Immagini di Dio


 

Quale immagine di Dio fa da archetipo
al mio camminare per le strade di questo mondo
in compagnia di uomini e di donne?

Avere o non avere un’immagine di Dio, e quale immagine avere, è sempre stato qualcosa di estremamente importante nel mio camminare per le strade di questo mondo. Infatti, fin dai primi anni del mio ministero sacerdotale, spesse volte intuivo che l’immagine di Dio che uno ha, poi se la ritrova sempre come archetipo dei suoi rapporti umani.
Cioè, come uno guarda le cose, le persone, gli avvenimenti che capitano ha sempre dietro l’idea di Dio che si è fatto (anche l’ateo ha la sua idea di Dio).
Una cosa comunque ricordo: pur di fronte a campanelli di allarme, mai sono giunto a mettere in crisi la mia immagine di Dio, che io ritenevo Dio, perché così mi era stato detto nella mia educazione religiosa, compresa quella seminaristica (immagine = realtà).
L’avvenimento serio che ha buttato all’aria tutto ciò che avevo in testa è stato l’impatto con la condizione operaia di fabbrica. Ricordo con precisione il momento particolare. Ero nel periodo di prova. L’impatto con il lavoro manuale di produzione aveva scombussolato i miei ritmi psicologici precedenti. La tensione in me era alta. All’improvviso il mio pensiero entra nel mondo di Dio e tutto mi apparve un bluff!
Cioè, quell’immagine di Dio che era stata appiccicata sulla mia pelle, quel bel vestito che mi aveva coperto per ben 33 anni si era disintegrato: ero nudo! Quel poco che mi era rimasto addosso non riusciva a dare una spiegazione sensata di quella realtà infernale che avevo incontrato.
Quale Dio poteva volere per quegli uomini una realtà così pesante, una vita così faticata? Quale Dio io avevo annunciato nei miei 9 anni di ministero parrocchiale?
Ricordo la sensazione di buio e di vuoto, quasi del nulla, provata in quell’istante. Scoprirsi ingannato e ingannatore nello stesso tempo. Fu un attimo terribile.
Poi all’improvviso una piccola luce: Gesù di Nazareth, che mi impedì di uscire di testa, di essere travolto da quella tremenda tempesta. Ciò che era crollato aveva una possibilità di essere ricostruito perché il fondamento era rimasto, anche se con chiarezza intuivo che non sarei stato più quello di prima, che il mio cammino di fede avrebbe perso definitivamente alcune cose ed acquistato però delle altre.
Infatti il crollo di tutto ciò che faceva parte della mia immagine di Dio, che io ritenevo Dio, ha portato di conseguenza anche al crollo di tutto ciò che componeva il mondo di Dio, cioè le stanze del castello: etica, sessualità, politica, religione…
Pertanto mi diventa difficile descrivere cosa della vecchia immagine è caduto, se tutto o in parte. Posso dire che è crollato tutto ciò che intuivo essere stato complice di tradimento nei confronti del movimento operaio italiano; tutto ciò che aveva fatto portare a loro dei pesi; tutto ciò che aveva chiuso a loro la porta del Regno dei Cieli, tutto ciò che mi aveva portato a benedire gli interessi del capitale.
È bastato un attimo perché tutto crollasse; sto camminando da più di 20 anni per tentare di ricostruire un’ immagine di Dio che sia sempre più biblicamente fondata, pur avendo ormai chiaro che l’immagine non è la realtà e che, d’altra parte, la realtà di Dio non può essere molto lontana da ciò che Lui stesso ci ha comunicato e che è contenuto, almeno nell’essenzialità, nelle Sacre Scritture.
Ciò che tengo comunque fermo è che, questa immagine biblica, pur presente nell’essenzialità, va interpretata e ascoltata anche a partire dalla Storia Sacra di oggi.

Quale immagine di Dio è nata da questo mio cammino?
Se è vero che la grande novità evangelica non è tanto che Gesù assomiglia a Dio, ma che Dio assomiglia a Gesù

“Nessuno ha mai visto Dio: il Figlio Unico di Dio, quello che è sempre vicino al Padre, ce l’ha fatto conoscere” (Gv.1,18)
“Nessuno ha visto il Padre se non il Figlio che viene dal Padre. Egli ha visto il Padre” (Gv.6,46)
“Chi vede me, vede il Padre che mi ha mandato” (Gv.12, 45),

…l’immagine di Dio che mi è nata in questi anni ascoltando la vicenda di Gesù di Nazareth, trasmessami dalla Scrittura, è fatta di questi elementi:

1. Dio non è un solitario, è una Comunità di Persone, con un proprio nome e cognome; talmente comunità da essere Uno. In essa non c’è rivalità, nessuna persona è inferiore all’altra, nessuna possiede qualcosa di cui l’altra manca.

“Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv.10,30)
“Tutto ciò che è mio appartiene a te, e ciò che è tuo appartiene a me” (Gv.17,10)
“Tutto quello che ha il Padre è mio” (Gv.16,15)
“Quando verrà Lui, lo Spirito della Verità, vi guiderà verso tutta la verità. Non vi dirà cose sue… riprenderà quello che io ho insegnato, e ve le farà capire meglio” (Gv. 16,13-14)

 

2. Questa Comunità di persone ha un comune sogno, che Gesù chiama Regno. Da sempre, fin dal principio, progettano assieme questo Sogno. Uno non opera senza l’altro, ciascuno è a conoscenza di ciò che fa l’altro.

