Ricordiamo


 

Ho conosciuto Guerrino

Ho conosciuto Guerrino negli anni’ 70, agli incontri nazionali dei preti lavoratori. Ci siamo incontrati ancora da don Dante Clauser, quando venendo in Val di Non, mi fermavo a Trento per salutarlo. Poi ci siamo persi di vista. Quattro anni fa l’ho trovato parroco a Mollaro-Tuenetto, in Val di Non.
Eravamo tutti e due in pensione. È stato un ritrovarsi fecondo, da uomini che avevano fatto percorsi di vita simili, che si riconoscevano negli stessi ideali, che parlavano la stessa lingua, e quindi potevano comunicare.
Per un preteoperaio non è facile, perché i territori che ha abitato, le lingue che ha parlato per anni, gli scontri e i problemi che ha affrontato sono diversi da quelli vissuti da un altro prete. Non perché i pretioperai siano migliori o più bravi, ma perché la fabbrica, l’impegno nel movimento operaio, il vivere alla pari dei nostri compagni di lavoro oltre i confini del piccolo mondo della parrocchia, ci ha resi diversi, ci ha resi “altri”. E così il legame derivante dalle esperienze comuni è rapidamente diventato legame di amicizia, di fraternità, di “nuovi sogni” condivisi. E Guerrino era uomo di ascolto, di accoglienza e capace ancora di sognare e di pregare perché ci siano ancora i boschi e gli alberi, che ci siano uccelli nell’aria, che la luna e le stelle siano ancora meraviglie, che ci sia il fuoco per chi ha freddo, frutti per chi ha fame, che ci siano sempre innamorati e vagabondi, il vino ed i giochi, ma sopratutto che non cessi mai nel cuore dell’uomo la speranza, la solidarietà con gli sfruttati, la certezza che stamani abbatteremo ciò che è vecchio, per fare la novità del Vangelo. Con Guerrino ho potuto parlare, liberamente, del nostro Amico, il falegname di Nazareth, da come l’abbiamo conosciuto da giovani, e da come lo riconosciamo da vecchi.
La grande stagione dei Pretioperai sembra ora finita. Chi come me e Guerrino ha avuto la grazia di viverla, sente, che in questa avventura, senza alcuna pretesa di essere i soli, ci è toccata in sorte la “receptio” della profezia della “Chiesa dei Poveri”, emessa chiaramente, ma non certo uscita vincente, nella dinamica del Concilio Vaticano TI. Noi pensiamo che l’esperienza e la vita dei PO sia un patrimonio di Chiesa e come tale debba essere accolto. Un dono dei PO che, a loro volta, l’avevano ricevuto, e che apparteneva fin dall’inizio al Tesoro della Chiesa, e che proprio i PO, spesso emarginati per la loro passione alla Chiesa dei Poveri, hanno trasmesso a chi, delle nuove generazioni, vorrà accoglierlo.

Renzo Fanfani


 

Morto don Guerrino, parroco operaio

 

Il sacerdote era nato 65 anni fa in valle di Sole abbracciando la vita consacrata nel 1966. Aveva compiuto studi biblici a Gerusalemme ed era stato volontario al Punto d’incontro. Don Zalla aveva vissuto l’impegno sindacale e le proteste anti G8

