La chiesa dei poveri
Un intervento all’inizio della seconda sessione del Vaticano II (1964)
Negli incontri tra i Padri del Concilio su «Gesù, la Chiesa e i poveri» e durante altri scambi di idee emerse ben presto una questione di fondo, una delle più sgradevoli (uncomfortable question, dicevano i vescovi inglesi) ma una delle più necessarie.
Padre Pierre Maury, delegato apostolico a Dakar, la sollevò sin dal primo incontro presieduto dal cardinale Gerlier e promosso dai Padri Charles Himmer e Georges Hakim al Collegio belga: «Oltre ai segni esteriori di ricchezza, non dobbiamo esaminare i nostri legami con il capitalismo?».
Questa domanda fu ripresa con vigore nella prima riunione del gruppo di sociologia e di sviluppo costituito all’inizio della seconda sessione e diretto dal Padre Helder Camara, oggi arcivescovo di Recife (Nord-Est del Brasile).
La Chiesa di fatto è legata economicamente al capitalismo. Essa ne vive. Ciascuno è preso in un insieme, prigioniero di strutture, di ingranaggi, di una grande macchina che gira. Bisognerebbe educare la gente di Chiesa come si educano i paesi sottosviluppati, dare una coscienza dell’economico e del sociale, e una coscienza morale di fronte ai fatti econornici e sociali. Molti sono incoscienti, ma possiamo noi ritenerci innocenti dello scandalo?
La Chiesa è arrivata essa stessa ad essere una grande potenza capitalista. Non solamente essa è complice dello sfruttamento dei lavoratori e dei popoli sottosviluppati per mezzo delle potenze e delle grandi società capitaliste, ma è essa stessa una di queste potenze viventi del profitto, dell’interesse che nasce dal lavoro degli altri.
In queste condizioni, come si può affrontare il problema della fame, delle ingiuste retribuzioni?… Essa deve liberarsi prima di tutto dai suoi compromessi e organizzarsi in modo da non vivere che delle elemosine libere e spontanee dei suoi fedeli e del lavoro dei suoi propri membri.
Per l’America latina noi non abbiamo che cinque anni davanti a noi. Il fatto più grave non è la mancanza di preti ma questa situazione economico-sociale che blocca le vocazioni sacerdotali autentiche (l’80% delle terre coltivabili sono nelle mani dei ricchi o della Chiesa). Siccome i ricchi hanno in mano il governo, come sperare si facciano leggi sociali, o, se esse esistono, vengano applicate?
Helder Camara
(da Paul Gauthier, La Chiesa dei poveri, pag. 97)