Frammenti di vita


 

Sono quasi due anni che sono stato ordinato prete a Biella e con molta gioia esercito il ministero in una parrocchia lì vicino, Vigliano Biellese, come viceparroco.
Alla mattina faccio “il vice che pulisce” (più o meno bene), mentre il resto della giornata sono in oratorio.
Penso di essere molto fortunato nel fare questa esperienza: essere prete operaio e farlo nella propria parrocchia, dove sei in mezzo alla tua gente. Un’occasione di testimonianza e riflessione reciproca. Più passa il tempo più mi convinco che il lavoro è una delle dimensioni costitutive dell’uomo e quindi anche del prete: fa parte della creazione della vita.
A chi mi domanda perché faccio lo spazzino nella cooperativa sociale “La Betulla”, mi viene da rispondere così: “Ma hai mai visto un uomo non lavorare? Se si vuol mangiare devi lavorare e così prendo anch’io la scopa, la paletta e il decespugliatore per guadagnarmi la pagnotta”.
Anche nostro Signore non si è lasciato servire e san Paolo ci teneva moltissimo a salvaguardare la gratuità del ministero: niente tariffe per il Vangelo. Non è roba da cestinare la scelta di fare il prete operaio, anzi è da riproporre a chi fa il prete oggi!
Penso che uno dei motivi per cui non ci sono più preti sia nel modo di essere prete consegnatoci da secoli.
Non si può fare il prete solo così. E il lavoro, se svolto in maniera non alienante, diventa salutare anche per il prete che si umanizza, che scende dal piedistallo e si incarna davvero nel tessuto sociale solidarizzando con i più poveri. Ho la fortuna di lavorare insieme ad alcolisti, a ex tossicodipendenti, a persone che provano a ripartire, a ritornare alla creazione di Dio e al progetto per gli uomini.
A volte incassi sconfitte, qualche volta qualche successo, ma ciò che mi importa è stare con loro ed essere come loro. Speriamo di continuare questa esperienza per molto tempo, perché per la Chiesa c’è bisogno di novità. Di nuovi stili di vita da proporre.
Questo lavoro mi permette di stare al di fuori dell’ambiente di chiesa e di legare con persone davvero squisite: senza l’aggancio col lavoro difficilmente le avrei conosciute.
La fatica più grossa è il vedere che il giorno dopo le strade sono ancora sporche: non c’è molta soddisfazione in questo mio mestiere e la gente critica molto, vuole avere sempre più pulito. Ma questo fa parte del gioco e se lo sai ti alzi presto al mattino e dopo la preghiera vai sereno sull’APE CAR della “Betulla” e cominci il solito giro, lavorando come tutti gli operai.
Che il Signore illumini sempre il nostro cammino.

 

Marco Vitali


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