Dal lavoro in fabbrica agli studi biblici in Terrasanta, dall’impegno sindacale alla cura delle anime in comunità che gli sono rimaste legate fino all’ultimo. Il percorso di vita e di fede di don Guerrino Zalla è stato interrotto troppo presto — aveva 65 anni — dalla malattia. E a piangere il sacerdote con la comunità di Mollaro e di Tuenetto c’è ora tutta la Chiesa trentina. Che aveva trovato nel prete originano di Menas un punto di riferimento. Prete operaio, con alle spalle un lungo periodo di lavoro in fabbrica a Rovereto, don Guerrino Zalla era nato a Menas il 30 ottobre 1940 (lo stesso anno del vescovo Bressan). La scelta religiosa l’aveva portato in seminario a Trento, ed era stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1966: tra pochi giorni sarebbe caduto l’anniversario dei suoi quarant’anni di vita consacrata.
Il suo primo incarico pastorale era stato a Lizzana, come vice parroco, dal 1966 al 1969. Quindi don Guerrino aveva esercitato il ministero pastorale a Rovere della Luna fino al 1971, a Folgaria fino al 1973, poi era stato nominato parroco a Brancolino (dal 1973 al 1983) e quindi aveva retto la parrocchia di Noarna fino al 2000. La tappa successiva era stata a Gerusalemme, dove aveva seguito fino al 2002 gli studi alla facoltà di scienze bibliche ed archeologia dei francescani. Poi l’approdo a Mollaro, con l’incarico di parroco anche di Tuenetto.
Ma le tappe di don Guerrino nelle parrocchie dei trentino descrivono solo in parte il suo percorso religioso e sociale. Perché il sacerdote di origine solandra, che visse in prima persona l’esperienza dei preti lavoratori, con la fatica in fabbrica affiancata alla missione pastorale, aveva fatto dell’impegno sociale la sua bandiera. Al punto di incontro di Trento, così, aveva prestato a lungo la sua attività come volontario nel laboratorio, entrando a far parte della cooperativa come socio e intrecciando con don Dante Clauser un’amicizia durata per trent’anni. Assieme a don Dante aveva condiviso l’esperienza nel Brasile dei diseredati ma anche la partecipazione al movimento contro il G8 a Genova, sempre in nome di quell’impegno per la giustizia sociale e la pace che l’aveva spinto a issare la bandiera arcobaleno fuori dalla canonica, a dar vita a raccolte di fondi per il terzo mondo, a sostenere l’attività dell’associazione Aca de vita.
“Era un gran prete”, lo ricorda commosso don Dante, mentre don Ivan Maffeis, direttore di “Vita Trentina”, sottolinea l’affetto che anche dopo anni i suoi parrocchiani continuavano a serbargli: negli ultimi giorni, a darsi il turno per assisterlo nella malattia, c’erano anche i fedeli delle sue vecchie parrocchie.


 

“Datemi un grembiule”

Quando conobbi don Guerrino, non immaginavo affatto che quel piccolo uomo di poche parole di lì a poco avrebbe lasciato un’impronta indelebile nella nostra parrocchia. Nulla della sua persona faceva pensare al suo status se non quando prendeva la parola e con passione parlava di Gesù.
Era innamorato del Vangelo. Sul finire dell’agosto 2001, ebbi l’incarico dal Consiglio Pastorale di incontrarlo per concordare il suo ingresso in Parrocchia. Presi appuntamento al telefono e pochi giorni dopo facemmo conoscenza nella canonica a Mollaro. Quella sera don Guerrino ci parlò con grande semplicità e umanità e volle conoscere tante cose dei nostri piccoli paesi.
Ci lasciò, credo, con la preoccupazione per il grande lavoro che lo attendeva. Francamente non notai nulla di straordinario in quell’uomo che tutto aveva tranne che del prete e noi ci accingevamo ad accogliere il nuovo pastore con un certo distacco, almeno questa fu la mia impressione.
Ben presto cambiai opinione e proprio in occasione della sua entrata in parrocchia il 9 settembre 2001. Notai con stupore (ora che lo conosco non mi stupirei più) con quanto fervore celebrò la sua prima messa a Mollaro, la sua nuova parrocchia. Era accompagnato da numerosissimi amici ed ex parrocchiani che animarono festosamente la messa; noi ci limitammo a dargli il benvenuto con poche frasi di circostanza, spaesati per tutta quella insolita (per noi) testimonianza di fraternità. Venne il momento dell’omelia e le parole pronunciate da don Guerrino, alla buona a tal punto da sembrare banali non le dimenticherò mai; disse: “Non fatemi archi o battimani, datemi un grembiule perché possa servirvi”.
Questa frase mi è rimasta scolpita forse più delle sue frequenti e articolate “lezioni” durante le quali, con trasporto. ci chiamava a dare uno sguardo ai bisogni dei poveri. Riflettendo, è curioso constatare come sia questo il ricordo dal quale non posso staccarmi.
Dopo innumerevoli incontri, celebrazioni, discussioni con relative lavate di capo, fatte con don Guerrino in cinque anni, questo breve passaggio mi rimane scolpito nella memoria più di ogni altra cosa. Per me l’insegnamento di don Guerrino è tutto racchiuso in quelle parole.
Servire: quante volte mi ripeteva questo verbo! Sognava una Chiesa che vive di servizio a Dio e al mondo, cioè il popolo di Dio che si prende cura di ogni essere mediante la giustizia, la legalità, la pace, la solidarietà.
Questa fu la sua lezione.
Ora che don Guerrino ha raggiunto la casa del Padre ho la speranza che qualcuno di noi continui con coraggio e determinazione sulla strada che lui ha aperto, ci benedirà dal cielo come ha promesso poco prima di lasciarci.

