ricordiamo

Renato Pipino

Ciao don Renato

Dagli anni ’70 non ci eravamo più visti. Lo scorso anno, l’ultimo della sua vita, ci siamo riconosciuti al telefono e ripetutamente sentiti per organizzare la venuta di mons. Luigi Bettazzi al nostro Convegno di Bergamo e, successivamente, per avere il testo dell’intervento pubblicato su questa rivista. Ci siamo anche incontrati brevemente il 2 giugno scorso quando è venuto in auto a prendere il Vescovo di cui era segretario. Ci siamo anche detti “è passata un’intera vita”. Pochi mesi dopo, il 21 dicembre scorso, è improvvisamente mancato. Me lo ha comunicato don Nino che ci ha trasmesso il suo saluto.
Riportiamo questi testi che i suoi amici ci hanno fatto avere. Nei prossimi mesi seguirà una pubblicazione dedicata a lui con un’antologia di suoi scritti e testimonianze di chi lo ha conosciuto da vicino (si tratta del numero di Pretioperai successivo a questo, dell’ottobre 2012 – qui)

Mini-Scheda: DON RENATO PIPINO
Professore di Teologia Morale dopo gli studi compiuti alla “Gregoriana” a Roma.
Dal ’67 al ’75 prete-operaio operaio alla “Ravit” (industria chimica) sita in Bogofranco d’Ivrea, al “mulino” (macinatura su base industriale di cereali) in Montalto Dora, alla “Virer”, fabbrica di tegole per tetti. Viveva nella comunità parrocchiale di accoglienza in Banchette d’Ivrea.
Poi dal 1975 falegname e ortolano alla “Fraternità carmelitana” di Lessolo, fondata da p. Giuliano Bettati (costituita anche in cooperativa) per l’ ospitalità ad ex-carcerati e giovani in difficoltà.
In questi anni ebbe pure il compito di Segretario personale del Vescovo Emerito di Ivrea, Mons. Luigi Bettazzi. Si prestò anche, alla Domenica, per il servizio pastorale in alcune parrocchie della Diocesi.


 

Caro Renato
non so chi potrà recapitarti questa lettera, ma sono certo che, nelle tue nuove “dimensioni” la stai percorrendo parola per parola mentre la scrivo. E’ il “mistero” per me ancora avvolto in un ampio velo che, spero, dice la Scrittura, sarà tolto a tutti e, come te ora, tutti vedremo “faccia a faccia” la nuova “Realtà”..
Tu non hai più bisogno né di “luce di lampada, né di luce di sole” perché in Dio tutte le cose le vedi nel più profondo della loro sostanza.
Quante volte noi e con gli amici, Giorgio e Alda e tanti altri abbiamo riflettuto e cercato di entrare timidamente in questo “mistero”della vita degli uomini nel rapporto con Dio in Cristo Gesù.
Sono certo che se tu fossi ancora qui fra noi saresti contento, nonostante la tua modestia e riservatezza, di accompagnarci con le tue profonde riflessioni in questo cammino.
Esprimo, in comunione con tutti gli amici, a te, a d. Giovanni e a p. Giuliano che ci hanno lasciati ancor prima , tutto l’affetto, che abbiamo avuto per voi, ora ancor più vivo:
Per la tua vita, per i percorsi che abbiamo fatto insieme, con difficoltà, speranza, entusiasmo e gioia, con tanta gente.
Ripenso ai primi “sfuocati” sogni che occuparono la nostra mente, ai timidi progetti per il futuro, quando, chiusi i Seminari, ci sentimmo “disoccupati”.
Si partì, con l’appoggio dei Vescovo Mons. Mensa a S. Salvatore, in Ivrea, con una prima esperienza e poi,con l’assenso di Mons. Bettazzi, con te, d. Giovanni Togliatti e d. Renzo Gamerro alla Parrocchia di Banchette.
Il Concilio Vaticano II, con tutte le sue aperture verso il mondo e semi di rinnovamento in seno alla Chiesa, con l’ “aria fresca” che giunse fino a noi, ci chiamò a nuovi progetti:
Vita comunitaria, nuova evangelizzazione, la “Parola di Dio”, la lettura “politica”, “storica” del Vangelo, la “nuova liturgia”, il richiamo ad essere più “umani” per un mondo più “umano” e quante altre proposte sgorgate dalla lucida e entusiasta intuizione del Papa Giovanni XXIII…
Ci inoltrammo in questa avventura. Passi incerti, lenti e, a volte, timidamente veloci… tentennamenti… dubbi… errori. Era tutta da inventare la collocazione pratica nel territorio delle linee pastorali del Concilio. Tu Renato con Giovanni , gli ospiti, la famiglia Nelli, eravate l’ “ossatura” della nuova esperienza.
Continuammo, poi, il nostro cammino con altre esperienze e diverse scelte….
Nel frattempo tu, Renato, percorresti per lunghi anni, fino ad oggi, il cammino della Fraternità di Lessolo, ispirata da P. Giuliano che già ha incontrato Giovanni, ora te nei “cieli nuovi e Terra nuova”.
In seguito le nostre esperienze, le tue e le mie si intrecciarono, per ventisette anni, con la vita della cara gente di Torre Balfredo e di altri amici. Tu, ogni domenica, dalla Fraternità mi raggiungevi nella Chiesa Parrocchiale di Torre per la celebrazione dell’ Eucarestia e ci arricchivi con le tue “omelie” ricche di Vangelo “incarnato” nella realtà della vita della gente.
Tante di queste omelie, con l’aiuto di amici, si trovano in CD che io conservo con cura, nonostante il tuo fermo divieto, altrettanto da noi violato, di registrarle.
In questi ricordi si trova una parte importante della nostra vita, sicuramente la più affascinante:
grazie alla tua bontà, alla tua cultura, e spiritualità profondamente “umana”, segno dell’ Incarnazione di quella Parola che è Verità Assoluta fatta “Uomo”.
Renato, quanto manchi ai tuoi cari, tutti i componenti della tua famiglia, a Mons Bettazzi, a me e a tantissima altra gente!
Grazie, grazie ancora e un forte abbraccio.

