Realtà sotterranee
Riprese da un’approfondita descrizione fatta nel 1980, queste pagine valgono ancora oggi, con la differenza che nel frattempo la crisi ha ridotto le ferriere (anche nel bresciano) ed ha aumentato la quantità di lavoro, la nocività e il rischio.
Questa descrizione delle conseguenze dei tre turni sui condannati “ad metalla” (così Andrea si autodefinisce altrove) si avvale dei risultati di una ricerca sui turnisti del Petrolchimico di Porto Marghera, pubblicata sul Manifesto: “I dannati del lavoro a turno / Come vive, come si ammala, come fa l’amore, come sta coi figli il turnista”, di Moriani e Spano. I brani virgolettati sono tratti appunto dal Manifesto del 5 giugno 1980.
Da 9 anni ormai sono turnista, con tre aggravanti: siderurgico; sabato e festivi; l’infame notturno che comporta più colate perchè arriva più energia elettrica.
Fatte le debite proporzioni, come turnisti, (80 ferriere solo nel bresciano) ci troviamo in queste specifiche ‘forme di povertà – alienazione – privazione di potere’:
“Se il criterio ordinatore della produzione, basata sulla massima utilizzazione degli impianti, sul sottorganico e sul prolungamento della giornata collettiva di lavoro, modifica profondamente la condizione lavorativa in fabbrica, i suoi riflessi sull’organizzazione della vita sociale non sono mai irrilevanti. Nello stretto rapporto che viene ad instaurarsi tra condizioni lavorative e condizioni di vita, fra operaio e persona, l’orario di lavoro ‘dislocato continuamente’ gioca un ruolo fondamentale influenzando l’instaurarsi di particolari modalità d’impiego del tempo, determinando cioè l’organizzazione del “sistema di rapporti temporali affettivi tra le diverse categorie oggettive di attività”. Perché se la continuità tra il sacrificio dell’attività sociale astratta e quella dell’attività concreta, in quanto effetto del sistema capitalistico e condizione per la sua riproduzione, coinvolge la classe operaia nel suo complesso, nel caso di lavoratori turnisti essa si manifesta con un più alto grado di esasperazione.
Infatti l’orario di lavoro diviso in turni influenza profondamente le condizioni strutturali della vita personale e familiare e sociale: esclusione del capofamiglia dalla gestione familiare; rarefazione e subordinazione delle possibilità di incontro sempre condizionate dalla necessità del recupero fisiologico della fatica; deleghe indotte a catena; interdetto l’accesso ai servizi sociali a causa della limitazione della possibilità di scelta; negativo influsso sul rapporto uomo-donna assegnando scadenze fisse all’attività sessuale; tensioni coniugali ed episodi di insufficienza nella prestazione sessuale, addirittura in grado di condurre ad una sintomatologia specifica…
Per quanto riguarda l’aspetto medico-biologico del turno, dallo studio delle costanti fisiologiche coinvolte dallo sfasamento dei ritmi circadiani (ciclo sonno-veglia, temperatura corporea, escrezioni urinarie, polluzioni…) è risultato come non sia possibile un adattamento completo dell’organismo allo sfasamento degli orari. Infatti la diversità che caratterizza la risposta delle varie funzioni fisiologiche ai cambiamenti di orario fa sì che all’inversione di un ritmo non corrisponda quella di tutti gli altri.
Sempre dalla patologia indotta emerge che tra i turnisti, indipendentemente dal tipo di rotazione effettuata, sono molto frequenti i disturbi riguardanti la sfera psichica (ansia, depressione, angoscia) e del comportamento (irritabilità, aggressività), nonché le somatizzazioni prevalentemente a carico del sistema digerente, che rendono insopportabile quel lavoro.
Il fatto poi che l’alterazione dei ritmi biologici diminuisca la resistenza dell’organismo all’aggressione dei fattori nocivi presenti nell’ambiente, obbliga per questi lavoratori a parlare di doppia nocività (effetto moltiplicatore).
IL LAVORO NOTTURNO
È da poco iniziato il lavoro notturno.
Cammino
su e giù tra le macchine
che mi sono assegnate,
guardo le pareti
le luci incerte
del soffitto
ma non riesco
a rendermi conto di niente.
Rabbrividisco
come un foglio di nylon alla pioggia.
Mi sento
gettato via ora come un rifiuto.
