Sguardi dalla stiva


 

Le contraddizioni attuali in una provincia del Veneto

 
Verona vanta di avere il Sindaco più amato dai suoi cittadini in Italia, con un’adesione del 70%.
La vignettistica locale lo ha rappresentato nella veste di sceriffo che porta ordine e sicurezza… intervenendo personalmente contro i Rom, gli extracomunitari, i senza fissa dimora…
Appena eletto ha chiuso immediatamente il campo Rom di Boscomantico mandando sulla strada 42 famiglie; andava personalmente con i vigili urbani a sequestrare appartamenti dove risiedevano extracomunitari in sopranumero; era presente alla posa dei sigilli alle botteghe etniche non ritenute igieniche; toglieva le panchine da alcuni giardini, ritrovo dei senza fissa dimora; faceva mettere una sbarra di ferro ad altre panchine per impedire di dormire di notte… Aveva dichiarato guerra al diverso senza esclusione di colpi. Un uomo di carattere e di ordine, ma capace anche di mescolarsì con la tifoseria violenta del Verona-Hellas, o partecipare alla sfilata dello squadrismo fascista e prendersi una denuncia per apologia di razzismo.
Tempi duri per il rispetto dei diritti umani per ogni persona oltre la razza, il sesso, la religione, la cultura, la provenienza.., si confonde l’etica con l’estetica.
Eppure… la fase truculenta della Lega sembra si sia addolcita, anche perché la repressione non risolve i problemi, ma li spalma sul territorio. Le persone sono comunque presenti e visibili ed una violenza maggiore produrrebbe l’effetto contrario, e allora.,,?
La Costituzione Italiana e la Dichiarazione Universale dei Diritti della Persona umana sono chiare, riconoscono i diritti fondamentali ad ogni persona oltre le differenze di razza, religione, cultura, provenienza, idea politica.., stimolano all’accoglienza, a creare uguaglianza con i cittadini italiani.
In vent’anni di immigrazione sono stati fatti dei passi avanti. Le persone straniere che sono in possesso del permesso di soggiorno hanno gli stessi diritti dei cittadini italiani per quanto riguarda i servizi essenziali. Con la crisi attuale però, sono i primi a rimanere senza lavoro, alcuni rispediscono le loro famiglie in patria. Resta sempre il nodo del rinnovo del permesso di soggiorno, dopo che la legge Bossi/Fini e quella del “Pacchetto sicurezza” hanno reso la burocrazia “persecutoria” in carte e tempi: un anno e tre mesi. Se uno perde il lavoro e non Io trova entro sei mesi si ritrova clandestino con tutte le conseguenze di legge e con il libretto sanitario scaduto.
Sembra che le leggi abbiano l’obiettivo di escludere, non di legalizzare; soprattutto sembrano voler scoraggiare le persone che vogliono rimanere nella legalità.
Diversa è la situazione delle persone senza permesso di soggiorno.
Il diritto alla salute si scontra con la legge sulla sicurezza, a cui i medici hanno giustamente fatto obiezione. il diritto però si riduce solo all’urgenza di un pronto soccorso. Il lavoro, naturalmente, viene svolto in nero ed è soggetto a ricatti su paga, sicurezza, dignità (vedi Rosarno)… Esiste, inoltre, il problema della casa che, oltre al clandestino, investe anche gli imprenditori ed i locatori italiani.
Per chi non possiede il permesso di soggiorno resta sempre in agguato il cappio del fermo, della reclusione in un campo CIE e del foglio di via dal territorio italiano.
Una situazione diversa vivono i Rom/Sinti e le persone senza fissa dimora che possono essere cittadini italiani o stranieri.
A Verona fino agli anni ottantacinque/novanta del secolo scorso erano presenti circa cinquemila persone straniere, nel 2005 erano 50.000 di cui 11 .000 minori; nel 2009 il loro numero risulta duplicato: 100.000 persone con 22.500 minori su una popolazione di 800.000 abitanti. Solo l’incremento immigratorio porta in saldo positivo la popolazione. Esiste un problema di assorbimento, ma senza la presenza (anche saltuaria) dei migranti la nostra economia, in alcuni settori, sarebbe saltata (agricoltura, lavorazione dei marmi ed edilizia in particolare).
E’ certamente cresciuta l’attenzione anche istituzionale verso gli immigrati: adeguamento delle scuole ed insegnanti, centri di ascolto privati e dei comuni, presenza di mediatori culturali, centri culturali ed associazionismo etnico, spazi di servizio religioso… Soprattutto, a livello assistenziale ma anche promozionale, si è mosso il Volontariato religioso e laico.