DON NINO (ANTONIO NIGRA)
Ivrea, dicembre 2011


 

Conosco Renato
Conosco Renato da quando sono nata.
Lui è una di quelle persone ‘importanti’ della mia vita,
che in modi e tempi diversi ha preso parte al mio cammino facendomi da esempio:
mi ha guidato e mi ha ispirato, o meglio,
mi ha aiutato con il suo modo di essere a dare ispirazione e guida
a ciò che faccio e a ciò che sono.
Renato è una persona che c’è!
Per ciò che pensa, ciò che dice e ciò che vive.
Quel suo convivere e condividere nella semplicità,
sono come un faro nella notte.
Mi accompagna e ristora
il suono della sua voce piena.
Così come i suoi silenzi
e quello stare insieme attorno a una grande tavola.
Renato c’è, e mi dà serenità
con le sue mani giunte a riposo,
in quel modo che mi è sempre piaciuto tanto.
Renato c’è, e ci sarà ancora
quando tesserò nuove trame di vita sul mio piccolo telaio
da lui fatto e da lui donato
e perciò due volte prezioso.
E la sua mano che lavora sarà tesa al mio fianco,
pronta, attenta.
Con la mano del ‘fare’ prenderemo insieme gli strumenti del lavoro,
strumenti di dignità e di identità,
strumenti che ci ricordano chi siamo.
Il tuo tempo Renato
passa così di mano in mano,
attraverso esperienze ed affetti
di cui siamo felici e riconoscenti,
perché profondi e sinceri.
È con orgoglio e senso di pienezza che posso dire
che nella mia vita, così come nella vita di tanti,
Renato c’è!

STEFANIA RUSSELL
the Russell Gallery
New Quay, Burrin, Co. Clare, Ireland
Tel: ++353 65 7078185
www.russellgallery.net


 

La sua presenza

Tutto l’amore di sempre per Renato…
il suo ridere, le sue mani conserte, il suo forte abbraccio,
la sua intelligenza profonda, la sua grande devozione,
la sua alta capacità di accogliere,
la sua sincera bontà…
e la sua presenza che continua nel mio cammino
e, credo, nel cammino di tanti.
Ti voglio bene Renato…”

MANÙ
Parigi, dicembre 2011


 

