rivista n° 125-126 – 2019

Don Carlo Carlevaris

Concludendo il corposo volume “Uomini di fontiera” Giulio Girardi, coordinatore generale dell’opera di indagine sulla realtà torinese, sintetizzava in questo modo quanto era emerso riflettendo sugli itinerari delle Acli, Preti Operai, Gioc e Valdesi dal 1968 al 1984:

«Il problema radicale che divide la Chiesa di oggi si può quindi in definitiva formulare così: centralità della Chiesa o centralità dei poveri nel messaggio evangelico. Problema essenzialmente teologico, anche se carico d’implicazioni politiche».

Troviamo una conferma nella testimonianza di don Carlo Carlevaris pubblicata in quello stesso periodo in una raccolta di 24 contributi di preti operai curata da Pietro Crespi. Si riferisce al progetto presentato al card. Pellegrino che proponeva per la diocesi di Torino «un cambiamento di atteggiamento e di mentalità» per una nuova impostazione di tutta l’attività pastorale. A partire da due punti fondamentali:

«Primo: non aveva senso né efficacia una pastorale operaia, una pastorale specializzata, perché ciò che è d’impedimento alla Chiesa è l’immagine che questa Chiesa dà di sé. Non può un pezzo di Chiesa cambiare e il resto rimanere com’è, ma tutta la Chiesa deve trasformarsi a poco a poco […].

Secondo, lo sforzo prevalente della Chiesa è di gestire gli strumenti pastorali a favore dei praticanti, ma in una città come Torino, i “clienti” di questa pastorale sono soltanto intorno al 15%. L’85% come viene contattato? Quale annuncio di Vangelo per loro se tutte le energie sono sperse per i praticanti? Si devono pertanto seguire altri criteri e cioè la priorità dell’evangelizzazione rispetto alla pastorale e l’annuncio, come vuole il Vangelo, a chi più degli altri è in grado di accogliere il messaggio, cioè ai poveri […]. In una città come Torino negli anni ’60 […] i poveri erano gli operai sfruttati dal sistema capitalistico […]…

Abstract editoriale

Editoriale

Scritti di Carlo Carlevaris

Testimonianze di pretioperai su Carlo Carlevaris

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