Ricordiamo Dino Fabiani (2)
Il pomeriggio dell’undici febbraio scorso, nella chiesetta parrocchiale di Iesa, l’arcivescovo Antonio ha presieduto il rito delle esequie per il ritorno alla casa del Padre di don Dino Fabiani.
L’omelia del vescovo è stata molto toccante forse anche per una particolare simpatia che univa i due sacerdoti. Delle parole del vescovo ricordo di più il passaggio in cui, richiamando il fatto di cronaca del congedo del Papa, ha sottolineato l’importanza di sentirci tutti servi inutili, come don Dino stesso ha gridato con la sua vita. Solo così si può vivere il primato del Signore sulla nostra vita, sulla chiesa, sul potere di questo mondo.
La cosa che credo rimarrà più impressa nei cuori è però la lettera con cui don Dino ha voluto accomiatarsi da amici e persone care. L’arcivescovo ne ha dato lettura al termine della messa e l’assemblea si è molto commossa per il contenuto di fede e di grande umanità trasmesso dalle parole vibranti e sentite con cui don Dino ha voluto salutare questo mondo nel momento della sua dipartita per il cielo. Cerco di riproporne a memoria i colori che ricordo più vivi:
“Come da un’alta montagna vedo adesso il cammino percorso per arrivare fin qui… Vedo tutti voi, vedo i tratti più luminosi del percorso della mia vita e vedo gli ostacoli che ho dovuto affrontare… Dite a tutti gli amici che sono arrivato… Ringrazio il mondo del lavoro che come prete operaio mi ha dato tanto… Mi ha insegnato il significato del fare le cose non con la finanza ma con amore… imitando Dio che è creatore. Non c’è una nuvola uguale ad un’altra, non un animale, non una persona uguale all’altra. Dio fa solo pezzi unici, non come noi che facciamo le cose in serie”.
Don Dino è stato per quasi venti anni il mio vicino di parrocchia e mi ha insegnato molto. Con lui abbiamo passato giornate intere a parlare, spesso lui mi tratteneva il fiato per costringermi a contemplare in silenzio la bellezza delle forme sacre della natura della valle del Farma. Una volta impiegammo un giorno intero, aiutati dagli uomini del paese, per raccogliere delle rocce trovanti che sarebbero servite per realizzare opere d’arte sacra. Con lui siamo andati a varie mostre d’arte sacra o semplicemente a rassegne di artigianato profano. Non credo di esagerare né di tessere l’elogio del caro estinto se dico che più che un prete operaio per me don Dino è stato un vero artista credente. Forse, come comunità cristiana, ci corre l’obbligo di studiare e di scrivere la sua vita, anche se sappiamo che più che una ennesima ricerca di antropologia culturale dovremmo piuttosto fare una ricerca spirituale per approfondire il senso di quello che ha mosso don Dino e che lui definiva spesso con le parole del primo prete operaio italiano, un “antico sogno nuovo” guidato dalla fede.
La tentazione di scrivere un testo sulla vita e sulle opere di don Dino rimane grande, anche se lui da vivo non gradiva questo genere di ricerche; speriamo che qualcuno di noi vi possa mettere mano con una giusta cura.
In un momento storico in cui la finanza impera sulle prime pagine dei giornali e nelle nostre vite la testimonianza di don Dino rimane una luce forte per il clero e per il popolo di Dio tutto della nostra chiesa: anche io vorrei essere come lui, un pezzo unico, come una nuvola, e bagnare con l’amore del Padre ogni attimo, ogni secondo, ogni giorno.
Grazie don Dino per la tua libertà e per la tua fedeltà alla comunione trinitaria ed ecclesiale. Non addio ma arrivederci.
Aiutaci da lassù ad essere sempre meno massificati, omologati, standardizzati, e sempre più unici ed irripetibili, come sei stato tu e, soprattutto, come il cuore di Dio ci ha immaginato. Ti aspetto nelle mie preghiere, ti seguo nel lavoro, ti ricordo per la bellezza.
Con affetto fraterno,
don Domenico Poeta
Parrocchia SS. Pietro e Paolo
Via del Sole 13 / 53022 Buonconvento (SI) / Tel. 0577 806089