Voci dalle tribù


 

Aprile 1999, strada Pilone – località Grazie di Curtatone, in una giornata di sole primaverile: due recinti di poche decine di metri quadrati ospitano, a seconda dei giorni, 3-4-8-10-12 struzzi destinati al macello. Alla domanda quanto può durare l’attesa della morte viene risposto che può variare in relazione alle esigenze del mattatoio: dieci giorni, magari un mese…
Agosto 1999, strada Pilone – località Grazie, in una giornata di sole cocente: all’interno dei soliti due recinti che non presentano nessun ricovero, i “morituri” provano l’ebbrezza della loro futura cottura accogliendo fatalisticamente i raggi del sole.
Novembre 1999, strada Pilone – località Grazie, in una giornata di nebbia e di pioggia: gli struzzi, cinque in questo periodo, passeggiano avanti e indietro all’interno di un pantano e osservano il carro che li porterà alla morte.
Dicembre 1999, strada Pilone – località Grazie, in una giornata gelida: all’interno dei recinti gli struzzi simulano la loro futura surgelazione, una volta terminate le operazioni al macello.

Considerazioni fatte nel periodo compreso fra aprile e dicembre 1999: perché l’uomo si può permettere di infliggere sofferenze gratuite agli animali? Perché, in nome del fatto che gli struzzi saranno uccisi, ci si può permettere di “somministrare” loro caldo e gelo senza la possibilità di un ricovero? Perché l’uomo sembra aver dimenticato che il cibo, qualunque esso sia, è frutto di un ciclo vitale per cui un conto è mangiare cibo precedentemente allevato con amore e un altro è cibarsi di dolore e sofferenza?
In queste nostre riflessioni ci è venuta in aiuto M. Yourcenar “… Facciamoci sovversivi: rivoltiamoci contro l’ignoranza, l’indifferenza e la crudeltà, che d’altronde non si esercitano così spesso contro l’uomo se non perché si sono fatte la mano sulle bestie. Ricordiamoci, in quanto occorre sempre ricondurre tutto a noi stessi, che ci sarebbero meno bambini martiri se ci fossero meno animali torturati, meno vagoni piombati che trasportano alla morte le vittime di qualsiasi dittatura, se non avessimo fatto l’abitudine ai furgoni dove le bestie agonizzano senza cibo e senz’acqua dirette al macello, meno selvaggina umana stesa con un colpo di arma da fuoco se il gusto e l’abitudine di uccidere non fossero prerogativa dei cacciatori. E nell’umile misura del possibile, cambiamo (ovvero miglioriamo, se possibile) la vita…”.

24 dicembre 1999, ore 21.30, ciclabile che collega Grazie a strada Pilone: un piccolo gruppo, composto da 8 persone, avanza verso il recinto degli struzzi. Le fiaccole illuminano la notte e ci permettono di vedere le porte che si chiudono e di udire in lontananza commenti ironico- sarcastici: “con tanta gente che sta male questi devono occuparsi degli struzzi, è proprio vero che non hanno niente di meglio da fare”. Le porte si chiudono perché all’interno delle case si possa continuare a bestemmiare la nascita di Cristo. Il piccolo gruppo di atei prosegue il proprio cammino e giunge davanti al recinto degli struzzi: si posano le torce e in silenzio si osserva la metafora della barbarie umana che ha sostituito il profitto a qualsiasi tipo di relazione.
Quando arriva mezzanotte le campane del vicino Santurario chiamano a raccolta gli uomini di buona volontà. Gli otto “fuori di testa” si riavviano verso casa e incrociano i fedeli che vanno a testimoniare il loro amore per il bambino in fasce.

25 dicembre 1999, ore 1.00, piccola considerazione prima di dormire: “possa la nostra strada essere piena di cose stupide e banali come una fiaccolata per gli struzzi e sempre più lontana da chi soffre per tutto il mondo davanti a una tavola imbandita…”.

Isa Benatti 

Le Grazie di Curtatone (MN)


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