rivista n° 131-132 – 2022

Piero

Quando è nata la nostra rivista don Sirio Politi ci ha parlato di una pagina bianca da tenere sul tavolo. “Questa pagina bianca è come la polvere della piazza sulla quale Gesù scriveva con il dito. E’ come la strada sulla quale il camminare dei piedi descrive, racconta, l’avventura del proprio destino”. La pagina bianca apriva il numero O col quale si inaugurava questa sfida tanto impegnativa. L’articolo che chiudeva questa prima pubblicazione – La tessitura dei nostri occhi di Gianni Tognoni – ci donava un’altra immagine che si congiungeva alla prima: lo sguardo: “È come se raccontassimo o ci accorgessimo di una storia del nostro sguardo: noi siamo capaci di vedere solo con quegli occhi. Anche se, a volte, vien voglia di chiuderli, o di desiderare di aver uno sguardo diverso. Questo sguardo-necessario, ci fa vedere soprattutto e ripetitivamente le bugie della macrostoria. Queste bugie sono molto concrete: sono le protagoniste del quotidiano”.
Piero ha riempito molte pagine bianche che ci narrano il suo cammino e quello che i suoi occhi hanno visto. Ne scelgo alcune per guardare, attraverso le sue narrazioni, quanto lui ha voluto consegnare alla memoria.

* * *

Inizierò da un racconto che affonda le radici nell’infanzia. Nell’immediato dopo guerra il padre lo condusse con sé per assistere a un funerale.
Quindici bare erano allineate nella piazza del mercato. Contenevano le salme di giovani renitenti alla leva, entrati poi nelle file dei partigiani.
Le truppe nazifasciste in diverse fasi ne fucilarono 147 e altri morirono nei combattimenti. Fu l’eccidio de La Benedicta1, un cascinale annesso
a un monastero medioevale sull’Appennino ligure-piemontese. 400 furono deportati in Germania dove la metà persero la vita nei campi di
concentramento.
Piero abitava in una cascina isolata tra le colline, lontano dal paese, ma le notizie della guerra arrivavano e anche in quell’isolamento appariva la
presenza nazifascista.
“E ricordo bene, pur essendo un bambino, come la milizia fascista faceva sentire tutta la sua pressione sulle famiglie dei renitenti alla leva. La guardia comunale veniva da noi ogni due o tre giorni a cercare mio zio Talino. E un giorno arrivarono in gruppo i militi armati di tutto punto, sottoposero mio nonno ad un pesante interrogatorio, salirono sul fienile e lo passarono col tridente, pensando che mio zio fosse nascosto sotto il fieno…”.
Al centro del suo paese una lapide ammonisce: Non dimenticate i Martiri della Benedicta. “Ormai non si ricordano più come ‘i ribelli’, e neanche
come ‘i partigiani’, ma al mio paese vengono chiamati ‘Martiri’ perché sono Morti nel tramonto della tirannia e Risorti nell’alba della libertà”.
Certo Piero non li ha dimenticati. Anche la sua iscrizione all’ANPI avvenuta nel lontano 1974 lo testimonia. E aggiungo: vi sono esperienze vissute nell’infanzia che lasciano un’impronta che dura tutta una vita, una memoria che rimane nel profondo e che si fa sentire nelle scelte che danno una direzione all’intera esistenza…

Abstract editoriale

Editoriali

Parole di Piero

Testimonianze
nei giorni del commiato

Narrazioni della parabola di Piero

Recensione

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