rivista n° 77-78 – 2008

La forza della leggerezza

Questo quaderno raccoglie numerose testimonianze di pretioperai e di amici, tra cui Armido Rizzi, che per tre giorni si sono incontrati a Bergamo. Lasciano trasparire una fede radicata, provata, profonda. Valga per tutti la parola del più anziano tra noi, Gino Piccio, che così concludeva il suo intervento:
“Amici, voi come me, avete il carbone acceso tra le mani, niente ci può far paura, vince Berlusconi o no, perdono gli altri, non dobbiamo aver paura. Abbiamo un grande messaggio, dobbiamo puntare in alto. Sogno le montagne anche se ho la ghiaia sotto i piedi, continuo a sognare le montagne e l’immensità del mare, ma credo a questo grandioso stile e messaggio di vita”.
Si sente forza in queste parole, parole nate dalla vita, cresciute all’aria aperta, esposte alle intemperie, fuori dalle sagrestie. È quello che sottolineava Beppe di Lucca:
“Per me è importante perché se si vive in sacrestia, si muore in sacrestia, con tutto quell’odore di incensi, che caratterizza proprio quell’ambiente. Bisogna respirare un’altra aria, scoprire che si respira meglio fuori, imparando a portare fuori un po’ di sacrestia, invece che viceversa”.
Una fede forte, ma con la leggerezza del respiro, della gratuità e quindi libera e liberante. L’insieme delle testimonianze lascia trasparire la conspiratio, come si diceva nelle prime comunità cristiane evocando l’alito di Dio, cioè quell’intesa profonda che si manifestava con il bacio.
Molti anni fa, al convegno nazionale dei pretioperai di Firenze nel 1986, per illustrare il processo che investiva la nostra fede, abbiamo utilizzato una figura attinta da Arturo Paoli:
«Nella mia terra lucchese ho assistito e partecipato molte volte agli scassi degli uliveti, quell’operazione durissima attraverso la quale il contadino metteva a nudo la radice degli ulivi. Un’operazione indispensabile perché le radici prendano aria e siano alimentate dall’ossigeno e dalla luce, rinnovandosi, rivivendo. Oggi si useranno altri metodi, ma lo scasso è comunque condizione di rinascita dell’uomo» (Facendo verità, Gribaudi, Torino 1984, 89).
“La vita quotidiana di lavoro, questo stato di necessità nel quale ci si viene a trovare con le relazioni e le scelte che si impongono, è la situazione in cui avviene lentamente lo scasso che porta alla luce le radici che sostengono l’esistenza. La condizione materiale, le solidarietà, le delusioni, la ribellione, le sconfitte, le piccole vittorie, l’inutilità che talvolta prende… mettono a nudo la nostra fede oltre che la nostra pasta umana.
La fede perde l’onnipotenza e la presunzione. Perde la chiacchiera. Coi compagni, col padrone o il dirigente, nel sindacato, nei conflitti da affrontare nasce una fede più povera, inutile, gratuita. Anche la preghiera riduce le parole.
Ecco: la fede deve essere interrogata, provocata, scossa: ridotta a nudità completa. Come è avvenuto per Gesù… L’esistenza del PO è già una risposta teologica diversa “ (Bollettino di collegamento dei Pretioperai n. 0, 1987, 25).
Di questa fede ne basta un granello di senapa (Mt 17,20). È quello che il titolo di copertina annuncia: la forza della leggerezza…

Abstract editoriale

Editoriale

Bergamo 2008: convegno PO italiani

Lione 2008: incontro PO europei

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