la vera e piena attuazione, nella nostra vita, dei doni che ci aveva recato il Concilio Vaticano II. Una Messa “diversa”, con preghiere attuali: il Credo di don Do, delle nuove e belle preghiere eucaristiche, il “pace in terra agli uomini che egli ama” e non solo… a quelli di buona volontà! E tanti altri momenti di preghiera nuova e viva.
Per non parlare delle preghiere dei fedeli che don Renato ci spingeva sempre a fare, richiamandoci ai nostri… diritti (noi, poi, le lasciavamo volentieri a lui, in gran parte, perché le sue erano sempre “speciali”). Una Messa che era veramente un incontro vivo, atteso; una partecipazione, tra amici, ad un momento di grande gioia e di nutrimento della nostra fede.
Ma vorrei parlare soprattutto delle omelie di don Renato. Le aspettavamo tutta la settimana perché rispondevano ad un profondo bisogno della nostra vita di credenti che vivono la loro fede nel presente. Davano tanti spunti di ripensamento e poiché desideravamo ricordarle e meditarle con calma (e anche per andare incontro a chi non le sentiva bene), abbiamo incominciato a registrarle e, naturalmente, a trascriverle.
Un linguaggio semplice ma preciso e chiaro, per grandi e piccoli, per colti e meno colti; si sentiva il professore nell’accuratezza della preparazione sulle letture del giorno, che rivelava uno studio intenso della Sacra Scrittura, e nel desiderio che noi le conoscessimo sempre di più. Uno sguardo sulla vita reale, sull’oggi, alla luce di quelle letture. Il nostro impegno come cristiani nel tempo odierno. Non discorsi eterei e disincarnati e generici.
Attualizzava la parola e la rendeva viva per la vita dell’oggi e ci spingeva a prendere le nostre responsabilità. Un Gesù Cristo vero Dio ma anche vero uomo, come non l’abbiamo sentito mai prima d’allora, perché c’è sempre un predominio della divinità. Un Gesù vivente in mezzo a noi e realmente presente in tutti, ma soprattutto, e lo sappiamo bene ma non ce ne ricordiamo spesso, nei poveri, emarginati, sfruttati.
Le colpe nostre, di ognuno di noi e della Chiesa. Ma alla fine la misericordia di Dio, che ci ama tutti. Questi erano i temi delle sue omelie, che cercavano la giustizia e la carità, ma senza parole altisonanti e con un linguaggio piano, facile da accogliere ma forte nello stesso tempo. Quello che diceva lo viveva anche, lo annunciava con la sua testimonianza. Negli impegni da sacerdote e nella sua comunità testimoniava – con le opere (di ortolano, di falegname, di tante altre cose) e con l’atteggiamento – il rispetto per l’altro, per ogni “altro”; il desiderio di essere considerato alla pari di tutti, come uomo e come cristiano, e non in una posizione preminente pur avendo impegni di grande responsabilità; la ricerca di un’azione concreta per i più deboli.
Chiara ha anche un ricordo molto vivido di don Renato quando era assistente negli scout. A parte la grande autorevolezza, di uno di cui ci si poteva fidare, era importante il fatto che le liturgie e i momenti di preghiera fossero adatti all’età, non sembravano così lontani come le Messe delle varie parrocchie. Renato era però anche la persona che risolveva i problemi pratici e partecipava alle scenette e ai canti, curando sia lo spirito, sia lo svolgersi della vita del campo, soprattutto nel campo estivo, mentre nelle altre occasioni era presente soprattutto con le sue riflessioni.
Pier Giorgio, Maria Pia e Chiara Fini