rivista n° 113-114 – 2016

Se non ora, quando?

Se non ora quando?”. C’è urgenza. Non si può più tergiversare. La perdita di tempo è colpevole. E può essere fatale. Vale per la situazione del pianeta, come abbiamo messo in luce dell’editoriale precedente. Ma vale anche per la chiesa, per le chiese.

Se non ora quando”? Segnala una lettura del tempo, degli indizi che è doveroso interpretare, da cui emergono obbligazioni alle quali non è possibile sottrarsi perché la posta in gioco è altissima. Primo Levi l’ha usato come titolo di un suo romanzo che prende spunto da una storia vera: una banda di ebrei russi e polacchi combatte la sua guerra partigiana contro gli invasori nazisti, percorrendo l’Europa in lungo e in largo. Le vicende narrate si estendono dal luglio 1943 all’agosto 1945. Era un momento terribile per l’Europa e per il mondo intero. Era doveroso, proprio in quei momenti, prendere posizione e combattere.

Se non ora quando”? Vale per la vita di ciascuno di noi. Quando ci troviamo di fronte a decisioni non più rimandabili. Ma anche nella quotidianità che può essere preda della ruotine, dell’inerzia. A questo proposito ritorna puntuale ogni mattina il risveglio con il salmo 94 che apre la preghiera ufficiale della chiesa: “ascoltate oggi la sua voce: «non indurite il cuore»”. Ogni giorno la chiesa sparsa per il mondo si sente rivolgere questa parola. Ad essa innanzitutto è rivolta e il compito primissimo è di ascoltarla. Per nutrirsi e così, solo così, poterla seminare.

“Se non ora quando”? L’abbiamo messo in copertina sotto la foto di un libro di oltre seicento pagine intitolato “La riforma e le riforme della Chiesa”, pubblicato dall’editrice Queriniana. Raccoglie i contributi di un seminario di studi organizzato dalla rivista dei gesuiti La civiltà cattolica dal 28 settembre al 2 ottobre 2015, nella sede romana. Trenta studiosi “fra ecclesiologi, storici, ecumenisti, canonisti ed esperti di pastorale provenienti da tredici paesi” – tutti i continenti, eccetto l’Oceania, erano rappresentati – hanno presentato le loro relazioni e dialogato in uno scambio “reale e schietto”. A cinquant’anni dalla chiusura del concilio si sono riuniti sul tema: «La riforma della Chiesa e le riforme nella Chiesa».” La prefazione di Carlos Maria Galli e Antonio Spadaro presenta in esergo un versetto dell’’Apocalisse: «Io faccio nuove tute le cose» (Ap 21,5), una parola che esprime in maniera limpida l’intenzionalità e l’orientamento del seminario…

Abstract editoriale

Editoriale

Bergamo 2016: convegno nazionale

Ricerca di nuove strade

La ricchezza della memoria

Altri due PO sono volati via

Incontro europeo dei PO 2016

Ci scrivono

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