a.m.


 

Caro don, piccolo grande uomo

Carissimo don Guerrino,
siamo i giovani della tua parrocchia, qui, vicino a te. Quello che stiamo vivendo è un momento molto triste: percepiamo tra di noi come un vuoto, ma tu stesso ci hai insegnato che è nella fede che troviamo la forza di accettare il distacco sapendo che tu continui a vivere in ciascuno di noi.
Hai vissuto un lungo periodo di sofferenza con coraggio e riservatezza, dimostrandoci nella tua semplicità una fede e una forza speciali.
Non hai mai smesso di starci vicino e di preoccuparti delle nostre proposte nonostante il tuo male. Ti è sempre stata a cuore la situazione di noi giovani, hai riposto fiducia in noi e c i hai sostenuti in moltissime iniziative. Sei entrato nella nostra comunità nell’autunno del 2001 e già nella primavera sei riuscito a creare gruppo. Ci hai fatto conoscere la bellezza dello stare insieme, del divertirsi nella semplicità, ci hai coinvolto e spinto in nuove esperienze, che hanno rinnovato e rafforzato lo spirito di gruppo. Firenze, Napoli, Assisi, queste le mete che tu hai scelto per accompagnarci sui passi delle splendide figure di Gesù, don Milani e San Francesco. Quanto ti avevano affascinato don la loro fede e semplicità! Ti hanno sempre accompagnato nelle scelte, fin da giovane e ci tenevi tanto a presentarcele, cosicché anche noi avessimo la possibilità di crescere con la sicurezza di avere al nostro fianco, in ogni momento, un padre buono e premuroso come può esserlo solo Dio. Chi ha fede ha sempre una marcia in più nella vita, così tu ci ripetevi sempre. Quanti bei momenti abbiamo vissuto insieme don, tu sei stato come un padre premuroso, sempre disponibile, un punto di riferimento, un piccolo grande uomo. Non hai mai odiato nessuno, non hai mai negato la mano a chi te la chiedeva, né un sorriso a chi incontravi. Solo ora ci rendiamo conto che avremmo voluto dirti tante altre cose e che avremmo voluto vivere tante altre esperienze insieme… Ma sappiamo che tu ora potrai esserci più vicino di prima e ci accompagnerai e guiderai dal cielo. Il tuo cuore è grande don, ma la tua anima lo è ancora di più. Rimani per tutti noi un grande esempio di vita spesa nell’amore e attenzione verso il prossimo. Sarai la forza per continuare il nostro cammino. Ci mancherai.
Con affetto sincero

I tuoi giovani a cui tenevi tanto

Nel numero 103-104 del gennaio 2014 la presentazione di un libro su Guerrino Zalla (qui)


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