La situazione di Verona è particolarmente ricca. Il Cestim (centro studi immigrazione, laico) agisce anche come sostegno per la scuola dei minori immigrati; è presente negli istituti scolastici con personale di sostegno, gestisce dei doposcuola, organizza corsi estivi di lingua italiana per minori ed adulti raggiungendo oltre 1550 persone con 280 volontari (dati del 2009).
La Caritas diocesana è il punto di promozione e coordinamento delle varie associazioni del volontariato cattolico. Gestisce direttamente 30 centri di ascolto, orientando ai servizi sparsi nel territorio della diocesi. I volontari distribuiti nei vari settori sono centinaia.
La Società di S. Vincenzo ha una sua presenza nelle parrocchie più importanti della diocesi. In città,oltre alla cena e colazione offre servizi alla persona.
I conventi francescani di S. Bernardino e del Barana gestiscono le mense quotidiane ed i servizi alla persona.
La Ronda della carità (laica) offre la cena e con due pulmini setaccia città e periferia per offrire alla notte un pasto caldo o kit igienici, oltre a vestiario e coperte, a coloro che non hanno trovato posto o non vogliono andare nei dormitori. Fa da controaltare alle ronde padane o miste con i militari che sono in fase di esaurimento. I dormitori di riferimento sono il Samaritano con la dipendenza della Locanda (dove vanno anche i clandestini), Corte Marini (Salesiani), Comploy (comunale); ci sono poi sistemazioni a tempo limitato come la Casa della giovane, l’Ostello della gioventù, la Casa S. Vincenzo. Sono coperte circa 120 persone. Si calcola che ne restino fuori circa 80 nel periodo invernale, comprese quelle che non vogliono entrare in strutture.
Il Cesaim (centro salute immigrati) è un ambulatorio che offre gratis la cura per la salute ed ha circa 15.000 utenti all’anno (non regolari). Anche la Caritas ha un centro medico; la S. Vincenzo ha un dispensario farmaceutico.
Praticamente una persona senza fissa dimora (italiano o straniero) è seguito dalla colazione del mattino fino alla notte, anche se dorme all’aperto. Ultimamente ricorrono a questi servizi parecchi cittadini italiani ridotti alle strette dalla mancanza di lavoro o dalle vicissitudini della vita; il loro numero è triplicato.
A fronte dei problemi e alla risposta della società civile, il Sindaco di Verona e la Lega non potevano continuare sulla linea precedente. La loro linea politica è quella di essere radicati sul territorio, non potevano tagliare i rapporti con le forze vive del volontariato e nascondersi di fronte ai problemi reali. La precedente giunta di centro sinistra era bloccata non solo dalle divisioni interne ma anche dalla feroce opposizione della Lega rispetto alle iniziative di assistenza. Ora la Lega è al potere senza contrasti interni e dell’opposizione e controlla il territorio avendo suoi adepti nei posti chiave di gestione politica. A livello di governo centrale si pongono slogan razzisti. e si emanano leggi contro le categorie più deboli in nome della sicurezza, fomentando la paura della gente. Sul territorio però si scopre anche una criminalità di giovani italiani che sconcerta: vedi la tifoseria del Verona-Hellas, i vari pestaggi al centro città culminati con l’omicidio del giovane Tomasoli, senza parlare delle violenze familiari e di genere.
La crisi attuale ha aggravato la situazione cacciando nella fascia della povertà anche parecchi Italiani. La prima risposta è sorta sui territorio anche se resterà monca senza una iniziativa politica nazionale.
La Lega si trova nelle contraddizioni tra la politica centrale romana e il suo radicarsi sul territorio. Il mondo cattolico nel Veneto ha ancora un peso sociale, ma è allo sbando da un punto di vista politico: chi lo può rappresentare? L’UDC ha capito che la Lega può essere la causa della propria insignificanza politica e sostituirsi alla vecchia DC, ciò che è realmente avvenuto con le ultime elezioni regionali. Zaia, il nuovo governatore del Veneto, aveva affermato: “Dalla teologia alla morale, dalla pastorale cattolica alla bioetica, la lega non ha dubbi: siamo e resteremo cattolici in un confronto corretto e rispettoso con la Chiesa Italiana”; e in seguito cita l’operato talora conflittuale con la Gerarchia cattolica di De Gasperi. L’on. Casini è avvertito.