(Ferruccio Brugnaro)
L’essersi appena svegliati a causa di… o il dover andare subito a dormire per… mantiene sempre a un certo livello di …intontimento. Per cui a lungo andare la capacità di concentrarsi e di aggredire la vita e la storia giocando d’anticipo si annulla. E sei costretto al ripiego, al gioco di rimessa o al lasciar correre del tutto. Da somatopsichismo a psicosomatismo: e l’allevamento è assicurato!
Di fronte all’introduzione di nuovi turni di sempre più larghi settori dell’industria e all’estensione del ciclo continuo a lavorazioni tecnologicamente discontinue, non è possibile liquidare il problema della nocività del lavoro a turni appellandosi a necessità tecnologiche.
“Né d’altra parte appaiono convincenti le argomentazioni di chi pone il problema dell’utilizzo degli impianti in termini di più turni come possibilità di maggiore occupazione, non soltanto perché l’introduzione di nuovi turni, coincidendo con acuti processi di ristrutturazione, comporta nella maggioranza dei casi il mantenimento degli stessi livelli occupazionali, ma anche perché l’eventuale incremento occupazionale che ne deriverebbe avrebbe un carattere instabile, essendo esposto alle flessioni di mercato…
In sostanza, disoccupazione e introduzione di nuovi turni (e quindi estensione del lavoro notturno) non corrispondono a logiche contrapposte, ma riflettono entrambe un unico progetto di organizzazione della produzione e del lavoro in una fase economica in cui inflazione e deflazione si sommano costantemente.
NELLE TANE DEI REPARTI
I rettangoli delle porte
si accendono gradatamente.
È l’alba.
Credevamo che la notte non volesse
più andarsene.
Credevamo che ormai il giorno
ci avesse dimenticati.
Il sole ora ci coglie
di sorpresa.
Nelle tane dei reparti, tra le macchine
ci urla la vita dentro
con ferocia.
I nostri corpi si risollevano bianchi.
Sembriamo uccelli
scappati per miracolo a un tiro tremendo.
(Ferruccio Brugnaro)
“Inoltre la relativa insufficienza dei servizi sociali, sommandosi ai precedenti fattori, fa sì che la maggiorazione salariale che il turno comporta non può in alcun modo costituire una compensazione delle influenze negative che tale condizione di lavoro ha sull’organizzazione della vita familiare; fa sì che il turnismo origini contraddizioni tra i ruoli comunemente assegnati al lavoratore (educatore, partner sessuale) e le possibilità oggettive di adeguarvisi; che attribuisca ad ogni attività il carattere dell’obbligatorietà, cosicché ad ogni giorno del ciclo finisce col corrispondere una determinata serie di attività; infine imponendo al lavoratore orari sfasati rispetto a quelli attorno ai quali si organizza la vita sociale, finisca col determinare una difficoltà a partecipare alla vita collettiva, e quindi, l’instaurazione di una costante situazione di disagio e di solitudine forzata, che a sua volta induca alla diffusione delle attività solitarie tra i turnisti (hobbies, TV…) inversamente proporzionali alla partecipazione alle lotte sociali, partitiche, sindacali, 150 ore, ecc…”
“Le spaventose conseguenze sulla salute psicofisica dei turnisti dovrebbero far riflettere i sindacalisti che anche in recenti rinnovi contrattuali hanno aperto le porte alle richieste padronali di estensione e/o introduzione dei turni in nome della…produttività”.
IL CAFFÈ DELL’ALBA
Quasi nel buio
siamo in alcuni
attorno ad un distributore automatico
di caffè.
La notte fuori sbatte lamiere
sta cerchiando di pece
gli occhi
di una nuova alba.
Con i bicchieri di plastica
in mano
ci guardiamo l’un l’altro
attraverso un vetro spesso d’angoscia.
Il nostro cuore ora
è un rogo alto che tocca il cielo.
(Ferruccio Brugnaro)
…Ci sono finito in un certo modo. È il massimo di solidarietà – condivisione cercata / subita, amata / odiata. In ciò non sono in minoranza. E se ne può “ uscire” solo insieme.
I turni, terziario compreso, si devono razionalizzare, ridurre, alleggerendo il carico di lavoro e diminuendo il tempo di esposizione. Dentro. Fuori la fabbrica non parliamone. Parrocchie permettendo …
Perfino Marx diceva che la lotta di classe aveva come interesse l’umano, fino a rigenerare una coscienza collettiva.