Per più di quarant’anni…

Scrivere cosa è stato per noi don Renato è difficile, non tanto per ricordare i vari aspetti della sua persona, gli episodi passati insieme, le discussioni, le esperienze, la ricerca di fede, ma soprattutto per cercare di trasmettere l’essenziale. Per prima cosa non l’abbiamo mai chiamato con il don, ma semplicemente con il nome. Non per sminuire il suo essere prete, ma per amicizia.
Quando siamo partiti dopo la terribile notizia per andare ad Ivrea, abbiamo detto a qualcuno che stavamo andando al funerale di un amico, ma ci siamo subito resi conto che la parola amico ci stava un po’ stretta. Renato era qualcosa di più per noi e per la nostra famiglia: una colonna portante del nostro vivere: la sua fede, i suoi pensieri, la sua vita , ma soprattutto la sua grande umanità.
Renato e Nino (Don Antonio Nigra) : un binomio fondamentale per noi. La loro visione del mondo ha sempre illuminato la nostra vita dandole un senso profondo. E quando la vita ha un senso, una profonda felicità ti pervade e una grande forza. E questo lo dobbiamo a loro. Non abbiamo più incontrato persone con così grande spessore nel corso degli anni!!!
Renato ha accompagnato la nostra vita per più di quarant’anni. Abbiamo vissuto insieme nella comunità di Banchette e insieme a Nino è sempre stato presente a tutti gli appuntamenti importanti: anniversari, matrimoni, morti, nascite: l’ultima è stata la benedizione che hanno dato al piccolo Nino, il bimbo di Manù, la scorsa estate. E che dire delle sue visite qui in Toscana e gli incontri assidui negli anni a Ivrea?
Banchette, Lessolo . Un unico filo ha tenuto insieme le sue scelte. Lui con quella intelligenza sopraffina, la sua capacità analitica preziosa per qualsiasi lavoro intellettuale, si piegò al lavoro manuale e al sudore del corpo, dalla prima scelta a Banchette di lavorare in fabbrica fino alla fraternità di Lessolo, prima in falegnameria poi ricurvo a fare i lavori nell’orto.
E poi l’accoglienza dei più bisognosi, dei più indifesi, degli esclusi. La sua scelta non era semplicemente quella di aiutare i più poveri, di sostenerli, di condividere la loro vita. No, era qualcosa di più profondo. Quello della ricerca dello stesso loro punto di vista, della stessa angolazione da cui i poveri vedono e giudicano il mondo. Era una collocazione dalla quale correva il rischio di non essere “oggettivo”, di essere radicale, a volte di essere scortese e duro. Era un rischio che Renato conosceva bene, che consapevolmente correva per essere aderente alla sua scelta.
La sua ricerca non era senza sforzo, non era senza dolore. A partire dal terribile dolore fisico dovuto a un’artrosi, che forse l’ha ucciso, mentre con abnegazione continuava il faticoso lavoro nell’orto. Fino alla coscienza che quella sua scelta e il modo di esservi fedele l’avevano messo un po’ in disparte nella chiesa, lasciato ai margini. Ma la sua tristezza che a volte scoprivi quando affrontavi l’argomento era coperta da quel suo modo bonario, da quel sorriso pieno di compassione per tutti, che indicava quanto profonda fosse la sua fede in Gesù e nel suo vangelo.
A Torre Balfredo per anni nella messa domenicale Renato dava con le sue omelie non solo una toccante interpretazione della parola di Dio, ma rivelava anche il cammino della sua ricerca di fede.
Dava una manifestazione del maturare della sua esperienza e della sua vita. Se alcuni anni fa erano prevalenti le denunce e le accorate esortazioni, nonché le battaglie per una fede più matura e impegnata, negli ultimi tempi le omelie costituivano una riflessione più pacata in cui la compassione per gli uomini tutti era diventata prevalente, in cui lo sguardo benevolo di Gesù accompagnava lo sguardo dei poveri.
Queste omelie, che sono state diligentemente raccolte, costituiscono un lascito per quelli che non hanno avuto come noi la fortuna di incontrare Renato in vita.
Ecco: lo sappiamo che Renato sarà sempre nei nostri cuori, ma la sua assenza ci riempie di profonda solitudine.
Ciao Renato!

GIORGIO E ALDA

Gli amici ricordano…

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