La Lega tenta di fare un compromesso richiamandosi alla base che vuole rappresentare; quale migliore alleanza se non quella con il volontariato locale? Si mette in moto la partecipazione ed il decentramento, il localismo ed il campanilismo. L’impegno politico non consiste in una programmazione politica sui temi ostici come l’emigrazione o la marginalità sociale, quanto nell’usare gli strumenti in mano al potere perché altri siano impegnati e nello stesso momento dipendenti da chi detiene il potere: le delibere veloci (come quella del cambio di uso per erigere la Locanda, in soli tre giorni), l’offerta di locali pubblici per le mense notturne della Ronda, le sovvenzioni e le convenzioni (vedi la convenzione alla coop. per il riciclaggio dei rifiuti dove lavorano clandestini),
I rapporti tra Vescovo e Sindaco sono ottimi! Il Sindaco mantiene rapporti privilegiati con alcune etnie. Ha concesso uno spazio per il Centro culturale Romeno gestito dalla Chiesa Ortodossa. Pur osteggiando la costruzione di moschee, è stata aperta una rappresentanza consolare a Verona per i Marocchini.
Passano strane idee per la mente della gente e degli stessi operatori del volontariato cattolico:
– la Lega all’opposizione blocca le scelte politiche; al governo nel territorio, risolve i problemi; i proclami e le sparate sono parte di una recita di un razzismo parolaio, ma in fondo… collabora con noi;
– noi non siamo un paese di razzisti, sono loro, gli emarginati, che trovano difficoltà ad integrarsi.
Il gioco della Lega resta comunque quello della separazione dal diverso, della difesa di una identità minacciata, del non concedere spazi di cittadinanza differenti e visibili. I poveri, di qualsiasi tipo, disturbano, sono diversi, importunano, non sono estetici… per una città come Verona e allora “nascondiamoli”, Le varie iniziative del volontariato servono per “liberare il territorio” e la città ridiventa un salotto. Le Istituzioni pubbliche sono impegnate in questa operazione, compresa la Polizia che porta i disagiati ai vari centri.
Nello stesso tempo, con tutti i servizi di assistenza immediata si abbassa la tensione che la massa degli emarginati creerebbe se non ci fossero risposte immediate ai bisogni primari. Si evita la violenza di singoli o gruppi malavitosi, o anche la coscienza e la rivolta di una Rosarno del Nord.
Il volontariato è ammirevole nel rispondere alle urgenze, ai bisogni immediati, all’assistenza, ma è anche cosciente che il problema è più ampio e si esprime nella promozione dei diritti di ogni persona umana. Il Samaritano accoglie 60 persone regolari ma con disagio, accompagnate in un percorso individualizzato per il recupero e reinserimento. La Ronda della carità segue un centinaio di casi con lo stesso accompagnamento. I Centri di ascolto e di servizi sono in funzione della promozione dei diritti/doveri dei cittadini.
Resta la difficoltà della cultura emarginante e razzista del territorio, lo scoglio delle leggi contro i più deboli, la mancanza di politiche di integrazione.
La percezione del proprio limite potrebbe diventare uno stimolo a pensare e proporre alcune linee di un progetto per l’accoglienza e l’integrazione. Ma cosa vuol dire “integrazione” a fronte delle varie esperienze di altre Nazioni Europee? E quale tipo di rapporto il volontariato intende avere con le Istituzioni?
La Chiesa di Verona è in prima linea nelle opere di assistenza: ha profuso energie in progetti, in persone, in finanziamenti… offre una testimonianza di fraternità con il volontariato laico. Ma è sufficiente curare le ferite? Esistono montagne di documenti ufficiali sulla dignità della persona, sull’accoglienza, sulla legalità ecc. Come esercitare nel concreto la Profezia a fronte di una cultura individualista, emarginante e concorrenziale? Come smascherare gli idoli di oggi, anche quelli che riguardano I’assoluto dell’identità, della cultura occidentale, della paura, della sicurezza, degli egoismi e privilegi? La sua “prudenza politica” non nasconde invece un do ut des: uno scambio per ottenere presenza e peso politico nella società o anche per ottenere favori (sempre per il bene che ci siamo prefissi)?
La situazione è complessa e sempre in evoluzione sia da un punto di vista politico che sociale. La crisi economica rende tutto più difficile potendo provocare una guerra tra poveri (succede anche nei centri di assistenza). Cambiare stili di vita mette paura e non è semplice. Tempo di sperimentazione anche sull’incontro e “integrazione” tra popoli. Centrale resta la dignità di ogni persona umana, il diritto proclamato ed attuato insieme con ogni dovere civico perché si aprano strade di giustizia e … salvaguardia di una terra ospitale.
 

Luigi Forigo


 

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