“Al principio, c’era colui che è la Parola… Per mezzo di lui Dio ha creato ogni cosa. Senza di lui non ha creato nulla” (Gv. 1,1ss)
“Io dico al mondo solo quello che ho udito da Colui che mi ha mandato… Non faccio nulla per conto mio” (Gv.8,26)
“Mio Padre opera senza interruzione, e così faccio anch’io” (Gv.5,17.

 

3. Questo sogno ha a che fare con il Cammino storico degli uomini e delle donne. La condivisione dell’avventura umana da parte di questo Dio della Bibbia è momento essenziale della Rivelazione.

“Ho visto le disgrazie del mio popolo in Egitto, ho ascoltato il suo lamento a causa della durezza dei sorveglianti, ho preso a cuore la sua sofferenza. Sono venuto a liberarlo dalla schiavitù degli Egiziani, lo farò uscire da quel paese, lo condurrò verso una terra fertile e spaziosa… Ora, va’! Io ti mando dal Faraone per fare uscire dall’Egitto il mio popolo”. (Es. 3, 7ss).

 

4. In questo loro cammino per dar corpo a questo sogno, non vogliono procedere da soli: chiamano gli stessi uomini ad operare con loro e come loro. Tutto questo per una scelta loro (= Alleanza) e non perché i partners sono “bravi”.

“Voi non entrate in possesso della loro terra perché lo meritate, e neppure
perché siete migliori… Anzi, siete gente dalla testa dura” (Dt. 9, 5ss).

 

5. Le risposte che i partners danno, non sempre corrispondono al sogno di Dio. Con le proprie scelte, fatte in libertà ed autonomia – perché così vuole Dio – a volte mettono ostacoli, ritardano, scombussolano il cammino di questo progetto. Cercano di tirare a proprio vantaggio ciò che è per tutti: cfr. parabole degli operai nella vigna (Mt.20,1ss) e dei contadini omicidi (Mt.21,33ss).

6. Nonostante i No dei partners questo Dio non demorde, rimane fedele alla sua promessa fatta all’umanità; progetto che a tempo debito avrà il suo compimento totale.

“Allora io vidi un nuovo cielo e una nuova terra… vidi venire dal cielo, da parte di Dio, la nuova Gerusalemme…” (Ap.21,1ss).

 

7. Quindi non smette di chiamare, di sollecitare, di volere Liberazione.

“Poi vidi, seduti in trono, coloro che Dio ha incaricato di giudicare: vidi le anime dei decapitati, uccisi perché si erano messi dalla parte di Gesù e della Parola di Dio (= progetto) e vidi quelli che non si sono mai inginocchiati davanti al Mostro e alla sua statua” (Ap. 20, 4).

 

Per concludere

Se oggi, dopo circa 22 anni di condivisione della Condizione Operaia di fabbrica, mi fosse chiesto di esplicitare con parole ragionate quale rapporto con la teonomia interpella la mia vita, non avrei difficoltà a far mio questo testo biblico tratto dal Libro di Giuditta (cap. 8):

«Ascoltatemi, capi di Betulia. Avete sbagliato a parlare al popolo come avete fatto oggi. Non avreste dovuto giurare nel nome del Signore di consegnare la città ai nemici, se entro pochi giorni Dio non interverrà in nostro aiuto.
Che diritto avete di imporre scadenze a Dio come avete fatto oggi? Credete di occupare il posto di Dio in mezzo alla gente? Avete provocato il Signore che è onnipotente. Se non conoscete nemmeno quel che c’è nel profondo del cuore umano e non riuscite a scoprire ciò che pensa una persona, come osate esplorare la mente di Dio che ha creato queste realtà?
Come potete conoscere il suo pensiero e capire i suoi progetti?
Se non intende soccorrerci entro cinque giorni, il Signore è in grado di intervenire in nostro favore il giorno che vuole, ma con la stessa facilità può lasciarci annientare dai nostri nemici.
Non dovete fissare condizioni ai progetti del Signore nostro Dio. Egli non è come un uomo da poterlo minacciare e costringere a prendere una determinata decisione.
Il nostro dovere è sì di invocare l’aiuto del Signore e di aspettare da Lui la salvezza. Se vorrà egli darà ascolto alle nostre invocazioni.
Noi dobbiamo aver fiducia che Egli non abbandonerà il nostro popolo e nemmeno noi.
Però, se la città sarà conquistata dai nemici, cadrà nelle loro mani tutta la regione di Giuda e il tempio di Gerusalemme sarà saccheggiato. E questa profanazione Dio ce la farà pagare con la nostra vita. Ci riterrà responsabili della strage e della prigionia del nostro popolo e della terra che abbiamo ricevuto in possesso.
Dimostriamo ora ai nostri fratelli che la loro vita dipende da noi… A noi è legato il destino del tempio che è la casa di Dio, e il destino dell’altare».

Giorgio Bersani


 

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