rivista n° 129-130 – 2021

Quanto resta della notte?

E’ molto difficile trasformare in parole comunicabili quello che stiamo vivendo in questo tempo dominato dal coronavirus. Soprattutto non è possibile imbastire qualcosa di organico perché troppi sono i livelli coinvolti, compreso anche il sentire intimo del proprio credere. D’altra parte occorre fare i conti con la dimensione planetaria che ora si impone in maniera drammatica e che coinvolge il presente e il futuro del nostro vivere sulla terra, con l’attuale assetto organizzativo dominato da una complessità entrata in fibrillazione.

Innanzitutto si affaccia il pensiero della fragilità della nostra vita che è costretta a percepire la minaccia che giunge attraverso il respiro. Evidentemente la cosa non è nuova: l’inquinamento, le micro polveri, l’amianto sono entrati nella nostra consapevolezza. Ma gli effetti, anche letali, sono rimandati nel tempo, non sono immediati. Invece l’irruzione del coronavirus non dà tempo e in troppi casi non dà scampo. Con l’estensione della pandemia. Il fatto nuovo, è che questa fragilità si manifesta nel mondo potente e tecnologizzato dell’Occidente. Come una sabbia negli ingranaggi del suo funzionamento. La velocità del contagio è figlia del vortice degli spostamenti e della rapidità con la quale si divorano le latitudini. Penso che mai in passato un’infezione virale o di agenti infettivi abbia bruciato tanto velocemente le tappe per estendersi a livello planetario. La rapidaciòn (rapidizzazione), caratteristica del nostro presente è diventata la stessa del coronavirus. Ne parlava papa Francesco nella sua Laudato sì, ma non immaginando quello che il Covit-19 ci sta rivelando….

Abstract editoriale

Editoriale

Quanto resta della notte? (Roberto Fiorini)

Sguardi e voci dalla stiva

Il Vangelo nel tempo: Silenzio di Dio?

Memorie vive

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